ciao lista
questa mail vuole raccontarvi una esperienza e proporvi qualche cosa per
hackit.
a milano, nell'ultimo anno, un gruppo di persone hanno tentato di
avviare dei progetti nell'ambito di "comunità scriventi", ovvero
progetti di scrittura colettiva volti a dare interpretazioni e chiavi di
lettura complesse sugli scenari in cui ci troviamo a vivere, lavorare e
lottare. il primo esperimento concreto di questa piccola comunità è un
libro che uscirà a breve per la casa editrice eleuthera
http://eleuthera.it/hp.htm.
il titolo è "open non è free. comunita digitali tra free software e open
source", è un libro che racconta un punto di vista sulle comunità e
cerca di riflettere sullo stato delle cose in cui ci troviamo e su cio'
che è cambiato necessariamente negli ultimi anni all'interno stesso
delle comunità. in fondo alla mail trovate un paste dalla scheda di
presentazione che sta circolando. il libro uscirà a meta maggio piu' o
meno; vorremmo portarlio ad hackit come uno tra i contributi sulla
formazione e l'elaborazione di pensiero critico che provengono dal
percorso di reload, e si affiancano al cinema (espclat, la rassegna la
facciamo? )) ai folder
http://reload.realityhacking.org/detail.php?cat=11&item=0 etc.
il libro è firmato ippolita, un nome collettivo che fa riferimento a
ippolita.net, spazio web e server che stiamo costruendo e progettando
come spazio per la comunità scrivente. ippolita è ospitato da xxy
(xxy.realityhacking.org) uno dei nodi della rete milanese sull'hacktivism.
azioni e pratiche sui contenuti sono diventati, nell'ultimo anno e
all'interno delle comunita milanesi ma non solo, un passaggio
fondamentale nel percorso di elaborazione tecnica e politica. attorno
alle comunità scriventi si ragiona di software (avete gia avuto modo di
innamorarvi di rotactiva) di applicazioni, di metodologie, di
accessibilitò, di tutele e licenze. il percorso che stiamo facendo ci
porta a declinare l'hacktivism (intenso in generale come attitudine, e
quindi nelle sue diverse applicazioni) in forme pratiche e operative che
non sono solo tecniche ma innazitutto siano culturali, in un senso
allargato, affinche' da un comunità iniziale ne possano nascere altre,
ciascuna basata sulle pratiche che le persone trovano piu' affini e
significative. questo è un modo che riteniamo valido affinchè la nostra
cultura minoritaria possa crescere.
ci piacerebbe che all'hackmeeting vi fosse un momento di presentazione
del libro e del percorso con cui è nato, in una forma laboratoriale
nella quale singoli e gruppi possano discutere nel merito delle
riflessioni del libro. vorremmo anche lanciare, in quel momento, una
sorta di tour di presentazioni durante l'estate che giri per l'italia
negli hacklab, negli spazi liberati, negli infoshop, e che ci consenta
di valutare queste riflessioni con le singole comunità, affinchè il
primo feedback sia raccolto direttamente tra le persone alle quali ci
sentiamo di appartanere, e che questo stesso feedback possa diventare
materiale di studio per i prossimi lavori della comunità scrivente.
il libro verrà rilasciato sotto licenza creative commons e sarà
scaricabile da ippolita.net speriamo in formati il piu' possibile
accessibili. ci sono alcune decine di pagine di appendice che contengono
anche delle mappe grafiche di supporto al testo; inoltre faremo un file
con il materiale che non è stato inserito nella versione finale del
libro ma che è stato parte integrante del lavoro di scrittura, e anche
quello verra reso disponibile.
ho dato un'occhiata a come sono organizzati i seminari sul wiki.
credo sia piu comodo fare una pagina iniziale di elenco con titolo e
sottotitolo eventualmente che rimanda ad una pagina per ciascun
seminario. attualmente la navigazione è piuttosto confusa. aspetto a
mettere su una scheda di questo perche' prima vorrei aspettare del
feedback. rispetto allo scheduling, forse è tempo di pensare ad un
calendario dei seminari.
per ora è tutto
a presto
f
- --- scheda text ---
"Gli hackers fanno molto e dicono poco. Ma, nell'era della tecnocultura,
hanno molto da insegnarci: la passione per la tecnologia, la curiosità
che li spinge a "metterci sopra le mani", a smontare per comprendere, a
giocare con le macchine, a condividere i codici che creano. Essere
pirati informatici significa essere pirati della realtà. Essere
protagonisti attivi, agire e non subire il cambiamento; usare la
tecnologia per soddisfare i propri bisogni e i propri desideri; porsi in
un continuo dialogo con il flusso di informazioni delle reti,
informatiche e umane. L'etica hacker, le pratiche di condivisione e
cooperazione interessano ora anche il mercato, che ha assunto il metodo
di sviluppo delle comunità hacker per risollevarsi dopo la bolla
speculativa della net economy. I termini cambiano poco, da software
libero (free software) a software aperto (open source), ma in realtà
cambia tutto. Il passaggio è doloroso: la curiosità per il nuovo diventa
formazione permanente, la fluidità delle reti diventa flessibilità
totale, la necessità di connessione per comunicare diventa lavoro 24 ore
su 24: semplici ed efficaci slogan del mercato globale. La cultura
hacker cerca allora di elaborare nuove vie di fuga, insistendo sulla
forza delle comunità e sulla responsabilità delle scelte individuali."
- --
May Day, May Day
Tutta la citta` deve chiudere. Nessuno deve lavorare.
http://www.molleindustria.it/netparade/
http://www.euromayday.org/