[Lecce-sf] Fw: [antiamericanisti] La scelta di Paolo Mieli

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Aihe: [Lecce-sf] Fw: [antiamericanisti] La scelta di Paolo Mieli
Guardate un po quali sono i Partiti di "sinistra" che, molti, ci invitano a
votare, Compreso il Bertinotti.
Ros.
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From: "kelebek" <kelebek@???>
To: <antiamericanisti@???>
Sent: Wednesday, March 08, 2006 4:12 PM
Subject: [antiamericanisti] La scelta di Paolo Mieli


Forse qualcuno ha già mandato a questa lista, ma
mi sembra che questa presa di posizione da parte
di uno dei personaggi più infami dei media meriti un'analisi.

Ci vuole una ritmica "alternanza" e la vittoria
di un "moderno partito liberaldemocratico".
Notare in fondo gli elogi all'Infausto.

Giuro che non lo posto per fare propaganda a Berlusconi :-(

Miguel Martinez

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dal Corriere di oggi


Centrosinistra e centrodestra al voto
LA SCELTA DEL 9 APRILE

di PAOLO MIELI (direttore del Corriere ndr )

     A dispetto di quel che da tempo attestano, unanimi, i sondaggi, il
risultato delle elezioni che si terranno il 9 e 10 aprile appare ancora
quantomai incerto. È questo un buon motivo perché il direttore del Corriere
della Sera spieghi ai lettori in modo chiaro e senza giri di parole perché
il nostro giornale auspica un esito favorevole ad una delle due parti in
competizione: il centrosinistra. Un auspicio, sia detto in modo altrettanto
chiaro, che non impegna l'intero corpo di editorialisti e commentatori di
questo quotidiano e che farà nel prossimo mese da cornice ad un modo di dare
e approfondire le notizie politiche quanto più possibile obiettivo e
imparziale, nel solco di una tradizione che compie proprio in questi giorni
centotrent'anni di vita. La nostra decisione di dichiarare pubblicamente una
propensione di voto (cosa che abbiamo peraltro già fatto e da tempo in
occasione delle elezioni politiche) è riconducibile a più di una
motivazione. Innanzitutto il giudizio sull'esito deludente, anche se per
colpe non tutte imputabili all'esecutivo, del quinquennio berlusconiano: il
governo ha dato l'impressione di essersi dedicato più alla soluzione delle
proprie controversie interne e di aver badato più alle sorti personali del
presidente del Consiglio che non a quelle del Paese. In secondo luogo
riterremmo nefasto, per ragioni che abbiamo già espresso più volte, che
dalle urne uscisse un risultato di pareggio con il corollario di grandi
coalizioni o di soluzioni consimili; e pensiamo altresì che l'alternanza a
Palazzo Chigi - già sperimentata nel 1996 e nel 2001 - faccia bene al nostro
sistema politico. Per terzo, siamo convinti che la coalizione costruita da
Romano Prodi abbia i titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque
anni anche per il modo con il quale in questa campagna elettorale Prodi
stesso ha affrontato le numerose contraddizioni interne al proprio
schieramento.


     Merito, questo, oltreché di Romano Prodi, di altre quattro o cinque
personalità del centrosinistra. Il leader della Margherita Francesco
Rutelli, che ha saputo trasformare una formazione di ex dc e gruppi vari di
provenienza laica e centrista in un moderno partito liberaldemocratico nel
quale la presenza cattolica è tutelata in un contesto di scelte coraggiose
nel campo della politica economica e internazionale. Piero Fassino, l'uomo
che più si è speso per traghettare, mantenendo unito e forte il suo partito,
la tradizione postcomunista nel campo dominato dai valori di cui sopra. I
radicalsocialisti Marco Pannella e Enrico Boselli che con il loro mix di
laicismo temperato e istanze liberali rappresentano la novità più rilevante
di questa campagna elettorale. Fausto Bertinotti, il quale per tempo ha
fatto approdare i suoi alle sponde della nonviolenza e ha impegnato la
propria parte politica in una nitida scelta al tempo della battaglia sulle
scalate bancarie (ed editoriali) del 2005.


     Noi speriamo altresì che centrosinistra e centrodestra continuino ad
esistere anche dopo il 10 aprile. E ci sembra che una crescita nel
centrodestra dei partiti guidati da Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini
possa aiutare quel campo e l'intero sistema ad evolversi in vista di un
futuro nel quale gli elettori abbiano l'opportunità di deporre la scheda
senza vivere il loro gesto come imposto da nessun'altra motivazione che non
sia quella di scegliere chi è più adatto, in quel dato momento storico, a
governare. Che è poi la cosa più propria di una democrazia davvero normale.






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