[NuovoLaboratorio] Fw: la sinistra di alternativa

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Autore: montecchi
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Oggetto: [NuovoLaboratorio] Fw: la sinistra di alternativa

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From: Rino Vaccaro
To: montecchi
Sent: Tuesday, May 24, 2005 9:26 PM
Subject: la sinistra di alternativa


      Vi chiedo solo questo: che aspettiamo a unire la sinistra di alternativa? 



      Alberto Asor Rosa
      Sulle colonne di Liberazione (a partire da un articolo di Rina Gagliardi di qualche tempo fa) mi sono sentito definire più volte "politicista" a proposito delle posizioni da me assunte nella Camera di consultazione della sinistra. La cosa mi ha colpito e ferito. Utopista, estremista, settario, persino (in altri tempi) eversivo: questo sì. Politicista no, finora nessuno ci aveva pensato mai. Evidentemente, questa volta mi sono spiegato male. O qualcuno ha capito male. 
      E' inutile nascondersi dietro un dito: il tema del dissenso è l'unità della sinistra, lo stesso per cui la Camera di consultazione è nata (lo stesso per cui oggi, mi pare, viene contestata). Naturalmente, è del tutto legittimo pensare che ci si possa arrivare in modi diversi. Ma, innanzitutto: resta valido oppure no che ci si debba arrivare, perché la disunione è un disvalore che mortifica ognuna delle componenti e l'insieme del movimento? 


      La prima risposta, per correttezza, dovrebbe essere questa. 


      Se la risposta fosse positiva, come io continuo utopisticamente a pensare, ne trarrei subito due conseguenze: 
      1. Data la pluralità e varietà dei soggetti (partiti, frazioni di partito, movimenti, associazioni, ecc.), è vano sperare che uno di questi singoli soggetti diventi il perno del movimento unificante, la piccola Prussia che mette insieme la Germania. Per questa strada non ci si arriverà mai, il concorso delle forze non può che essere generale; 
      2. Data la pluralità e la varietà dei soggetti (ecc. ecc.), non si può decidere in partenza quale dei soggetti contraenti meriti di rimanerne escluso. Solo la discussione e il processo potranno dirlo. Per questa strada non si farà che perpetuare la disunione. 


      E' giusto che la discussione debba procedere per punti di merito. Tuttavia mi riesce difficile capire come si possa escludere dai punti di merito la "politica". Possiamo discutere di tutto meno che di dove va la nostra storia (i programmi, le alleanze, il rapporto partiti-movimenti, le stesse soluzioni elettorali)? Davvero singolare. 


      Nel frattempo, le vicende della Fed e dell'Ulivo, mettendo in forse la stessa esistenza dell'Unione, moltiplicano a dismisura, quasi drammaticamente, le esigenze di una prospettiva unitaria a sinistra. Probabilmente dipende proprio da noi, dalla nostra serietà e dal nostro senso di responsabilità, che la battaglia contro Berlusconi risulti alla fine vincente, riequilibrando la potente spinta moderata che Rutelli e Co. hanno impresso alla Margherita e all'alleanza di centrosinistra. 


      Si moltiplicano, è vero, nel Paese le iniziative volte a sottolineare il ruolo e l'importanza della sinistra nel disgregato quadro politico italiano. E' vero però anche che la moltiplicazione delle iniziative unitarie a sinistra può rappresentare presa in sé un altro, pesante segno di disunione a sinistra, se quelle iniziative non trovano presto un punto d'incontro e di raccolta. 


      Ora, il fatto è che nella Camera di consultazione ci siamo davvero tutti e che, per la natura stessa dell'organismo, flessibile e aperto, possono continuamente decidere di farne parte tutti coloro che aspirano chiaramente al medesimo obiettivo e cioè, lo ripeto, un processo che porti all'unità della sinistra (anzi, per l'obiettivo medesimo, più siamo e meglio è). 


      E' stato detto: luogo d'incontro di Stati maggiori, di componenti del "ceto politico", di rappresentanze, non di popolo. Benissimo, se il problema è questo, non c'è che da portare la discussione in pubblico. 


      E' esattamente la mia proposta: quel che non ci riesce di chiarire fra noi, facciamolo chiarire al popolo: per esempio, ai tremila che ci hanno dato il via nell'Assemblea del 15 gennaio alla Fiera di Roma e ai quali dobbiamo pure una spiegazione. Dobbiamo essere disposti ad accettare qualsiasi verdetto: purché venga dall'organismo adatto, che è quello popolare. Penso che questa sia la "democrazia partecipata". 



RINO VACCARO
VIA AURELIA 75
CHIAVARI/GE
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