[autorgstudbo] FW: [SPA] appello mayday milano

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Author: red paco
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To: autorgstudbo, donneautorganizzate, collettivospa, foodnotbombs_bolist, redazionespock
Subject: [autorgstudbo] FW: [SPA] appello mayday milano

So che ci sono molte e diverse prospettive
per il 1°maggio di quest'anno.
Vi mando in ogni caso l'appello per la mayday di
milano, mandatomi dalle compagne e compagni
del collettivo SciPol di padova..
Io personalmente non so come sono messo,
ma se riuscissimo comunque, oltre
alle altre città, a mandare un gruppo di noi anche
a milano..

ciaociao

paco*
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>Buona parte delle mobilitazioni sviluppatesi in questi ultimi anni e in
>particolar modo, per considerare gli eventi più recenti, le contestazioni
>al D.D.L. Moratti moltiplicatesi in tutta Italia questo autunno e la
>recentissima insorgenza di milioni di francesi contro l’intruduzione del
>C.P.E ( contratto di primo impiego) conclusasi con il ritiro di
>quest’ultimo, ci portano ad avere finalmente in mano una grande certezza: è
>intorno al paradigma della precarietà che si danno vita e si moltiplicano
>integrandosi e mettendosi in rete gran parte delle mobilitazioni dal basso
>che si pongono oggi l’obiettivo di diffondere percorsi di conflitto sociale
>tesi a contrastare l’ondata neoliberista e a costruire un alternativa
>radicale rispetto ai suoi dettami alle sue politiche oppressive, repressive
>e antilibertarie.
>Diventata ormai una condizione generalizzata e trasversale, imprescindibile
>per l’attuale sviluppo capitalistico, la precarietà si presenta come la
>condizione vissuta indistintamente da lavoratori studenti e disoccupati,
>una condizione che colpisce negli ultimi anni parti sempre più consistenti
>del tessuto sociale spostando fortemente quelli che fino a non molti anni
>fa erano ritenuti i confini tutto sommato stabili tra inclusione ed
>esclusione sociale, tra classi superiori e classi inferiori, tra sfruttati
>e sfruttatori.
>La mayday parade di Milano - divenuta ormai una euromayday con la presenza
>di diverse manifestazioni in molte città europee ha senza dubbio il merito
>di aver offerto uno spazio concreto di messa in comune di esperienze di
>lotta che individuavano il paradigma della precarietà come uno degli
>elementi ricompositivi centrali per il loro agire politico.
>La condizione generalizzata di precarietà si sta velocemente diffondendo
>anche all’interno del mondo universitario e più in generale di quello della
>formazione, colpendo in diversi modi buona parte delle persone che vivono
>quotidianamente le università e le scuole. Un numero sempre maggiore di
>studenti ha forti difficoltà ad affrontare il costo generale dello studio –
>tasse, casa, mensa, trasporti, libri – e per farlo deve sottostare al
>ricatto ben organizzato dalla famigerata legge Biagi, obbligato a cadere da
>subito nella trappola del lavoro interinale, svolgendo attività lavorative
>segnate dal principio madre della flessibilità, dall’assenza pressoché
>totale di diritti e di sicurezza sociale. Un modo molto ben calcolato per
>preparare lo studente a quello che sarà la sua condizione di vita una volta
>uscito dall’università!
>Il legame nodale tra l'aziendalizzazione dell'università e la
>precarizzazione imposta dalle legislazioni sul lavoro è stato il tema
>centrale di tutte le analisi e le mobilitazioni di questi mesi. L'impianto
>logico con cui i diversi governi (di destra e sinistra) sono intervenuti in
>questi settori dagli anni 90 ad oggi è identico: il sapere dev'essere
>funzionale al mercato, il lavoro anche. Il progetto neoliberista è del
>tutto bi-partisan: la trasformazione della società con i suoi cervelli e i
>suoi corpi messi al lavoro non ha colore alcuno, se non quello del
>controllo e dello sfruttamento.
>Lo studente però non è precario soltanto a livello materiale. Lo è anche
>perché dopo le ultime riforme di sinistra-centro-destra trova sempre meno
>il tempo e lo spazio per riuscire ad autorganizzarsi e sempre meno la
>possibilità di costruire percorsi individuali ed autonomi nei quali
>immaginare per sé una formazione culturale che ecceda quella rigidamente e
>freneticamente prevista dalla didattica ufficiale.
>La centralità della battaglia sui saperi e sulla (libera) produzione di
>conoscenza sono ormai entrate a fare parte del bagaglio culturale comune:
>perché hanno dimostrato che produrre pensiero critico è un atto politico in
>sé, apre lo spazio alla possibilità reale di immaginare e costruire
>dimensioni di conflitto e cambiamento del reale: da questo punto in poi non
>sarà più possibile immaginare di modificare l'esistente senza la capacità e
>gli strumenti critici per farlo.
>Il conflitto del sapere cioè si rivolge direttamente alla società tutta,
>almeno quella parte che desidera e pratica un modello di sviluppo diverso,
>relazioni sociali rovesciate, aspettative di vita diverse dalla precarietà
>e dal controllo.
>Nel frattempo in Francia è scoppiata la protesta contro la legge sul primo
>impiego (Cpe), voluta dal primo ministro de Villepen, che prevedeva senza
>pudore l'inserimento pressoché gratis nel mondo del lavoro come prima
>"gavetta" obbligata per tutti.
>La battaglia francese è stata una battaglia di respiro europeo per due
>motivi: perché ha saputo evidenziare le analogie progettuali delle
>politiche neoliberiste di tutti i governi europei e perché ha mostrato come
>sia realmente possibile riprodurre su terreni comuni crisi politiche
>irrisolvibili se non con l’abbattimento immediato di questo tipo di
>normative.
>La vittoria dei movimenti francesi ci parla della possibilità reale che si
>apra finalmente in tutta Europa un vulnus non ricucibile nel tessuto di
>poteri neoliberista. Come qualche mese fa è successo in Valsusa contro la
>Tav, a Scanzano Ionico contro le discariche e a Melfi negli impianti più
>obsoleti della Fiat, il ritiro del Cpe è risultato di un conflitto aperto e
>legittimo, che si è andato via via allargando anche a quelle categorie che
>non sono direttamente colpite da questi provvedimenti. Perché si tratta,
>finalmente, di un conflitto che è stato in grado di costruire un progetto
>alternativo, di creare immaginario comune, di attrarre le soggettività più
>eterogenee.
>Ora sta a noi riprendere il filo del conflitto e tessere la trama delle
>mobilitazioni contro la precarità ed il ricatto sociale di provvedimenti
>come la legge Biagi, la riforma Zecchino, la Bossi Fini... immaginandoci
>contemporaneamente uno scenario (radicalmente) diverso: lo scenario della
>storia che vogliamo scrivere noi.
>Il primo maggio saremo tutti alla Mayday di Milano, tenendo un occhio
>rivolto a Parigi, con uno spezzone del precariato del sapere. Da questa
>giornata si lancerà l'appuntamento per un incontro delle soggettività
>precarie del sapere per il 12 maggio a Milano, che avrà l'obiettivo di
>ricomporre le fila del conflitto nell'università e di rilanciare la
>battaglia contro la precarizzazione e l'aziendalizzazione del sapere, per
>la moltiplicazione di percorsi critici e spazi di libertà in tutti gli
>atenei e in tutte le città.
>Per ottenere lo stesso risultato degli studenti francesi rispetto ai
>provvedimenti che ci hanno condannati alla precarietà permanente e parlare
>chiaro al nuovo, debole governo di centro sinistra: sui diritti e la
>libertà di ognuno di noi non si scherza più.