Lähettäjä: antonio bruno Päiväys: Vastaanottaja: forumgenova, forumsociale-ponge Aihe: [NuovoLab] manovra Regione Liguria: dopo l'approvazione scoppia la
polemica
lavoro repubblica
A due giorni dall´approvazione improvvisa tensione nella maggioranza e il
rischio di un buco di 50 milioni
Manovra con scoppio ritardato
Polemica Pittaluga- Rifondazione su fasce di reddito e aliquote
Sinistra compatta in difesa di Ronzitti per la questione della fiducia
NADIA CAMPINI
NON si sono ancora placate le polemiche sul blitz servito ad approvare
l´aumento delle tasse regionali, Ire e Irap, che già si apre un conflitto,
questa volta tutto interno alla maggioranza, sulle modalità di applicazione
dell´aumento. A lanciare il sasso, questa volta, è Rifondazione Comunista.
Attacca Marco Nesci: «La norma parla di scaglioni di reddito e quindi gli
aumenti si applicano esattamente come le tasse nazionali, i rincari valgono
solo per gli scaglioni eccedenti, non è vero che ci accaniamo sulle fasce
più deboli della popolazione». Di tutt´altro avviso è l´assessore alle
Finanze, G. B. Pittaluga, che ha costruito la manovra: «Assolutamente no,
il decreto che istituisce l´Ire parla di reddito complessivo e a quello
facciamo riferimento, non ci sono dubbi sull´applicazione».
Non è solo una questione di lana caprina o peggio di cavilli giuridici, tra
le due interpretazioni ci sono 44 milioni di euro di differenza nel gettito
derivante dall´aumento delle imposte. La manovrina che rincara le imposte
regionali è stata determinata infatti dalla necessità di reperire 80
milioni di euro, indispensabili per coprire almeno una parte dei 200
milioni di euro di buco della sanità. L´aumento dell´Ire secondo i calcoli
degli uffici regionali porterà 71 milioni di euro, «altrimenti avremmo solo
27 milioni di euro - stoppa l´assessore - i conti non sono un´opinione. «
La manovrina prevede infatti che a partire dal primo gennaio del 2006 i
redditi fino a 13.000 euro pagheranno lo 0,90%, come oggi, da 13 a 20.000
pagheranno l´1,25% e oltre 20.000 l´aliquota sale all´1,40%, che andrà a
valere su tutto il reddito. In pratica chi ha anche solo 13.100 euro di
reddito pagherà l´1´25% su tutto il reddito e non solo sulla quota
eccedente i 13.000 euro, come avviene invece per l´Irpef. «D´altra parte la
progressività è salvaguardata dall´Irpef complessiva - spiegava ieri
mattina, a margine del consiglio regionale, l´assessore Pittaluga - qui
parliamo di percentuali». Rifondazione invece non ci sta e su questo
scontro si è consumato ieri nei corridoi e nella buvette del consiglio
regionale il teatrino della politica, col consigliere dell´opposizione, il
commercialista Matteo Marcenaro, impiegato a spiegare, testi di diritto
tributario alla mano, come evidentemente la lettura dell´assessore sia
quella più corretta. «Ed è proprio per questo che nelle mie nove ore di
intervento in aula l´ho contestata - diceva - perché non tutela i redditi
più i bassi, la verità è che questa manovra è stata fatta in fretta e
furia, senza ascoltare nessuno, e le cose fatte in fretta spesso nascono
male e lasciano spazio a tanti appigli». Adesso il prossimo passo è
l´emanazione della circolare degli uffici che ovviamente darà ragione
all´interpretazione dell´assessore, basata per altro anche sulle note
esplicative del testo, ma si apre la strada ai ricorsi. «Noi non facciamo
ricorso - dice Nesci - ci penseranno eventualmente i cittadini». E´
scontato che qualcuno lo farà: ad occuparsi della questione saranno la
commissione tributaria di primo grado, poi quella di secondo grado, fino
alla Cassazione.
Se sui contenuti della manovra la maggioranza mostra qualche difficoltà di
tenuta, tutto il centro-sinistra fa invece quadrato nella difesa del
presidente del consiglio regionale Mino Ronzitti. Tutti insieme hanno
firmato una lettera per respingere gli «attacchi strumentali» del
centro-destra e ribadire «il suo ruolo di garante imparziale dello statuto
e del regolamento». «Il 22 novembre - ricorda il capogruppo ds Moreno
Veschi - proprio Plinio si era appellato al nuovo statuto e Ronzitti lo
aveva fatto applicare, lo stesso ha fatto per la questione della fiducia.
Assolutamente imparziale».
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secolo xix
Regione, la stangata Irpef è più cara
LA MANOVRA Rifondazione insorge contro il provvedimento: la legge dice una
cosa diversa. Imbarazzo in tutto il centrosinistra
Pittaluga ammette: «Tassa più equa con gli scaglioni, ma avremmo perso 44
milioni»
Genova La legge della Regione che istituisce nuove tasse per i liguri non
trova pace. Dopo le barricate del centrodestra, abbattute dalla fiducia
chiesta con un blitz in consiglio regionale e immediatamente ottenuta dal
presidente Claudio Burlando, ora ad andare in crisi è il centrosinistra.
Una crisi che non si è risolta ieri pomeriggio in un improvviso vertice di
maggioranza. Perché il testo della legge, tre articoli per dodici righe in
tutto, ha lasciato spazio a dubbi di interpretazione che ieri mattina sono
clamorosamente esplosi a margine dei lavori consigliari. A squarciare il
velo è stato Marco Nesci, di Rifondazione, che ha rimesso in discussione il
contenuto della manovra finanziaria.
«Se l'italiano non è un'opinione - dice Nesci - la legge dice che le
aliquote dell'addizionale regionale Ire aumentano per "scaglioni" di
reddito. L'articolo sancisce che fino a 13 mila euro la tassa resta dello
0,9% e che fino a 20 mila sale all'1,25%. Significa che se io ho un reddito
di 20 mila euro pago lo 0,9% per la quota da zero a 13 mila euro e l'1,25%
per la quota da 13 mila a 20 mila euro. Banale, banalissimo». Nossignore:
l'assessore al Bilancio G.B. Pittaluga ha velocemente smentito Nesci: «Gli
aumenti sono da applicare per tutto il reddito imponibile. Chi ha un
reddito di 20 mila euro paga l'1,25% sull'intera quota».
Apriti cielo. Nesci attacca duro: «Qui c'è scritto "scaglioni" e l'italiano
non ammette dubbi». La controreplica si traduce in una serie di documenti
che Pittaluga consegna alla stampa, dopo che tutto il suo staff tecnico era
corso da piazza De Ferrari a via Fieschi. Le nuove carte darebbero ragione
a Pittaluga: si tratta della relazione tecnica della stessa legge, del
decreto istitutivo dell'Irpef e della circolare nazionale dell'Agenzia
delle Entrate. «Non ci sono spazi di interpretazione, la volontà del
legislatore è chiara». I liguri pagheranno dunque di più: «E' vero, con il
provvedimento a scaglioni - ammette l'assessore - l'imposizione sarebbe
stata più equa, ma il gettito sarebbe sceso da 71 a 27 milioni di euro. E
non basterebbe per sanare il buco da 200 milioni che abbiamo trovato nella
Sanità».
Peccato che la stragrande maggioranza dei consiglieri regionali del
centrosinistra questo meccanismo non lo avevano capito. O meglio, secondo
alcuni, questo meccanismo non sarebbe stato affatto spiegato dalla giunta
se non in una sbrigativa riunione il venerdì precedente alla maratona in
consiglio. Lo si è chiaramente capito nel vertice di maggioranza convocato
d'urgenza ieri pomeriggio dopo un colloquio telefonico tra Pittaluga e
Burlando (in missione a Bruxelles). Rifondazione ha sostenuto la sua tesi e
ha annunciato la sua ferma intenzione di «continuare a interpretare a
scaglioni l'aumento delle imposte». I Verdi con Cristina Morelli hanno
duramente criticato la giunta: «Ci avete chiesto di fare fronte, l'abbiamo
fatto. Ma non ci avevate detto su cosa». Lo hanno scoperto ieri. Posizione
identica per i comunisti italiani, con Tirreno Bianchi che ha persino
chiesto una consulenza telefonica al suo commercialista per capire se la
posizione di Pittaluga fosse davvero quella giusta. Addirittura il compagno
di gruppo consigliare dell'assessore, Luigi Patrone (Gente di Liguria),
sulle prime ha dichiarato al vertice di aver sempre inteso l'aumento come
scaglionato. Poi si è ovviamente ricreduto. E se la Margherita si è subito
stretta attorno alla giunta anche in presenza di quello che per molti era
un cambio di carte in tavola, la crisi maggiore l'hanno vissuta i
consiglieri Ds.
E' stato Luigi Cola a andare su tutte le furie: ha strillato più di tutti,
dicendo che l'accordo era stato trovato sulla progressività delle imposte.
E così altri, da Minella Mosca a Franco Bonello. Per quanto non a loro
agio, Ubaldo Benvenuti e Moreno Veschi hanno provato subito a ricucire. Ma
non è finita qui, serve un altro vertice. Insomma è chiaro che neppure la
stessa maggioranza era stata informata compiutamente la manovra.
Ha gioco facile il centrodestra. Sandro Biasotti ha presentato una mozione
che invita ad avvalorare l'interpretazione della legge la più favorevole al
contribuente. Matteo Marcenaro e Luigi Morgillo hanno puntato l'indice
sulla fretta e la confusione della giunta. Gianni Plinio ha dato alle
stampe centomila manifesti con la scritta "Giunta Burlando. Più tasse per
tutti". «Ci sono tutti i simboli della Cdl, ma quello dell'Udc - dice
Plinio - lo lasceremo solo se il partito sconfesserà il consigliere
Broglia, che non ha preso parte alla nostra battaglia ostruzionistica».