[Hackmeeting] Information wants to be free

Borrar esta mensaxe

Responder a esta mensaxe
Autor: Carlo Gubitosa
Data:  
Asunto: [Hackmeeting] Information wants to be free
Il giorno 11.00 17/03/2005, RaRo ha scritto:

>concordo con gruppo di contatto ma propongo cartelli tipo qua no
>foto/video o no sciacalli please si spiega come funziona cioè:
>ti accompagno ti dico questo cartello significa che(oppure sul volantino
>si mette la legnda con le motivazioni non solo i giornalisti hanno
>makkinafoto - videocamera)... se poi tu sei un imbecille convito di essere
>furbo al limite ti accompagnamo all'ospedale piu vicino.


Fatemi capire... non riesco a mettere assieme i seguenti concetti

1) "Information wants to be free" (Etica Hacker)

2) Solo alcuni possono parlare con i giornalisti, gli altri zitti e muti.
Esistono teste pensanti che possono parlare e teste pensanti il cui
pensiero non va messo in circolo.

3) Chi trasgredisce la policy di accesso alle informazioni e fa il furbo
per operazioni di violenza giornalistica rischia la violenza fisica: c'e'
una zona rossa per i giornalisti oltrepassata la quale si viene caricati. A
me queste cose sanno molto di sbirresco, come in generale l'idea di
"PUNIZIONE" o sanzione a seguito di comportamenti che qualcuno in base ad
una autorita' superiore giudica "SBAGLIATI" per un "BENE SUPERIORE". Io
invece credo molto nel confronto con le persone e pochissimo nelle regole
imposte dall'alto, nei confini, nei divieti, nei gruppi di contatto che
diventano cupole che controllano l'espressione esterna di gruppi
comunitari. Per me e' molto piu' hacker il giornalista che cerca di
intrufolarsi per scoprire cose nuove a dispetto delle regole che le persone
dedite a mettere regole e paletti che impediscono l'accesso alle
informazioni. Se poi il giornalista e' in cattiva fede cazzi suoi, tanto
comunque fara' articoli porcheria anche in presenza di regole sbirresche,
se invece agevoliamo la sua contaminazione con le controculture digitali
magari i suoi articoli saranno un po' meno monnezza.

A mio parere se qualcuno vuole fare manipolazioni o articoli pilotati puo'
farlo benissimo anche senza accedere ai locali che ospiteranno l'hackit.

Viceversa se l'evento vuole produrre anche cultura diretta all'esterno e
non solo attivita' ripiegate all'interno e' bene che chiunque possa parlare
con il maggior numero possibile di persone, anzi mettete qualcuno
all'esterno che prende i passanti e li invita ai seminari.

Inoltre, dal punto di vista strettamente legale, il giornalista ha il
diritto/dovere di cronaca. Mi spiego meglio: se uno si sente male per
strada e c'e' in giro un medico, qualsiasi dottore ha il diritto e il
dovere di intervenire. Lo stesso accade per il giornalista: se accade
qualche fatto interessante, il giornalista ha il diritto di accedere al
luogo dove e' accaduto questo fatto, il diritto di fare domande, il diritto
di scattare fotografie senza che nessuno glielo impedisca. Questi discorsi
devo ripeterli ogni volta ai poliziotti e ai carabinieri che mi impediscono
l'accesso ai palchi delle manifestazioni o a luoghi pubblici.

Quindi, a meno di non voler espressamente creare una taz dove le regole
sono dettate da una polizia senza divisa che decide chi e' bene e chi e'
male, credo che ci sia bisogno di un diverso approccio con i media
mainstream, che comunque faranno i loro porci comodi, magari ripescando
immagini d'archivio. L'unica cosa che possiamo fare per contrastarli e'
dimostrarci migliori di loro, piu' aperti, piu' tolleranti e piu' furbi,
magari creando qualche installazione-esca particolarmente fotogenica dove
attirare telecamere e macchine fotografiche per lanciare un messaggio
particolare.

Piuttosto che organizzare la polizia interna di sorveglianza, sarebbe
meglio pensare a qualche evento-clou che attiri l'attenzione, concentrando
in determinati momenti della giornata il flusso delle telecamere. Ad
esempio si potrebbe annunciare una distribuzione di Cd con musica scaricata
da internet, oppure l'accensione di una telestreet funzionante durante i
giorni dell'hackmeeting, oppure tante altre cose dove il mainstream si
tuffa a pesce senza sapere di essere caduto in una esca mediatica
funzionale ad un determinato messaggio. Questo mi sembra molto piu'
creativo e costruttivo del progettare accompagnamenti in ospedale.

Scusate se intervengo anche se non c'entro niente.