Autore: c1cc10@ecn.org Data: Oggetto: [Hackmeeting] Information wants to be free
Carlo Gubitosa wrote:
> Fatemi capire... non riesco a mettere assieme i seguenti concetti
>
> 1) "Information wants to be free" (Etica Hacker)
> vero
> 2) Solo alcuni possono parlare con i giornalisti, gli altri zitti e
> muti. Esistono teste pensanti che possono parlare e teste pensanti il
> cui pensiero non va messo in circolo.
> ???
2) L'importante e' che l'informazione sia libera e non estorta o rubata e
successivamente piegata a fini diversi/contrari alla sua natura originale.
> 3) Chi trasgredisce la policy di accesso alle informazioni e fa il
> furbo per operazioni di violenza giornalistica rischia la violenza
> fisica: c'e' una zona rossa per i giornalisti oltrepassata la quale si
> viene caricati.
???
3) Chi trasgredisce la liberta' delle informazione e' in malafede, se e'
stato
avvisato correttamente e per tempo. Chi e' in malafede si accolla la
reazione delle persone tradite nella loro fiducia. Certo la mia reazione e'
diversa probabilmente dalla tua, ma tanto esistono molti mondi di
violenza e per qlkno anche accompagnare cortesemente fuori la persona
in questione e' un sopruso evitabile.
il resto non lo quoto in quanto conseguenza (errata) di premesse infondate.
Aggiungo un paio di riflessioni:
> A mio parere se qualcuno vuole fare manipolazioni o articoli pilotati
> puo' farlo benissimo anche senza accedere ai locali che ospiteranno
> l'hackit.
> questo e' vero. io pero' non mi preoccupo del giornalista, ma della/delle
persone che puo' sacrificare sull'altare del proprio fine. Io vorrei
salvaguardare i partecipanti, non i giornalisti.
> Inoltre, dal punto di vista strettamente legale, il giornalista ha il
> diritto/dovere di cronaca. Mi spiego meglio: se uno si sente male per
> strada e c'e' in giro un medico, qualsiasi dottore ha il diritto e il
> dovere di intervenire. Lo stesso accade per il giornalista: se accade
> qualche fatto interessante, il giornalista ha il diritto di accedere
> al luogo dove e' accaduto questo fatto, il diritto di fare domande, il
> diritto di scattare fotografie senza che nessuno glielo impedisca.
> Questi discorsi devo ripeterli ogni volta ai poliziotti e ai
> carabinieri che mi impediscono l'accesso ai palchi delle
> manifestazioni o a luoghi pubblici.
> pero' a noi non interessa particolarmente il punto di vista strettamente
legale, come puoi immaginare. Altrimenti TUTTA la baracca
sarebbe costruita (e gestita) in un altro modo.
>
> Scusate se intervengo anche se non c'entro niente.
> Se intervieni c'entri qulksa, per il solo fatto di intervenire ;^)
c1
PS: infine la storia e' semplice: Giornalisti allo stato brado li
sconsiglio
a chiunque, soprattutto perche' ci sono persone sensibili
alla propria privacy o che rischiano il posto di lavoro se partecipano in
un hm e questa gente VA RISPETTATA innanzitutto.
Per evitare una chiusura stupida e inutile e una guerra santa contro i
giornalisti, c'e' la possibilita' di un tour guidato previa
cartelletta stampa. Per le interviste, ciascuno dei partecipanti se le
gestisce
come vuole. Claro che non ci sono posizioni comuni se non
quelle (che decidiamo qui insieme) che vengono esposte alla conferenza
stampa di inizio hm. Cmq e' necessario sapere quando stai
facendo un'intervista e quando una chiacchierata tra amici. Se ci sono
altre idee che preservano la sacra privacy di chi partecipa all'hm,
bella. Non riesco a prospettarmi una situazione in cui noi lasciamo che
le cose succedano e queste ci sono favorevoli: non mi fido
abbastanza dei giornalisti.
ciao