[Hackmeeting] Information wants to be free

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Autore: Carlo Gubitosa
Data:  
Oggetto: [Hackmeeting] Information wants to be free
Il giorno 16.57 17/03/2005, pbm ha scritto:

>Alt. Questa da dove esce?


Tutto nasceva da una mia perplessita' su questa mail di RaRo:

>si mette la legnda con le motivazioni non solo i giornalisti hanno
>makkinafoto - videocamera)... se poi tu sei un imbecille convito di essere
>furbo al limite ti accompagnamo all'ospedale piu vicino.


Secondo me un giornalista che vuole fare foto in un luogo pubblico fa solo
il suo mestiere, mi rendeva perplesso il fatto che qualcuno volesse
"accompagnarlo" in ospedale solo perche' cerca di raccontare anche per
immagini una iniziativa pubblica e aperta a tutti. Se poi erano solo parole
buttate li' alla cazzo per fare un po' la voce grossa, allora ho capito
male io.

>La policy dell'hackit è sempre stata: foto individuali solo con consenso
>esplicito,
>niente foto di massa; gestione individuale delle foto.


Questa e' la stessa policy che adotti quando sei tu a fare delle foto? Se
sei per strada e vedi qualcosa, qualcuno o una situazione che ti sembra
interessante, chiedi il permesso ai singoli e ti astieni dal fare foto di
massa? Oppure il mediattivista in azione ha piu' diritti del giornalista?

Personalmente se ci sono delle situazioni belle e interessanti da
raccontare me ne fotto abbastanza, faccio foto e basta, ho fotografato la
base navale Usa a La Maddalena dopo aver litigato con i carabinieri, ho
fotografato il corteo dell'Inmensa a Genova rischiando di prendere botte,
ho fotografato l'interno del Cpt di Agrigento con la polizia che si parava
davanti per coprire l'obiettivo, ho fotografato il Moca a Pescara senza che
nessuno mi facesse la schedatura, continuero' a fotografare seguendo
l'istinto e fregandomene di tutte le polizie ufficiali e ufficiose del
mondo, di tutte le regole e i regolamenti e le pattuglie e le autorita' che
impediscono alla mia memoria digitale e al mio occhio elettronico di
catturare le cose che registrano la mia memoria cerebrale e il mio occhio
biologico. Il mio approccio e' "se e' un luogo pubblico, puoi fotografare
cio' che vedi, scegliendo il rischio delle reazioni altrui". Io questo
rischio finora l'ho scelto sempre, e mi e' andata bene, magari ad un
check-point israeliano starei piu' attento, ma sinceramente per cose che
accadono in italia la mia regola e' quella di scattare sempre e comunque,
ovviamente chiedendo il permesso quando mi sembra necessario, ma per mia
sensibilita' e cortesia umana, non perche' qualcuno ha scritto un cartello
con delle regole.

Ma poi perche' tutta questa paranoia? Vi assicuro che i giornalisti che
verranno, anche i piu' stronzi, non cercheranno delle facce da sputtanare,
ma qualche immagine d'ambiente per condire un racconto... mettete in fila
due o tre case mod con dei neon sgargianti che imprimono bene la pellicola,
due pupazzetti del pinguino, un po' di Cd vergini in colonna e vedrete che
nessuno andra' a ficcanasare oltre.

Asbesto, ce l'hai ancora quel sistema di raffreddamento ad acqua del
processore? Portalo cosi' i servi dei media mainstream non rompono i
maroni, fanno una bella foto a te che tanto sei gia' superschedato, si
dilettano con il tuo case e se ne vanno fuori dalle palle :-)