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著者: Gian Paolo Marcucci
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題目: [Forumlucca] Fw: speciale DMK:Gli Scudi Umani nel Kurdistan Turco
Gli Scudi Umani in Turchia
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Sent: Thursday, March 31, 2005 7:02 PM
Subject: speciale DMK:Gli Scudi Umani nel Kurdistan Turco


Del Mondo Kurdo SPECIALE
a cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia

www.uikionlus.com , www.kurdishinfo.com


Gli Scudi Umani nel Kurdistan Turco


INTRODUZIONE

A seguito delle guerre del XX secolo è sorto un movimento di opposizione pacifica ai conflitti. Il XXI secolo si è pertanto aperto con questa importante novità, l'esistenza di un movimento pacifista, di protesta contro la guerra.

Breve storia degli "scudi umani" - Durante il conflitto tra il PKK e le forze armate turche (iniziato nel 1984) per ben tre volte è stato dichiarato un cessate-il-fuoco (nel 1993, nel 1995 e nel 1998). E si sono nel frattempo anche avviate iniziative volte a chiedere di fermare il conflitto: tali richieste di fermare il conflitto turco-kurdo dal 2000 sono divenute assai diffuse e insistenti. Sono giunti in Turchia due gruppi di pace, che si sono consegnati alle autorità: uno era formato da elementi provenienti dalla guerriglia, l'altro giungeva dall'Europa. Inoltre le forze della guerriglia si sono ritirate oltre i confini turchi dopo la proclamazione dell'ultimo cessate-il-fuoco. Intento dei gruppi di pace era di dimostrare che l'offerta di pace della guerriglia era sincera. Lo stato turco non ha però risposto positivamente ad alcun cessate-il-fuoco, né ai gruppi di pace (i cui membri sono stati arrestati); anzi ha portato avanti le operazioni militari volte all'annientamento dei guerriglieri, nonostante essi fossero in posizione di mera autodifesa. In breve: le autorità turche non hanno mutato la loro linea politica. I kurdi dimostravano la loro volontà di giungere alla pace, mentre dall'altra parte le autorità statali turche insistevano nel portare avanti la guerra. Si è così giunti al 2004.

Il I° settembre 2004, Giornata Mondiale della Pace, gli "Scudi Umani" hanno nuovamente manifestato la loro avversione al conflitto. Un gruppo di 35 persone si è recato da Diyarbakir sul Monte Gabar, chiedendo che si fermassero le operazioni militari contro i guerriglieri kurdi, dato che questi rispettavano la tregua e si mantenevano in assetto di autodifesa. Si sono poi creati gruppi di pace anche ad Istanbul, Urfa e Adana, Essi si sono recati nelle zone in cui erano in corso operazioni militari, ma lì i militari hanno sbarrato loro la strada e la polizia è intervenuta per fermare i membri dei gruppi. Il gruppo di Diyarbakir, ad esempio, è stato bloccato e tutti i suoi componenti sono stati incarcerati per 18 mesi, su disposizione del Tribunale di Cizre, per aver manifestato sul Monte Gabar.

Un altro gruppo, composto da 18 persone, si era recato nell'area di Dersim. Il 9 ottobre 2004 i membri del gruppo sono stati arrestati e il Tribunale Penale di Pertek li ha processati per violazione dell'articolo 312 del Codice Penale Turco. L'11 novembre sono stati tuttavia liberati. Durante il fermo di polizia ý membri del gruppo hanno subito violenze fisiche e psicologiche. Un altro gruppo, di 28 persone, ha manifestato sul Monte Kato, nel Botan, il 16 ottobre 2004: di esso faceva parte anche una giornalista dell'agenzia DIHA. Dopo esser stati processati, sono stati liberati il 22 novembre.



NUOVE OPERAZIONI MILITARI NEL 2005

Durante l'inverno, da dicembre a febbraio, le forze armate non hanno effettuato operazioni militari a causa della neve. Le operazioni sono però riprese a marzo 2005, con l'arrivo della primavera.

Nei dintorni di Dersim si è svolta il 30 marzo un'ampia operazione militare. Si dice che vi abbiano preso parte 3000 soldati, e che siano stati impiegati elicotteri per gli spostamenti e velivoli COBRA per i bombardamenti. Essi si avvicinano all'obiettivo senza che sia possibile avvistarli o udirli, data la loro forma particolare, e sganciano bombe che si dirigono dove avvertono la presenza del calore emanato da forme di vite umana; il cratere che lasciano nel terreno raggiunge il diametro di circa 5 chilometri. Le operazioni suddette hanno avuto luogo nei pressi di Hozat, Çemisgezek e Ovacik.

È stato anche riferito di operazioni militari a Siirt, alle quali sono stati chiamati a prendere parte anche i guardiani di villaggio della zona di Eruh. Si dice che siano stati impiegati 10 carri armati e 35 veicoli militari dal comando generale della gendarmeria di Siirt, mossi in direzione di Cirav.

Infine vi è stata l'operazione sul Monte Cudi, nell'area di Sirnak, il cui inizio risale al 23 marzo. L'Ufficio Informazioni delle HPG ha riferito che l'operazione si è conclusa il 27 marzo, con una ventina di morti (tra cui due guerriglieri) e numerosi feriti.

Le operazioni descritte hanno spinto i gruppi di scudi umani a riprendere l'iniziativa. Due gruppi si sono recati verso le zone di operazioni, partendo da Diyarbakir e da Istanbul. Un gruppo di 23 persone si è recato verso il Monte Cudi, nella provincia di Sirnak. Ha assunto come slogan la frase "Non lasceremo spazio alla guerra" ed è stato fermato per ben due volte dai militari nei pressi di Mardin. Prima di partire il gruppo aveva tenuto a Diyarbakir una conferenza stampa, nella quale aveva dichiarato di volere che si concludessero le operazioni militari e che desiderava che sia le madri turche che quelle kurde non dovessero più piangere per la morte dei propri figli. Hanno dichiarato di volere la pace e hanno poi indossato t-shirt bianche come simbolo di pace e salutato la folla riunitasi per assistere alla loro partenza.

Quanto al gruppo partitola Istanbul, i suoi 25 componenti si sono riuniti a Batman e lì hanno tenuto una conferenza stampa. Di esso fanno aprte anche un gruppo di pacifisti tedeschi. Varie associazioni e partiti (tra cui il DEHAP) ne hanno salutato la partenza. Muyasser Gunes, a nome delle Madri della Pace, ha dichiarato prima che partissero: "Sosteniamo gli Scudi Umani perché vogliamo che si fermino le operazioni militari ed essi vogliono fare in modo che le operazioni si interrompano. Il nostro fine è di andare verso lezione di operazioni per ricercare con gli interlocutori soluzioni alla Questione Kurda. Abbiamo bisogno di vivere in pace e lo gridiamo".

Un rappresentante del gruppo di tedeschi, Martin Dolzer, ha detto che il suo gruppo si sente responsabile nei confronti del popolo kurdo, in quanto ha constatato che i kurdi sono rispettosi dei diritti umani e pertanto meritano rispetto: "Da anni il popolo kurdo lotta e, giunti a questo punto, esso ha pagato un prezzo assai alto. Durante il nostro viaggio abbiamo visto quali sofferenze patisca il popolo kurdo, e ciò ha fatto soffrire anche noi. Noi desideriamo che il popolo turco e le autorità governative turche si accorgano che il popolo kurdo ha teso loro pacificamente la mano, al fine di fermare la guerra, e che pertanto i turchi facciano i passi necessari per giungere a conseguire la pace. Vogliamo che si ponga fine a un approccio politico che produce morti. Desideriamo che non via siano più morti".

Dopo essere stati fermati una decina di volte durante il loro tragitto (ogni volta sono stati perquisiti, e sono state anche perquisite le automobili su cui viaggiavano), i membri del gruppo sono stati bloccati a circa 30 chilometri da Cizre.

Inoltre, riferisce MHA (notizia del 31 marzo 2005), a Derik, nei pressi di Mardin, 75 "scudi umani" sono stati fermati a lungo mentre stavano per entrare nella zona di operazioni. Non hanno avuto il permesso di entrare nell'area. Gli scudi umani, mentre erano in cammino verso Derik, sono stati bloccati da carri armati; il prefetto di Mardin ha basato il suo divieto nei loro confronti sull'articolo di legge 5441. E' stato riferito al gruppo di pacifisti di scontri nella zona, e che una persona è morta, e che le operazioni militari proseguono: pertanto gli scudi umani non possono accedere e se non rispettano tale decisione saranno puniti in base alla legge sulle manifestazioni pubbliche. Per protesta gli scudi umani si sono seduti dove si trovavano, hanno cantato e hanno provato a trattare con le autorità militari, ma non hanno comunque avuto il permesso di proseguire. Per il prolungarsi della loro protesta, due di essi sono stati ammanettati e portati via. Gli altri hanno continuato a inneggiare slogan: "I popoli sono fratelli", "No alla guerra, subito la pace", "Continueremo a resistere". Non è stato fermato, invece, né il gruppo di tedeschi, e nemmeno il loro interprete.



Si richiede a tutte le associazioni di dare sostegno e voce all'azione significativa dei gruppi di pace composti da scudi umani.
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