[NuovoLab] Rivendicazione della liberalizzazione dell'AMT

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secolo xix

L' INTERVENTO Un'agenzia per il trasporto dopo l'accordo con Transdev

Finalmente l'accordo tra il Comune di Genova e i francesi di Transdev per
la gestione di Amt è una realtà. Finalmente, perché d'ora in poi valuteremo
il merito di questa operazione e capiremo se è stata imboccata la strada
giusta per risolvere i problemi industriali e finanziari del trasporto
pubblico locale genovese. Credo che sia stato un errore considerare la
crisi di Amt una sola questione di soldi che mancano, per imperdonabili
errori di gestione o per l'insufficiente sforzo di stato e regioni nel
sostenere il settore. Vero: il trasporto pubblico da molti anni non è la
priorità di nessun governo e di nessuna amministrazione, indipendentemente
dal colore politico; tanto che dei deficit di bilancio che affliggono le
aziende di tutta Italia si parlò solo durante gli scioperi selvaggi del
Natale 2003. Ma da allora si è fatto molto poco per stabilizzare i conti di
un settore privo di ammortizzatori sociali ed afflitto da costi fissi in
continuo aumento (carburanti e assicurazioni). È quindi positivo e
politicamente rilevante che la Regione Liguria abbia deciso di intervenire
attraverso la leva fiscale, l'accisa sui carburanti, per reperire milioni
di euro fondamentali per la sopravvivenza delle aziende liguri e in
particolare di Amt. Ma anche questo non basterà: servirà a coprire delle
perdite, ma non a risanare bilanci strutturalmente compromessi.
L'arrivo di Transdev è importante perché sposta l'attenzione di tutti sulle
politiche industriali, sui ricavi oltre che sui costi, sulla capacità del
trasporto pubblico di essere competitivo nei confronti del trasporto
individuale. Aveva ragione l'ex presidente di Amt Zanelli quando diceva che
i conti in rosso non erano colpa sua ma dei mancati corrispettivi
regionali. Ma nel frattempo cosa è stato fatto da Amt per organizzare
meglio la propria struttura in modo da adeguarne il funzionamento più alle
esigenze dell'utenza che a quelle interne dell'azienda? E quanto ha fatto
il Comune per adeguare la propria politica della mobilità alle esigenze
dell'autobus piuttosto che a quelle delle moto e delle automobili?
Il coraggio del sindaco Pericu nell'imboccare la strada della
liberalizzazione sta nell'aver capito che questo è l'unico modo per
cambiare la politica del trasporto pubblico locale. L'arrivo a Genova di
uno dei più importanti soggetti industriali del trasporto pubblico nel
mondo ha già portato dei benefici: se non si faranno gli interventi sulla
viabilità necessari a migliorare la velocità commerciale dei bus (e quindi
il servizio) il Comune dovrà pagare. Non per rimediare a un debito, ma per
risarcire i cittadini e l'azienda del danno procurato dalla mancanza di
capacità politica. Qualcuno potrebbe obiettare che non ci volevano i
francesi per questo: il fatto è che da soli non l'avremmo mai fatto. Per lo
stesso ragionamento non c'è nulla di scandaloso a remunerare le capacità
manageriali di un partner industriale a fronte di risultati ottenuti:
meglio pagare un milione e mezzo di euro di lavoro umano produttivo che
svendere patrimonio per pagare un debito inarrestabile.
Resta il nodo delle tariffe. Nel trasporto pubblico quello che non paga il
mercato (gli utenti) lo deve pagare la Regione. Ma sino ad oggi chi ha
controllato in che modo venivano impiegati dalle aziende i finanziamenti
regionali, stabilendo parametri di misura della qualità del servizio e
delle efficienze gestionali? Nessuno. Per questo riteniamo ormai
indispensabile la realizzazione di un'Agenzia Regionale per il Trasporto
Pubblico per controllare i risultati delle aziende e la corrispondenza tra
tariffe e servizio reso all'utenza. E per definire quello che in Liguria
manca davvero: una politica integrata del trasporto.

* Capogruppo Ds Consiglio Comunale di Genova

SIMONE FARELLO*
30/11/2005
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