著者: Federazione Anarchica Torinese 日付: To: cerchio 題目: [Cerchio] Torino: 25 aprile alla lapide a Baroni
25 aprile resistente
Martedì 25 aprile ore 14 deposizione di fiori e bicchierata antifascista in corso Giulio Cesare angolo corso Novara. Lì c'è la lapide che ricorda Ilio Baroni partigiano anarchico caduto combattendo il nazifascismo...
"Baroni sa di rischiare tutto, ma come nel passato mette a repentaglio la sua vita per proteggere quella degli altri.
Ecco Baritono che cerca di recuperare l'automezzo del suo distaccamento; Baroni è ora completamente allo scoperto e lo protegge, ma una raffica colpisce in pieno Baritono; Baroni continua a sparare, poi, d'un tratto, tutto tace; la sua arma non canta più; Baroni è morto; si è accasciato sulla sua arma; è caduto da eroe." (Fabbri)
Ilio Baroni (1902-1945), nome di battaglia "il Moro", era un anarchico di Massa Marittima (Gr) che come tanti era giunto a Torino per trovare lavoro come operaio alla Fiat Ferriere. Diviene subito un personaggio di spicco negli ambienti sovversivi e antifascisti ed organizza attorno a sé un nutrito gruppo di compagni. Sfumato il tentativo di raggiungere la Spagna rivoluzionaria nel '36, si dedica in tutto e per tutto alla resistenza antifascista a Torino. Condannato per attività antifascista e propaganda anarchica e trascorsi alcuni anni di carcere e confino, diventa il comandante della VII brigata Sap delle Ferriere. Il compito delle Squadre di Azione Patriottica (Sap), che vedevano affiancati partigiani provenienti da diverse realtà politiche, era di difendere industrie e macchinari, sabotare la produzione, rafforzare la coscienza antifascista con la propaganda e prepararsi militarmente all'insurrezione. Il Moro, al comando della squadra di manovra Sap, sarà protagonista d!
i vere
e proprie azioni di guerra in stile gappista, fino a quando, nel fatidico aprile del '45, troverà la morte in battaglia. Il 25 aprile a Torino la città è paralizzata dallo sciopero generale, scoppia l'insurrezione, e la città diventa a breve un campo di battaglia. Baroni e i suoi attaccano la stazione Dora e si guadagnano un successo, ma giunge una richiesta d'aiuto dalla Grandi Motori. Il Moro non esita ad aiutare i compagni nel mezzo di una battaglia furiosa, e cade sotto il fuoco tedesco. È il 26 aprile. Il giorno dopo la città sarà completamente liberata dai fascisti, senza dover nemmeno aspettare l'arrivo delle formazioni esterne. Il 28 aprile i Volontari della libertà di tutte le formazioni percorrono le vie di Torino cantando le loro canzoni. Ilio Baroni non potrà vedere il momento per cui ha lottato duramente tutta la vita
Ma il fascismo non è morto il 25 aprile del 1945
Oggi come negli anni '20 le squadracce fasciste sono protagoniste di aggressioni, attentati, violenze.
Ne sono vittime militanti politici e sindacali ma anche immigrati, omosessuali, senza casa
Tre anni fa a Milano ci è scappato il morto: Davide Cesare è stato ucciso a colpi di coltello da tre fascisti che lo hanno aggredito in strada. Lo scorso anno a Verona due esponenti di un centro sociale colpiti a coltellate, pugni e calci sono vivi ma sono stati ad un pelo dal lasciarci la vita.
Nella nostra città, l'episodio più grave risale ad un anno fa, quando una squadraccia fascista è entrata di notte nella casa occupata Barocchio e ha colpito per uccidere. Due degli occupanti, svegliati dai rumori sono e scesi nel cortile interno, sono stati feriti a coltellate. Uno dei due, colpito da più fendenti, ha avuto l'intestino perforato, operato d'urgenza se l'è cavata, ma solo il caso ha voluto che non accadesse di peggio.
Eppure media e politici minimizzano la gravità della situazione, accanendosi invece contro chi cerca di opporsi alla violenza fascista.
Di seguito il volantino che distribuiremo in questi giorni.
L'ANTIFASCISMO NON SI PROCESSA!
Il 27 giugno inizierà il processo contro dieci antifascisti torinesi accusati di "devastazione e saccheggio" per aver preso parte ad un corteo antifascista.
Ricordiamo i fatti.
L'11 giugno dello scorso anno, una squadraccia fascista entrata di notte al "Barocchio" accoltellava due occupanti. Solo per caso non c'è scappato il morto.
Il 18 giugno un corteo antifascista partito da S. Salvario arriva in via Po, dove la polizia impedisce l'ingresso in piazza Castello, caricando. Durante la fuga va in frantumi una vetrina e un po' di tavolini ammucchiati sulla strada sono dati alle fiamme. La polizia arresta in piazza due anarchici. A metà luglio è il turno di altri manifestanti: tra galera e domiciliari si faranno sei mesi.
La tesi del PM Tatangelo è che vi fosse un piano preordinato per attaccare la polizia e dare il via ad incidenti nel centro cittadino. L'accusa è di "devastazione e saccheggio". Si rasenta il ridicolo, ma purtroppo c'è poco da ridere: 10 antifascisti - Andrea, Darco, Fabio, Manu, Massimiliano, Mauro, Roberto, Sacha, Silvio e Tobia - rischiano da 7 a 15 anni di reclusione.
La pulizia olimpica non si è limitata agli arresti e la "ramazza" ha colpito anche i posti occupati: 11 sgomberi, con il relativo corredo di denunce.
È in atto una vasta manovra repressiva volta ad azzittire, reprimere criminalizzare ogni forma di opposizione sociale. Nel mirino: antifascisti, antirazzisti, occupanti di case, lavoratori in sciopero, anticlericali, anti Tav
Nessuno deve disturbare i progettisti della città Luna park, che ricicla gli spazi della città fabbrica e insieme immagina una città-porto di terra, ganglio di un sistema di scambi veloci (TAV) e ricca di attrattive per i viaggiatori di passaggio. Sono in ballo miliardi (di euro) e nessuno deve mettersi di mezzo. Nessuno deve denunciare il lucroso intreccio tra politici amici di chi fa gli affari, nessuno deve indicare il ruolo di magistrati dai colori più vari che agli affari han deciso di garantire tranquillità. Nessuno deve opporsi al saccheggio dei beni comuni ed alla devastazione dell'ambiente. Altrimenti rischia di trovarsi alla sbarra accusato di devastazione e saccheggio.
Intanto i rigurgiti di fascismo e nazismo sono ormai quotidiani.
Mentre una sinistra dimentica di se e della propria storia fa a gara con la destra nel riscrivere la storia di ieri per poter meglio gestire lo squallore dell'oggi, i fascisti agiscono indisturbati. Non si contano più gli attentati a sedi politiche e sindacali, i pestaggi e le aggressioni ai danni di immigrati, gay, barboni, esponenti di altre aree politiche.
Oggi come ieri i fascisti uniscono randello e doppio petto, complicità istituzionali e retorica rivoluzionaria: sono le truppe di complemento chiamate a fare i lavori sporchi che i loro sponsor politici non possono (ancora) fare.
La nostra regione sta vivendo ormai da mesi sotto assedio: le Olimpiadi, le elezioni di primavera e il Tav sono stati lo sfondo di una partita che mira alla normalizzazione dello spazio sociale, all'azzeramento delle lotte.
Il processo del 27 giugno ha una valenza che va ben la di là della Mole. Devastazione e saccheggio è un reato di natura collettiva che ben si presta all'intento di criminalizzare le manifestazioni di piazza.
Non c'è uno straccio di prova che dimostri che i 10 compagni abbiano danneggiato l'arredo urbano. Ma che importa? A sentire i PM, basterebbe l'intenzione. E che l'intenzione vi fosse lo deducono dalle biografie politiche redatte dai funzionari di polizia. Detto in altro modo: sono colpevoli perché anarchici o antagonisti, al di là della responsabilità individuale sui fatti loro contestati.
Se il teorema di Laudi e Tatangelo dovesse passare, i primi a pagare sarebbero i nostri compagni, ma subito dopo sarebbe il turno dei valsusini, degli antifascisti milanesi incarcerati l'11 marzo e di chiunque manifesti pubblicamente la propria opposizione all'ordine costituito.
È in gioco la libertà di tutti. Una libertà per la quale oltre 60 anni fa combatterono e caddero in tanti: la nostra città è costellata dalle lapidi che ricordano i ribelli caduti.
Ieri chiamavano gli antifascisti banditi, oggi devastatori.
Oggi come ieri sono partigiani della libertà.
SABATO 10 GIUGNO MANIFESTAZIONE NAZIONALE
CONTRO LA REPRESSIONE A TORINO
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