Autore: ANDREA AGOSTINI Data: To: forumgenova Oggetto: [NuovoLab] la legge del mercato imbratta l'Affresco
dal secolo xix di giovedi 16 febbraio 2006
La legge del mercato imbratta l’Affresco
di giovanni spalla
Intervenendo nel dibattito
in corso circa il destino
di Genova e del suo
porto, va osservato preliminarmente
come oggi
l’urbanistica sia in crisi, tanto
per gli strumenti normativi,
quanto per le politiche di intervento,
sovente assoggettate alla
sola legge del mercato globale.
Le amministrazioni pubbliche
italiane non si sono avvalse,
nella maggior parte dei casi, di
metodi tecnico-scientifici di
supporto alle decisioni, non
hanno potuto né utilizzare
strumenti incisivi di governo
delle destinazioni d’uso, né sviluppare
politiche pubbliche
delle aree, della casa e dei servizi.
Per esempio, l’esproprio
per pubblica utilità ha perso la
sua efficacia sociale, la rendita
fondiaria ha preso il sopravvento,
i Comuni sono stati costretti
a vendere il proprio patrimonio
edilizio e le aree strategiche
della città sono sempre più in
mano alle banche e ai grandi
poteri finanziari.
Per superare questa situazione,
i piani urbanistici destrutturati
in molteplici frammenti urbani,
devono essere sostituiti
con piani strategici partecipati.
Serve una metodologia di pianificazione
basata sui principi
delle Direttive e della Costituzione
europea e sullo Schéma de
Développement de l’Espace Communautaire.
Le amministrazioni
pubbliche dovrebbero costruire
scenari urbanistici alternativi
da mettere a confronto per scegliere
quello ottimale sulla base
dei costi socio-ambientali.
La partecipazione dei cittadini
non deve risultare solo un
atto finale puramente formale,
ma interessare tutto il processo
di pianificazione.
Il metodo del confronto tra
soluzioni alternative è da intendersi
come uno strumento
quantitativo di supporto al processo
decisionale, una corretta
attuazione delle politiche di
sviluppo e una valutazione degli
effetti degli interventi sulla
società. I piani urbanistici e territoriali
sono considerati spesso
un intralcio o un puro e semplice
contenitore normativo, ma
non lo strumento strategico attraverso
il quale si valutano le
scelte e si assumono le decisioni,
di fatto, nella maggior parte
dei casi, prese in sedi non istituzionali,
al di fuori dai piani
stessi.
Un problema attuale e urgente
a Genova è l’adozione di
un piano strategico, perché i
conflitti tra insediamento portuale
e insediamento urbano, a
mio parere, non sono stati adeguatamente
affrontati e risolti
nemmeno dal cosiddetto “Affresco
di Piano” del quale tuttavia
riconosco i meriti di una visione
d’assieme e di soluzioni
puntuali a salvaguardia della
città. L’Affresco e le sue continue
modifiche, anche sostanziali,
rischiano di essere una copertura
di operazioni di interesse
non pubblico, come
quelle di Erzelli e delle acciaierie
di Cornigliano, e non costituire
una vera integrazione tra
porto e città.
Dalla rivoluzione industriale
ad oggi, invece, il porto si è ingrandito
fino al punto da costituire
un “fronte lineare” che ha
fatto perdere alla retrostante
struttura urbana l’identità paesaggistica
di città di mare. Le
attività portuali hanno prodotto
sviluppo economico, ma anche
fenomeni d’inquinamento,
congestione e situazioni a rischio,
generando conflitti tra
attività urbane e attività portuali,
che peraltro non hanno
ancora espresso tutta la loro carica
dirompente, nonostante
l’Autorità portuale abbia deciso
di non attuare quei riempimenti,
fortemente contrastati dai
cittadini. Infatti il processo produttivo
e distributivo della
merce ha avuto unicamente lo
scopo di perseguire i minori costi
monetari, senza tener conto
dei costi sociali ed umani.
Nell’ambito del progetto europeo
Technolangue, di cui sono
responsabile scientifico, come
gruppo Chef de File ci stiamo
impegnando nella costruzione
di un nuovo scenario per Genova
da mettere a confronto con
quelli istituzionali dell’Autorità
portuale, del Comune, Provincia
e Regione Liguria, dell’Espo
(European Sea Ports Organisation).
Ciascuno scenario è stato da
noi sintetizzato per le specifiche
scelte di fondo a livello territoriale
che lo caratterizzano:
quello dell’Autorità portuale, su
cui sembrano convergere Comune
e Provincia, prevede la
traslazione verso mare dell’aeroporto
Cristoforo Colombo con
conseguente riutilizzo dell’area
liberata per attività portuali e
una riorganizzazione di tutto il
waterfront; quello della Regione
Liguria è stato riassunto nella
riproposizione a scala interregionale
e internazionale del
sistema dei porti liguri, dotandoli
di piattaforme logistiche
nei rispettivi entroterra in connessione
con le grandi infrastrutture
e i corridoi europei,
nell’espansione e coordinamento
del cabotaggio ligure,
nella destinazione culturale e
ricreativa delle aree ferroviarie
dismesse del ponente, nella tutela
e valorizzazione del patrimonio
culturale e naturale e
nello sviluppo sostenibile delle
attività produttive e turistiche.
Lo scenario da noi costruito
in ambito universitario con
grande libertà intellettuale, si
basa sull’espansione della cittàporto
verso mare, sulla riconquista
del waterfront da parte
di nuovi insediamenti urbani
per attrezzature pubbliche, servizi
terziari, attività produttive
e residenza, sulla dotazione di
un canale di calma per la mobilità
marittima pubblica tra i poli
della città e sullo sviluppo del
short sea shipping. Tale scenario
è stato tradotto in un progetto
urbanistico denominato
“Genova Ecoportown 2005 -
2050”, già definito e pubblicato
nel 2005, contiene due opzioni:
quella dello spostamento dell’aeroporto
oltre Appennino, in
modo tale da trasformarlo in
un’infrastruttura aeroportuale
internazionale competitiva e
quella della conferma e potenziamento
dell’aeroporto nell’attuale
sito.
In estrema sintesi, Genova
Ecoportown 2005 - 2050 prevede
una superficie portuale
complessiva da 720 a 750 ha.
e una superficie di funzioni urbane
da 300 a 410 ha., una piattaforma
logistica situata oltre
Appennino, una rete infrastrutturale
ferroviaria veloce, ad alta
capacità, purché sia compatibile
con l’ambiente e il corretto
uso delle risorse finanziarie
pubbliche.
Il nuovo fronte a mare di Genova
è costituito dall’alternanza
di piattaforme-penisole perpendicolari
alla costa e di ampi
bacini per l’attracco di navi di
grande dimensione, protetti da
dighe su fondali intorno ai 30
metri.
Il collegamento all’esistente
avviene attraverso pontili, fissi
e mobili, per infrastrutture su
ferro e gomma per merci e persone.
Le piattaforme sono destinate
sia a funzioni commerciali
e portuali, sia a funzioni
urbane con la possibilità di
complessi edilizi per sedi di
grandi società internazionali e
quartieri attrezzati.
Genova Ecoportown 2005 -
2050 è caratterizzata da un canale
navigabile parallelo alla linea
di costa, inserito tra il fronte
portuale esistente e quello
nuovo, destinato a traghetti per
il trasporto pubblico. Lungo il
canale sono previste ampie
banchine alberate dotate di linee
di trasporto urbano, piste
ciclabili e percorsi pedonali.
Genova Ecoportown 2005-
2050 è una soluzione di forte
impatto, costituisce una grande
opportunità di sviluppo economico
e sociale, consente la liberazione
della città dalla congestione
e può fare di Genova la
“Città-Porta Sud dell’Europa”. Il
metodo del confronto sarà sottoposto
a discussione critica nel
convegno internazionale “Cinque
giornate sulla costruzione
del modello di città europea nel
confronto con quello della città
asiatica e latino americana”,
che si terrà a Genova, a Villa
Cambiaso, Facoltà di Ingegneria,
a fine 2006, Il convegno
sarà la sede appropriata per discutere
e valutare su base oggettiva
il destino di Genova e
dell’uso delle sue aree strategiche
a scala metropolitana e internazionale.
Giovanni Spalla, architetto, è
docente di Urbanistica e pianificazione
territoriale alla facoltà di
Ingegneria dell’Università di Genova.