[NuovoLaboratorio] testimonianza da Nablus - Palestina occup…

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Aihe: [NuovoLaboratorio] testimonianza da Nablus - Palestina occupata
Vi inoltro una testimonianza di un volontario che si trova a Nablus al
presidio di Pace di Assopace. Alcune riflessioni su come i palestinesi e le
palestinesi stiano vivendo questo momento di finta - tregua a Nablus. Per la
cronaca, oggi 22 aprile c'è stata l'ennesima incursione nel campo profughi
di Balata - Nablus.....

Elisabetta


Inoltro un resoconto delle attivita' del presidio di pace a Nablus
mandatomi da Quico e
alcune sue riflessioni su come i palestinesi e le palestinesi stiano
vivendo l'attuale fase di "finta-tregua" a Nablus.
Nathan Never

Ciao a tutti,
sono arrivato a Nablus alla fine di Febbraio.
Il compito principale nella mia permanenza qui era quello di avviare un
corso di lingua italiana presso l'Università An Najah di Nablus.
Dopo alcune difficolta' iniziali il corso ha ora circa 12 studenti.

Nel frattempo mi sono reso disponibile per fare dei corsi di lingua
inglese che qui sono molto richiesti, al momento ne sto facendo 5.
Due corsi li svolgo all'interno della Palestinian Working Women Society
(uno è un corso per donne sui 20-30 anni, l'altro per adolescenti,
ragazzi e ragazze sui 14-17 anni).
Altri due nello Youth Center del Medical Relief (uno per donne sui 40
anni, un altro per uomini e donne sui 30-40 anni.)
Infine un ultimo corso è per un gruppo di adolescenti (ragazzi e
ragazze) sui 16-19 anni, che svolgo all'interno dei locali della Mubadara.
Tutti i corsi hanno dai 7 ai 15 studenti per classe e faccio con ogni
gruppo 3 o 4 ore settimanali.
Cerco di impostare i corsi sulla conversazione, che è ciò in cui gli
studenti sono più carenti, anche se poi preparo anche varie altre
attività di ascolto (dialoghi e canzoni) e di lettura. Soprattutto nelle
classi di livello più basso (che poi sono quasi tutte....) spiego anche
la grammatica, sempre attraverso i testi e le attività che svolgiamo in
classe.
Lo spaccato di società palestinese che ritrovo in classe è molto vario,
e anche le classi sociali presenti sono molto variegate e mi pare di
capire molte cose su questa società, di sicuro mi pare di capire molto
di più che nei miei precedenti viaggi qui.....
Mi colpisce molto la volontà degli adulti di mettersi in discussione, di
accettare di fare attività orali (o anche attività di carattere ludico)
davanti al resto della classe, mi colpisce la loro voglia di imparare
per riuscire a comunicare.
Anche gli adulti con una storia personale abbastanza "pesante" vedo che
dimostrano interesse verso una lingua straniera, alcuni di loro si
presentano dicendo "Ho 34 anni, vivo nel campo profughi di Balata, ho 5
figli e faccio il poliziotto" e poi partecipano con molto interesse alle
lezioni, accettano di fare "giochi" per usare la lingua o mi fermano
dopo lezione per chiedermi ulteriori spiegazioni.
Quando poi in una classe di donne ho fatto un esercizio di ascolto sulla
canzone "Blowing in the Wind" appena le studentesse hanno avuto il testo
sottomano hanno cominciato entusiaste a cantare anche se nessuna di loro
conosceva prima la canzone.
In alcune classi provo a usare come argomento di conversazione testi di
giornale su temi vari di carattere mondiale (come il riscaldamento del
pianeta, i diritti delle donne).
Questo perchè mi sembra a volte che la chiusura militare di Nablus
diventi spesso una chiusura degli argomenti di conversazione, e mi
dispiace; credo infatti che tentare di rompere l'assedio della città sia
anche non parlare solo ed esclusivamente di ciò che accade in Palestina,
cerco però di non imporre nulla e di farlo con cautela perchè alcuni
temi semplicemente non suscitano interesse tra le persone e bisogna
avere, credo, il massimo rispetto verso quello che la gente sente.
Sto provando comunque anche a parlare in inglese in merito alla loro
storia, abbiamo discusso in classe dell'origine della giornata della
terra e della prima intifada.
Nei giovani la consapevolezza di questi argomenti è minima, è molto più
facile parlarne con gli adulti.
La cosa più difficile è proprio lavorare con i ragazzi, in loro ritrovo
spesso una certa rassegnazione e deresponsabilizzazione che molte volte
si sente nei giovani palestinesi.
Mi sono fatto una idea, non so se sia corretta.
Credo che quest'ultimo atteggiamento sia dovuto al fatto che i ragazzi
sono cresciuti in anni in cui TUTTO (scuola, università, vita) poteva
essere costantemente interrotto da jeep e tanks, tutto era
precario...ora (di giorno almeno) non ci sono nè jeep nè tanks, ma la
sostanza non cambia, mi sembra quasi che la rassegnazione con cui vivono
l'occupazione la riversino in un atteggiamento similmente apatico o
almeno "deresponsabilizzato" anche nello studio.

Ovviamente ci sono delle SPLENDIDE eccezioni, ho in classe ragazzi che
hanno una gran voglia di imparare e anche fra i giovani di Nablus in
generale ci sono delle persone grandiose che continuano a darsi da fare,
come i volontari del Medical Relief (vi scriverò delle loro iniziative
in una prossima mail)
In ogni caso mi accorgo che lavorare con i ragazzi a volte è complesso.
Non sono abituati a parlare in classe (di sicuro non in inglese, ma
credo neppure in arabo) sono pronti a fare attività in cui sono
"passivi", come esercizi di completamento, ma mi pare che spaventi loro
tutto ciò che prevede interazione con altri o una iniziativa autonoma.
Di sicuro questo dipende dal fatto che vanno a scuola in classi da 40 e
più persone e non sono abituati ad essere attivi, però ci sono di sicuro
anche altri fattori.
Allo stesso tempo è però proprio con loro per me che bisogna lavorare.
Certe volte mi accorgo che sto sbagliando metodo o che devo trovare
altri modi per renderli interessati e attivi, bisogna sapersi inventare
sempre qualcosa di diverso.
In ogni caso credo che lavorare tra i ragazzi sia fondamentale perchè
sono loro il futuro della Palestina e proprio loro soffrono più di tutti
di quelli che per me sono i più gravi problemi interni della Palestina:
la frammentazione, la rassegnazione e l'apatia.
"Devono smettere di credere che non si possa fare nulla per resistere, o
meglio devono smettere di credere che sia giusto delegare la resistenza
ai fighters e ai loro M16, devono sentirsi partecipi della società in
cui vivono" questo è quello che mi dicono le persone più lucide e mature
che incontro qui.
Come aiutare i ragazzi a credere ancora nella resistenza?
Come aiutare a credere in una "altra" resistenza rispetto a quella fatta
con gli M16?
Come vincere la disillusione di chi ha vissuto tutta l'adolescenza
durante la seconda Intifada?

Qualche giorno fa i coloni volevano marciare sulla spianata delle
moschee Al-Aqsa.
Ovviamente Sharon non lo ha concesso, ora che tutto il mondo lo applaude
come l'uomo della pace non vuole certo perdere la facciata che si è
costruito, ma tutti sanno che è solo un assassino e che tornerà ad
uccidere: "sta solo aspettando che il mondo lo premi per il ritiro da
Gaza, e poi..." mi dicono, e qui tutti sanno che anche il ritiro da Gaza
è una farsa, che non garantisce nessuna reale sovranità ai Palestinesi.
Beh, quella mattina della marcia dei coloni mi colpiva percepire
chiaramente che gli abitanti di Nablus sembravano quasi desiderare che i
coloni arrivassero ad Al-Aqsa, e questo per aver un pretesto per poter
fare esplodere la rabbia che hanno accumulato in questi 2 mesi di
"tregua", "così inizierà la terza intifada" mi hanno detto in tanti...
La loro rabbia è giustamente dovuta al fatto che nulla o quasi è
cambiato, i check point sono rimasti, i prigionieri sono in carcere e
quei pochi liberati sarebbero stati comunque fuori dalla prigione nei
prossimi 6 mesi, le colonie si espandono e con nuovi insediamenti si
vuole tagliare fuori Gerusalemme Est dalla West Bank, la costruzione del
muro va avanti e nei giorni scorsi hanno pure ucciso 3 ragazzi a Gaza
mentre giocavano a calcio.
Come convogliare questa rabbia in qualcosa di attivo?
In qualcosa che non li faccia sentire impotenti?
Per me, in questi mesi di "calma", il nostro essere qui deve porsi
queste domande.

Quico
Presidio di pace a Nablus - http://assopace.blog.tiscali.it/
Associazione per la Pace - www.assopace.org