Autore: Carlo Gubitosa Data: Oggetto: [Hackmeeting] Information wants to be free
Il giorno 13.33 17/03/2005, pbm ha scritto: >Carlo Gubitosa, Thu, Mar 17, 2005 at 01:28:25PM +0100:
>
>Il problema è che, in base alle pessime esperienze precedenti, il
>giornalista che viene all'hackmeeting non informa ma deforma, difforma
>e infama, e se si intrufola non è per capire (anche perché non avrebbe
>bisogno di intrufolarsi) ma per fare sensazionalismo, che non è informazione.
Quindi in base a queste premesse:
1) Giornalista = nemico
2) Si fanno filtri su chi puo' entrare e su chi puo' fare cosa una volta
entrato
3) Chi prova a violare le zone rosse stabilite con questi filtri va
"sanzionato", anche fisicamente
A me queste robe fanno venire la pelle d'oca, se uno vuole fare
disinformazione la fa tranquillamente anche da fuori, la total immersion
nell'hackit non e' un'esperienza che alimenta la stronzaggine dei
giornalisti, al limite puo' accendere nella loro testa qualche lampadina.
Secondo me eventi come l'hackit servono anche ad accendere le lampadine
nella testa degli stronzi, e non sono solo per chi e' gia' "bravo" o per
chi "se li merita".
Poi e' molto difficile parlare in generale di categorie professionali, io
sono molto diffidente dalle generalizzazioni e voglio vedere una persona in
faccia prima di giudicarla, non mi basta sapere che e' un giornalista o un
programmatore.