Autore: rafael Data: To: incontrotempo CC: precog, redditoxtutti Oggetto: [Incontrotempo] per ringraziare tutti i fratelli di antonio
...imparare a morire, significa disimparare a servire...
M. Montaigne
scriviamo queste due righe per ringraziare tutti coloro che si sono stretti
intorno ad antonio, ai suoi cari e ai suoi compagni, in questi giorni di
profondo dolore:
e' passato un po' di tempo, troppo poco...
un mese all'incirca dalla morte di Antonio. Da quel saluto collettivo che gli
abbiamo dato direttamente dalla sua casa, dal suo spazio sociale, dal suo
rifugio. Abbiamo dato vita ad una manifestazione pubblica del nostro dolore,
abbiamo reso palpabile i nostri umani e profondi limiti di uomini e donne di
fronte al dolore della finitezza umana.
Abbiamo incrociato molti sguardi in quell'ex cinodromo che per qualche ora e'
sembrato sospeso dentro un alone magico ed irriproducibile. Ci siamo stretti in
tanti intorno ad Antonio senza convenevoli e senza molta retorica.
"...una cosa cosi' si fa' per i vivi e non solo per il morto..." e forse e'
proprio cosi'. vivi ma piu' fragili poiche' ancora tremendamente presi da
gioia, pianto, riso, dolore, passione e miserie di questo mondo. Gli abbiamo
dato un saluto enorme di profonda partecipazione insieme a tutte quelle
compagne e a quei compagni che hanno voluto abbracciarlo senza rinunciare, nel
produrre rito e simbolo, ai propri riferimenti culturali e politici. Abbiamo
anche in questa occasione noi tutti tentato di affermare forme di vita altre
rispetto a questo modello di societa' della guerra globale che rifiutiamo in
ogni suo aspetto. Anche li' abbiamo chiuso il potere in un angolo, nessuno e'
venuto a celebrare la morte di Antonio. Non abbiamo avuto bisogno di chi ci
somministrasse il rito attraverso forme laiche o ecclesiastiche di potere.
Eravamo un cerchio ed anche Antonio ne faceva parte. Un cerchio di uomini e
donne che non vogliono soccombere allo stato di cose presenti. Eravamo diverse
generazioni a ricordare un ragazzo dalla storia molto particolare di questa
italietta di magistrati zelanti e carceri speciali. Antonio era nato dentro una
di queste carceri, figlio di militanti rivoluzionari che hanno pagato insieme ad
altre migliaia di compagni la vendetta dello stato contro l'emergenza sociale e
sovversiva di quegli anni. Una storia particolare che ha reso un clima unico
intorno alla vita di Antonio cosi' difficile e particolare. Una storia fatta di
movimento, passioni, lotte, e tarde ore la notte. Una storia di vita coraggiosa
e forse piu' vissuta di tante altre indecise e superficiali. Antonio era
estremamente generoso, ma soprattutto umano, oltre il bene ed il male, era
pieno di contraddizioni, come ognuno di noi e non le nascondeva. Le porgeva con
grande sincerita' senza sfuggire le sue insicurezze, senza ammantarsi mai di
chissa' quale sovraumana dote, ma sempre affrontando la realta' dentro
quell'umano crinale di contarddizione e di limite.
E Antonio e' morto lavorando e questo per noi dice molto. L'amore per lui
diventa rabbia e desiderio di trasformazione. Antonio e' morto svolgendo un
pericoloso lavoro. come tanti altri ce ne sono. Faceva il pony a lunga
percorrenza e tra una stressante chiamata e l'altra ha fatto un incidente
mortale. Antonio e' morto sul lavoro come all'incirca un migliaio di persone
l'anno. e cosi' la fredda statistica ha aggiunto il nome di un nostro
fratello... e a questa mortifera consolazione non ci vogliamo piegare e
rassegnare. Ora vogliamo trovare la forza che ancora ci sfugge per andare
avanti, ma con quell' enorme consapevolezza che sebbene pesi come un macigno
puo' darci essa solamente l'energia necessaria per affrontare aldila' delle
parole, la quotidianita' nella sua complessita'.
Ora siamo solo sicuri che ci aiutera' quell'alchimia che abbiamo nei nostri
corpi, quell'alchimia che trasforma l'amore in rabbia e il rispetto in azione.
Ora sentiamo piu' forte di prima quella spinta propulsiva che per tanto tempo
abbiamo condiviso con antonio. Ora a partire anche da come e' morto, vogliamo
saper rilanciare con quella lucidita' che ancora ci manca, la capacita' di
riannodare le fila di un ragionamento che vogliamo continuare a tessere in
questa metropoli di solitidini.
mandiamo un abbraccio forte a franca e a paolo, cosi' come a tutte le compagne e
i compagni che abbiamo incrociato in questi giorni.