[Cm-milano] C'È L'AGRICOLTURA BIOLOGICA NEL PROGRAMMA DELL'U…

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Author: Alessandro
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Subject: [Cm-milano] C'È L'AGRICOLTURA BIOLOGICA NEL PROGRAMMA DELL'UNIONE
Fuori dalla crisi, per una nuova crescita

Il nuovo made in Italy agroalimentare

LE POLITICHE PER L'AGRICOLTURA

Il nostro programma riconosce la funzione strategica del “Sistema Agricolo
Nazionale” per la sua rilevanza economica, ambientale, sociale e culturale.
L’agricoltura italiana, fondamento del made in Italy agroalimentare
apprezzato ed imitato in tutto il mondo, è tra le più ricche di diversità e
tradizione ed è capace di produrre innovazione scientifica e tecnologica per
vincere le sfide incerte e di nuova generazione.

Consapevoli della complessità di un mercato globalizzato, è necessario
affermare che il perseguimento dell’apertura dei mercati e la lotta ad un
protezionismo egoistico devono procedere assieme all’affermazione di
politiche che garantiscano la sostenibilità, la sicurezza alimentare dei
consumatori, la sovranità alimentare, il ruolo ambientale dell’agricoltura,
il rispetto dei diritti dei lavoratori e la tutela della biodiversità.
A questo proposito noi crediamo nella necessità di aprire spazi competitivi
legati alla qualità, alla trasparenza dell’etichettatura, alla tracciabilità
ed al riconoscimento dell’origine dei prodotti.

In particolare, riteniamo necessario affrontare, in un quadro di federalismo
efficace basato sul principio di sussidiarietà, alcune questioni centrali.
Questione importante è quella del ruolo fondamentale che svolge l’Europa
nella costruzione dei nuovi equilibri, attraverso i negoziati internazionali
e le politiche comuni.

A questo proposito occorre:

- impedire che nelle prospettive finanziarie dell’UE il bilancio comunitario
venga ridotto rispetto a quanto garantito dalla Commissione Prodi: e’
necessario confermare l’importanza della Politica Agricola Comunitaria nel
quadro delle strategie di Lisbona, anche attraverso un rinnovato
protagonismo dell’Italia;

- affermare che una corretta tutela della concorrenza risiede nella difesa
dei marchi di denominazione di origine (DOP e IGP) nei mercati extra Ue, nel
rispetto delle regole comunitarie sulla sicurezza alimentare, sulle
legislazioni sociali, sulla sostenibilità ambientale e sul benessere animale
anche da parte dei prodotti importati dai paesi extra Ue e infine
nell’eliminazione dei sostegni comunitari alle esportazioni agricole e nella
riduzione del protezionismo doganale nei confronti delle importazioni dei
prodotti agricoli dai paesi in via di sviluppo;

- dire no ad una rinazionalizzazione della politica agricola comunitaria,
che ha garantito alle imprese agricole italiane certezza, trasparenza e
garanzia dei tempi di erogazione dei contributi: l’agricoltura italiana ha
bisogno di più Europa, non di meno Europa;

- correggere gli squilibri nella distribuzione delle risorse comunitarie nel
senso di una maggiore equità: una percentuale troppo limitata di beneficiari
riceve una quota troppo elevata degli aiuti agricoli;

- modulare le misure europee di sostegno al reddito degli agricoltori sulla
capacità delle imprese di produrre beni e valori socialmente rilevanti,
espressione di una multifunzionalità diffusa: in questo senso occorre
spostare più risorse comunitarie sulle Politiche di Sviluppo Rurale, in
coerenza con lo spirito innovatore della riforma della Politica agricola
comune (PAC), che è stato sostanzialmente tradito nella sua applicazione;

- assumere un nuovo ruolo nel Mediterraneo, strategico per le produzioni del
Meridione e per creare nuove solidarietà in una regione critica, promuovendo
l’integrazione dei sistemi e l’infrastrutturazione logistica, anche in
prospettiva dell’area di libero scambio del 2010.

Dobbiamo poi avviare un grande processo di cambiamento e rafforzamento
competitivo attraverso una vera innovazione strategica.
Per realizzarlo riteniamo necessario:

- valorizzare i caratteri e le identità dell’agricoltura italiana,
preservare e potenziare il legame tra agricoltura e industria alimentare e
diversificare i percorsi di sviluppo: politiche diverse per le diverse
agricolture. Sostenere l’innovazione con un forte impulso alla ricerca e al
trasferimento dei risultati alle imprese, rilanciare la formazione (anche
quella imprenditoriale) e l’assistenza tecnica alle imprese;

- custodire i valori della biodiversità e privilegiare la naturalità dei
processi incentivando realmente l’agricoltura biologica anche ai fini della
difesa e valorizzazione ambientale e adottando verso gli Organismi
geneticamente modificati il principio di massima precauzione;

- riconoscere il ruolo svolto dall’agricoltura in termini di presidio e
gestione del territorio, di tutela del paesaggio e dei beni comuni e di
lotta al dissesto idrogeologico, incentivando il mantenimento
dell’agricoltura nelle aree marginali e di montagna e favorendo una
opportuna integrazione con le politiche ambientali e pianificatorie;

- diffondere la cultura della produzione e del consumo di cibo di qualità e
sostenere il made in Italy agroalimentare presso il mercato nazionale ed
estero, attraverso la promozione del sistema dei marchi italiani;

- rafforzare il tessuto produttivo attraverso politiche strutturali e di
riorganizzazione delle filiere agroalimentari, che permettano alle imprese
di affrontare la nuova dimensione competitiva: pur in un contesto
comunitario si rende sempre più necessaria una forte politica agricola
nazionale. È necessario inoltre ridurre la forbice dei prezzi tra produttore
e consumatore, eliminando i passaggi che non aggiungono valore e favorendo
forme decentralizzate di commercializzazione, anche con esperienze di
filiera corta.
Difendere e sostenere il reddito degli agricoltori con una politica di
equità dei prezzi che, garantendo agli agricoltori la giusta remunerazione
per la qualità prodotta, assicuri un contenimento dei prezzi per i
consumatori;

- alleggerire i costi di produzione e di sistema (costo del terreno, del
credito, degli oneri contributivi sul lavoro, dell’energia, delle
assicurazioni, dell’acqua, dell’amministrazione) per aumentare la
competitività delle nostre imprese;

- valorizzare il lavoro (grande assente in tutta l’attuale politica agricola
nazionale ed europea), anche con riguardo ai lavoratori immigrati e alle
loro pari opportunità, assumendo il totale fallimento della bossi fini anche
in agricoltura. Favorire il ricambio generazionale incentivando l’ingresso
dei giovani e valorizzare il nuovo protagonismo delle donne in agricoltura
con politiche di pari opportunità;

- promuovere l’agricoltura anche come fonte di energia rinnovabile e di
crediti ambientali secondo Kyoto e aprire una nuova stagione di politiche
forestali con un piano nazionale di settore secondo gli obiettivi di tutela
ambientale e di valorizzazione delle risorse e del territorio;

- promuovere i sistemi di aggregazione ed integrazione delle imprese
agricole, in particolare attraverso la cooperazione, ma anche per mezzo
dell’associazionismo, dei consorzi, dei gruppi di acquisto: strumenti di
progresso economico e sociale che garantiscono i principi della
competitività, della partecipazione e della mutualità;

- riavviare una politica d’accesso al credito per il sistema agroalimentare,
ridefinire le politiche di assetto fondiario e sviluppare nuovi strumenti
assicurativi per garantire stabilità ai redditi;

- valorizzare le politiche del mare attraverso una pesca ed un’acquacoltura
sostenibili.

Dobbiamo infine perseguire una nuova qualità nel governo del settore
agricolo, attraverso:

- la costituzione di un "Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e
Forestali" e la promozione di una nuova concertazione tra le forze della
società, delle imprese e dei lavoratori del settore, anche attraverso la
ridefinizione della composizione del Tavolo Agroalimentare;

- un rapporto Stato-Regioni basato sulla cooperazione, sulla sussidiarietà e
sulla flessibilità per una governance unitaria e articolata dei sistemi
istituzionali, delle filiere agroalimentari e dei distretti territoriali;

- la garanzia della legalità nei territori rurali e il rispetto delle norme
comunitarie e delle regole ai diversi livelli delle filiere agroalimentari;

- la costituzione di un’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Alimentare;

- il riordino degli Enti tecnico-strumentali vigilati dal Ministero delle
politiche agricole e forestali (AGEA, ISMEA, CRA, UNIRE, INEA, INRAN).