Regina Pacis, don Cesare Lodeserto si dimette di Flavia Capitani
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Don Cesare Lodeserto si è dimesso da presidente della Fondazione "Regina Pacis" alla quale fanno capo i centri di accoglienza a San Foca di Melendugno (Lecce) ed in Moldavia. E' questo l'ultimo risvolto dell'arresto di don Lodeserto avvenuto venerdì scorso a Verona, mentre il sacerdote tornava dalla Moldavia dove la sua fondazione gestisce una casa-famiglia per bambine di strada. L'arresto era scattato - su ordine della procura della repubblica di Lecce - in seguito alla denuncia di alcune donne vittime di tratta che godono del programma di assistenza e protezione sociale previsto dall'articolo 18 del testo unico sull'immigrazione e vivono in un'altra struttura "di accoglienza", proprio accanto al Cpt. Accuse pesanti quelle contro il sacerdote che ora si trova nel carcere di Verona dove questa mattina verrà interrogato: sequestro di persona, abuso dei mezzi di correzione, minacce e istigazione a delinquere.
L'avvocato di parte civile: "denuce gravissime"
I pubblici ministeri Carolina Elia e Imerio Tramis il 4 marzo scorso avevano fatto perquisire i locali del Centro dove vivono le donne e i carabinieri avevano requisito diversi documenti. Sono pesanti le accuse rivolte a Lodeserto, ma sembra che sia soltanto l'inizio. "Le ragazze hanno denunciato fatti gravissimi e su molti episodi raccontati per ora c'è un riserbo assoluto. Questa è un'indagine blindata, c'è una totale segretezza anche sulla natura delle carte sequestrate" afferma Iside Gergi, avvocato dell'Asgi, l'Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione che si è costituita parte civile nel processo che vede imputato don Cesare e altre 17 persone per sospette lesioni personali e abuso di mezzi di correzione contro 40 cittadini magrebini che avevano provato a scappare dal Regina Pacis.
L'avvocato di don Lodeserto: "Fonti sospette"
Diversa la versione dell'avvocato di Lodeserto, Pasquale Corleto, che assisterà all'interrogatorio nel carcere di Verona: "Bisogna ora vedere se gli episodi riferiti da quelle quattro o cinque donne giustificano le accuse mosse al mio assistito. In realtà sono state ascoltate solamente loro, mentre le altre sessanta che hanno manifestato pubblicamente a favore di don Cesare non sono state sentite". Secondo l'avvocato Corleto "le accuse muovono da fonti sospette, probabilmente manovrate e non genuine" e le carte sequestrate nel centro durante la perquisizione non sono altro che "permessi di soggiorno e documenti che ricostruiscono le entrate e le uscite dall'Italia di queste donne".
Regina Pacis, nuovo direttore
Intanto don Cesare si è dimesso dalla carica di direttore del centro, rimettendo tutto nelle mani dell'arcivescovo di Lecce, Monsignor Ruppi, che ha nominato responsabile della Fondazione don Attilio Mesagne, direttore della Caritas diocesana e dell'ufficio diocesano Migrantes. Il nuovo responsabile ha affermato che proseguirà il lavoro avviato da don Cesare "con la stessa passione, lo stesso entusiasmo e slancio, facendo in modo che quanto svolto in questi ultimi anni non vada perduto".
La Chiesa difende don Cesare
Tutte le autorità ecclesiastiche hanno fatto quadrato intorno a don Cesare: monsignor Ruppi, di cui Cesare Lodeserto è stato segretario particolare fino al 2000, parla di "persecuzione", don Oreste Benzi, presidente dell'associazione Papa Giovanni XXIII, ha dichiarato che "il bene che don Cesare Lodeserto ha compiuto e compie attraverso la sua opera è inestimabile sia in Italia che all'estero". Padre Federico Lombardi, direttore dei programmi di Radio Vaticana, gli ha rinnovato la sua stima e quella della redazione, ricordando che ha "sempre apprezzato e sostenuto cordialmente l'impegno di don Cesare su una frontiera difficilissima".
Don Angelo Cassano: "Serve chiarezza"
La notizia dell'arresto di Lodeserto ha stupito anche don Angelo Cassano, uno dei preti di base che aveva denunciato alla Cei l'anomalia di quel Cpt gestito dalla Curia di Lecce sollecitando una presa di posizione nei confronti di don Cesare: "Sapevamo che delle ragazze che vivevano nel Centro avevano fatto una denuncia in procura, ma certo non ci aspettavamo l'arresto. Vuol dire che questa volta hanno accertato qualcosa di molto grosso. Sono anni che lì dentro avvengono cose gravi e ogni tanto qualcuno viene portato in ospedale. Purtroppo sono notizie che di solito rimangono confinate nelle cronache locali e poi scompaiono. Devo dire che anche in quest'occasione i telegiornali locali e nazionali sono stati un po' ambigui, tutti hanno intervistato il vescovo di Lecce e hanno fatto credere che il centro è stato preso di mira dai manifestanti. E' paradossale: ci sono delle denunce, sono sotto processo e sembrano loro i perseguitati". Don Angelo, che aveva visitato il centro qualche giorno dopo i presunti pestaggi del 2002 e aveva ascoltato le gravi accuse di violenza fatte dai "trattenuti" nel centro, era stato anche richiamato ufficialmente dalle autorità ecclesiastiche per aver mosso accuse a don Cesare. "La verità è che non si possono tenere in piedi questi centri e soprattutto è impensabile che sia la chiesa a gestirli", conslude amaro. (14 marzo 2005 - ore 13.29)
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