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Stava per passare inosservato ieri mattina al processo per il blitz alla scuola Diaz un cappellino blu scuro stile Jovannotti appoggiato allo zainetto del testo se non fosse stato per la scritta sopra la visiera.
Nientemeno che "Bye bye Berlusconi".
E in aula, dove vengono giudicati 29 poliziotti, e' scoppiato un singolare caso.
Andiamo con ordine.
Il primo dei testi dell'accusa chiamato a deporre e' stato il giornalista free lance Jens Herrman, 34 anni di Berlino, venuto a Genova nel 2001 durante il G8 per scrivere pezzi poi pubblicati su il "Neuves Deutschland", lo "Scheinschlang", "Frei Tag".
Il berlinese si era appena seduto davanti alla corte quando un avvocato, che assiste alcuni poliziotti imputati, ha notato la scritta sul cappellino ed ha chiesto che venisse citato a verbale, in quanto la scritta era a suo giudizio provocatoria.
Immediata la replica di alcuni avvocati che hanno contestato la richiesta sostenendo che la scritta sul cappellino non e' offensiva ne' provocatoria.
Dopo alcune scaramuce verbali e dopo una breve camera di consiglio e' intervenuto il presidente del tribunale respingendo la richiesta di citazione in quanto "non rilevante processualmente".
Il teste ha poi spiegato, a margine del processo, che il cappello era solo la pubblicita' per il film "Bye bye Berlusconi, presentato al festival del cinema di Berlino.
Niente di piu'.
Herrman ha poi raccotnato quanto era accaduto alla scuola Diaz, quando i poliziotti al loro arrivo, nonostante mostrasse il tesserino da giornalista e urlasse "press! Press!"
lo picchiarono sempre piu' forte con i manganelli.
Al processo ha poi deposto Anna Curcio, 34 anni, di Cosenza, giornalista di Radio Gap, imputata di associazione a delinquere finalizzata all'eversione dell'ordine democratico nel processo a Cosenza alla "Rete del Sud ribelle", in cui figura anche il leader dei Disobbedienti campani, Francesco Caruso.
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