La delegazione del Parlamento Europeo, in Val Susa lo scorso novembre, critica il governo italiano: mancanza di democrazia e assenza di garanzie per la salute e l'ambiente
AGNOLETTO: «TAV SEMPRE PIÙ LONTANA»
Bruxelles, 25 gennaio 2006 - L'Europa accusa l'Italia per come ha gestito la vicenda dell'Alta velocità. Oggi la delegazione inviata in Val Susa dal Parlamento europeo dal 27 al 29 novembre scorsi ha riferito le sue valutazioni alla Commissione Petizioni di Bruxelles.
Le critiche al governo riguardano la militarizzazione della valle e le mancanze a livello di studi sull'impatto ambientale dell'opera.
«Una grande vittoria del movimento NoTav - dichiara Vittorio Agnoletto, europarlamentare della Sinistra unitaria europea - Il documento approvato dal Parlamento Europeo non lascia spazio a dubbi: la Tav non si deve fare, almeno non ora e non con questo progetto.
Non si poteva sperare in una posizione più esplicita da parte di Bruxelles. Il governo italiano non solo é avvisato ma é stato posto sotto tutela. Avevamo ragione sia nel metodo, che nel merito: dall'assenza del rispetto delle regole democratiche nell'assumere le decisioni, alla mancanza di una valutazione dei rischi. Il governo italiano, attuale e futuro, è avvisato».
Ora, prosegue il parlamentare europeo, «ci aspettiamo un'autocritica da tutti coloro che hanno cercato di ridurre il grande movimento contro la Tav ad uno "scontro nel cortile di casa", da tutti coloro che in Italia hanno rifiutato fino ad ora quel confronto che oggi l'Europa non solo chiede, ma impone. Un confronto fondato su studi scientifici, non sulla militarizzazione della valle e sull'uso della forza pubblica».
Le critiche al governo italiano richiamano, come si legge nel testo della relazione presentata dalla delegazione UE, l'«occupazione militare del sito di Venaus», vista come «insulto all'integrità della stessa delegazione» e alludono ad un'«anomala situazione altamente pregiudiziale all'esercizio dei diritti di libera circolazione di persone e proprietà prima, durante e immediatamente dopo la missione di questa delegazione».
Inoltre viene riconosciuta la legittimità della critica, avanzata dai valsusini e da centinaia di personalità della cultura, sul mancato rispetto dei principi democratici nelle decisioni inerenti la realizzazione della TAV.
Per questo l' «l'appello per la democrazia» verrà
discusso nella Commissione Libertà civili del Parlamento.
Si invita inoltre il governo a continuare «il dialogo e la negoziazione con i rappresentanti di tutti gli enti locali, al fine di pervenire ad un accordo senza pregiudicare i diritti fondamentali alla salute, all'ambiente e di proprietà dei cittadini direttamente interessati».
Per quanto riguarda l'Europa, si chiede all'UE di non lavarsene mani.
Infatti, «il governo europeo non può lasciare alle autorità nazionali l'esclusiva responsabilità delle scelte...poiché queste possono di per sé ledere irreversibilmente gli interessi di tutela ambientale, oltre che diritti fondamentali quali la salute...».
«A questo proposito - conclude Agnoletto - ricordo che ad oggi l'UE non ha riconosciuto la legalità della decisione del governo italiano di non eseguire il VIA (Valutazione d'Impatto Ambientale) per il tunnel di Venaus; tanto più che contro l'Italia é già stata avviata una procedura d'infrazione proprio in merito alla legge che ha cancellato l'obbligo del VIA sul progetto definitivo. Non a caso il Parlamento Europeo si chiede se questa situazione non sia sufficiente a inficiare l'iter di approvazione del progetto».
Tra le conseguenze immediate dell'approvazione della relazione della commissione d'indagine c'è la decisione di «convocare in Parlamento il commissario ai Trasporti Jacques Barrot», l'avvio di «un'indagine simile sul versante francese della Tav» e la scelta della Commissione Europea di «affiancare ai tecnici delle società private che dovrebbero costruire la Tav un gruppo di tecnici indicati dai comitati della Val Susa per avere un ulteriore parere preventivo».
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