Szerző: megu Dátum: Címzett: forumgenova Tárgy: [NuovoLaboratorio] Gradisca e Bari 22 0ttobre: No ai CPT!
Il ministro Pisanu, il questore e le destre anche a Genova vogliono la
costruzione di un lager per migranti nonostate la mobilitazione dei movimenti
sociali, delle comunità locali e della società civile, abbia rallentato e per
il momento fermato questo progetto.
Il 22 ottobre, contemporaneamente a Bari come a Gradisca d'Isonzo, si sono dati
appuntamento i movimenti, le associazioni, i soggetti politici e sociali che
sempre si sono battuti contro il razzismo, per la libera circolazione, contro i
lager per migranti. Andremo a Gradisca per esigere la chiusura di tutti i CPT,
per l'abrogazione della legge Bossi - Fini, per dire no ad un ritorno alla
precedente legge sull'immigrazione che i CPT li istituisce.
Raggiungeremo Gradisca, nella giornata del 22 ottobre per ribadire che altri CPT
non ne vogliamo, ne a Genova ne altrove e che quelli esistenti siamo pronti a
smontarli pezzo per pezzo: perchè sono dei lager, perchè disobbediere se una
legge è ingiusta, è un diritto che intendiamo ancora affermare.
Assemblea nazionale dei Movimenti per la libertà di circolazione e per la
chiusura dei centri di detenzione dei migranti
promuovono dalla Liguria:
Don Andrea Gallo e i ragazzi della comunita' di San Benedetto al Porto
associazione Ya Basta!, csoa la Talpa e l'Orologio,
csoa Terra di Nessuno, csoa Zapata, laboratorio sociale Buridda
Giovani Comunisti/e,associazione Garabombo l'invisibile
prime adesioni nominali:
Enrico Vesco
Assessore regionale alle Politiche attive del lavoro e alle Politiche
dell'immigrazione (Comunisti Italiani)
Lorenzo Caste'
consigliere regionale (Prc)
Pullman. concentramento ore 6:00 am stazione Principe per partenza
ritorno previsto per le ore 19 da Gradisca rientro a Genova nella nottata di
sabato
sottoscrizione per viaggio: 20 euro
Appello dell'Assemblea nazionale delle reti Migranti e Antirazziste
Roma 9 ottobre 2005
per adesioni reti.migranti@???
Saremo di nuovo in piazza il 22 ottobre a Gradisca d'Isonzo e Bari, a novembre
in
tutti i territori, a Roma il prossimo 3 dicembre, per affermare i diritti delle
migranti e dei migranti
A un anno dalla manifestazione nazionale del 4 dicembre 2004, dopo gli incontri
di
Bari dello scorso luglio e il campeggio di Licata di questa estate oggi la
necessità
di una nuova mobilitazione generale è ancora più impellente. La vita di molte
migliaia di donne e uomini è quotidianamente negata da una legislazione
razzista,
dalle politiche proibizioniste e repressive, dalle logiche emergenziali.
Il decreto di attuazione della legge Bossi-Fini, che subordina il rinnovo dei
permessi alla stipula del contratto di soggiorno con i datori di lavoro ha reso
ancora più evidente quello che era chiaro già da tempo: che uomini e donne
migranti
sono considerati solo forza lavoro, da usare, costringere nei centri di
permanenza
temporanea o espellere a seconda delle esigenze del mercato. Il decreto di
attuazione ha reso la vita dei migranti in questo paese ancora più difficile.
L'intreccio con la legge 30 sul mercato del lavoro non fa altro che aumentare la
precarietà, e impone di ripetere le pratiche per il rinnovo sempre più spesso,
aggravando le file e i tempi di attesa, mentre il vincolo della certificazione
delle
condizioni abitative dà ai datori di lavoro un ulteriore strumento di ricatto e
di
potere sulla vita di uomini e donne migranti.
La legge Pisanu non ha fatto che aggravare questa condizione. La
criminalizzazione
dei migranti e l'equazione tra migrante e terrorista corrispondono alla logica
di
identificazione di un capro espiatorio per le conseguenze della guerra in atto,
e
alle pratiche di controllo e repressione che arbitrariamente colpiscono anche
quei
migranti che in questi anni si sono battuti per migliorare le loro condizioni di
lavoro e di vita in questo paese.
Mentre la Sicilia ha continuato a essere teatro di detenzioni ed espulsioni di
massa, l'enclaves spagnole di Ceuta e Melilla in Marocco mostrano il massimo
livello
di violenza armata cui i migranti sono esposti, i continui sbarchi e tentativi
di
attraversamento delle frontiere sono il chiaro segno che né il mare né la
militarizzazione dei controlli sono in grado di fermare quella libertà di
movimento
che i migranti continuano ogni giorno a praticare. Allo stesso tempo centinaia
di
militanti e attivisti subiscono con sempre maggiore accanimento le conseguenze
penali della loro legittima lotta per cancellare dai nostri territori i CPT e i
Centri di Identificazione, per chiederne la chiusura dentro e fuori l'Europa e
per
opporsi praticamente alla clandestinità cui sono condannati i migranti dentro e
fuori i centri i detenzione. La lotta per l'amnistia per i reati sociali è parte
integrante del percorso che abbiamo intrapreso. Le mobilitazioni dei migranti
contro
la legge Bossi Fini, per i propri diritti, le iniziative delle realtà sociali e
sindacali che hanno costruito vertenze contro la precarietà. Le esperienze
istituzionali partecipative hanno contribuito in maniera decisiva ad affermare
la
necessità di un cambiamento radicale delle scelte politiche e legislative.
La valenza politica delle pratiche di libertà che i migranti esprimono deve
tornare
in piazza con forza a livello nazionale. L'assemblea dei movimenti dei migranti
e
antirazzisti dello scorso luglio a Bari ha indicato un percorso chiaro: il 22
ottobre, a Bari e Gradisca di Isonzo, contro l'apertura di due nuovi Cpt e per
la
chiusura di tutti i centri di permanenza temporanea e i centri di
identificazione;
una settimana di mobilitazione territoriale che abbia al centro la lotta contro
le
nuove forme di ricatto imposte dal decreto di attuazione della Bossi Fini; 3
dicembre a Roma, contro ogni politica di sfruttamento e coercizione dei migranti
che
i governi, a prescindere dal loro colore, hanno messo in atto, e contro la
criminalizzazione di coloro che in Italia hanno sempre sostenuto le lotte e il
movimento dei migranti.
La netta opposizione alla legge Bossi-Fini, a qualsiasi ipotesi di ritorno della
Turco Napolitano, al legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, ai
centri di permanenza temporanea e alle espulsioni e deportazioni di massa, la
rivendicazione della libertà di muoversi e di restare per tutti i migranti
potranno
trovare forza solo se uomini e donne migranti saranno ancora una volta, in
massa,
protagonisti delle loro lotte.
Per questo chiamiamo tutto il movimento dei migranti, il movimento
antirazzista,antiliberista e pacifista, tutte/i le lavoratrici e i lavoratori
migranti a una nuova mobilitazione generale il 22 ottobre a Bari e Gradisca di
Isonzo, ad una settimana di iniziative territoriali e di lotta a novembre contro
il
decreto di attuazione, e il 3 dicembre a Roma:
- per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea e dei Centri di
Identificazione
- per l'abrogazione della legge Bossi-Fini, senza che si torni alla precedente
Turco-Napolitano e alla cultura che l'ha ispirata
- per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di
lavoro
- per una legge in materia di asilo politico che tuteli realmente i richiedenti
e i
rifugiati
- per la cittadinanza di residenza e il diritto di voto per tutti i migranti
- per il rilascio e il rinnovo immediati di tutti i permessi di soggiorno, per
la
regolarizzazione permanente di titti i migranti in Italia, per la libertà di
circolazione
- per fermare tutte le espulsioni e gli accordi di riammissione
- per l'abrogazione di tutti i reati connessi alla clandestinità, la non
punibilità
dei reati connessi alle lotte sociali, amnistia-indulto generalizzati
- per l'abrogazione della legge Pisanu.
Assemblea nazionale dei Movimenti per la libertà di circolazione e per la
chiusura
dei centri di detenzione dei migranti