posto i documenti preparatori seminario Roma "Fuori Programma. Un cantiere
sul che fare", sottolineando come essi siano stati esclusivamente spunti di
discussione per tutta la giornata.
In quanto tali parziali e discutibili.
Nell'assemblea autoconvocata del 4 febbraio i partecipanti ai lavori dei 4
assi tematici relazioneranno sui lavori, nel frattemp ocercheremo le
sintesi dei lavori che sono state lette all'assemblea plenaria del pomeriggio.
ciao
antonio
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ASSE TEMATICO PACE E SOLIDARIETÀ
Le cause strutturali dell'assenza di pace
L'avvento della guerra globale permanente, che ha colmato il vuoto lasciato
dal fallimento dell'ideologia neoliberista di garantire pace e sviluppo al
mondo intero porta con sè una serie di importanti ripercussioni per chi si
trova a dover costruire un percorso plurale di costruzione attiva della
pace attraverso il diritto e la solidarietà internazionale.
Anzitutto c'è bisogno di far chiarezza su quali siano oggi le minacce alla
pace, sulla loro multidimensionalità e su come i sistemi di governane
globali rischino di adattarsi al mutato panorama piuttosto che
rappresentare un baluardo di legalità internazionale. E' questo il rischio
che molti osservatori ravvedono nelle ipotesi di riforma delle Nazioni
Unire o nella stessa nuova Costituzione Europea.
Uno degli snodi principali riguarda infatti la legittimità dell'uso della
forza, correlata alle nuove pratiche di guerra preventiva, e ad altre quali
quella dell'ingerenza umanitaria che in passato hanno rappresentato un
elemento di forte conflittualità nella sinistra.
Allo stesso tempo, ci troviamo di fronte a guerre atipiche, dove non più
gli stati ma attori non statuali esercitano la forza e la violenza. Questo
è il caso delle guerre nascoste in Africa, spesso alimentate da una spirale
perversa di privatizzazione e commercio illegale di risorse naturali ,
commercio illegale di armi, uso di mercenari. La guerra all'Irak ha invece
portato alla ribalta il ruolo di quei nuovi mercenari , le compagnie
militari privare che sempre più sfuggono al controllo politico ed ai
vincoli fissati dal diritto internazionale.
Altra forma di guerra, non militare, non guerreggiata, è quella che affama
ed uccide milioni di persone, sotto il peso schiacciante del debito estero,
delle iniquità nei sistemi di scambio commerciale, dell'inadeguatezza se
non connivenza delle istituzioni finanziarie internazionali.
Bisogna però fare attenzione a non confondere i livelli: a chi propugna più
mercato e più globalizzazione come soluzione per la pace globale, si deve
contrapporre una soluzione basata sulla riaffermazione e prevalenza del
diritto internazionale, giacchè la giustizia negata o violata rappresenta
la pricipale causa di guerra piuttosto che la povertà. La povertà è semmai
il prodotto collaterale della guerra globale dell'economia e della finanza.
La fine della guerra fredda aveva fatto ben sperare nell'uso del dividendo
di pace, di quelle risorse finanziarie ed economiche finalmente liberare
dal blocco alla corsa agli armamenti. Invece oggi quella corsa prosegue
inalterata, si costruiscono più armi, più sofisticate, l'industria della
difesa è diventata la punta di diamante della politica estera e della
diplomazia. L'ammontare globale di denaro speso in armi e difesa ogni anno
è di 900 miliardi di dollari, contro i 56 spesi in cooperazione
internazionale.
E' evidente che senza la riconversione delle industrie militari, ed una
ambiziosa politica di disarmo la giustizia economica resterà un miraggio.
Le soluzioni possibili ed i nodi da sciogliere a. PREVENZIONE DEI CONFLITTI:
prevenzione dal basso, nonviolenta e non guerra preventiva. Riconoscimento
dei ruolo dei corpi civili di pace, degli enti locali, e della difesa
popolare nonviolenta;
b. DISARMO E MESSA AL BANDO DELLE ARMI CONVENZIONALI:
un mondo libero dal nucleare attraverso la revisione del Trattato di non
proliferazione nucleare, ed il rafforzamento delle Convenzioni sulle armi
chimiche, biologiche e batteriologiche. Le basi NATO ed americane in
Italia: controllo democratico o loro chiusura?
c RIDUZIONE DELLE SPESE MILITARI E CONVERSIONE DELL'INDUSTRIA BELLICA:
costruire un nuovo dividendo di pace, includendo le spese militari nel
patto di stabilità. Quali valutazioni diamo sulla Costituzione Europea, e
sull'Agenzia Europea degli Armamenti? Come risolvere il nesso tra politica
estera e politica commerciale nel settore della difesa?
d REGOLAMENTAZIONE DEL COMMERCIO DI ARMI E DELLE ATTI VITA' DELLE COMPAGNIE
MILITARI PRIVATE:
adozione di una legge sull'esportazione delle anni leggere e sule
intermediazioni, rafforzamento della legge 185/90 e degli standard europei
previsti dal codice di condotta europeo tuttora non vincolante. Promozione
d normative nazionali ed europee sulle compagnie militari private e di un
Trattato Internazionale sul commercio di armi. Divieto di importazione di
risorse provenienti da aree in conflitto;
e. RIFORMA DELLA GOVERNANCE GLOBALE
un radicale ripensamento delle istituzioni internazionali, dalle Nazioni
Unite alle Istituzioni di Bretton Woods (Banca Mondiale e Fondo Monetario
Internazionale) al WTO per costruire istituzioni autenticamente
democratiche, partecipate, che garantiscano la pace e promuovano i diritti
economici, sociali e culturali. Creazione di un Consiglio di Sicurezza
Economico e Sociale.
f. CANCELLA IL DEBITO:
piena applicazione della legge 209/00 senza che ciò comporti una
diminuzione dei fondi per la cooperazione, cancellazione dei debiti
multilaterali per i paesi poveri, introduzione di meccanismi innovativi di
arbitrato internazionale, riconoscimento dell'impagabilità del debito
odioso, ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia per un
pronunciamento sull'illeggitimità del debito estero
g. UNA NUOVA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
riforma della cooperazione italiana ed introduzione di regole
socio-ambientali vincolanti per le attività del settore privato e delle
imprese italiane all'estero nonchè per le istituzioni competenti per
l'internazionalizzazione. Aumento dei fondi di cooperazione fino allo 0,7%
del PIL ed esclusione delle spese di cooperazione e cancellazione del
debito dai parametri del patto di Stabilità. Promozione di forme di
tassazione globale, per finanziare i beni pubblici globali, quali tasse
sulle emissioni di gas-serra, sul commercio di armi e sulle speculazioni
finanziarie (del tipo Tobin Tax)
h. PER UN COMMERCIO INTERNAZIONALE EQUO E GIUSTO
escludere dai negoziati commerciali bilaterali e multilaterali
l'agricoltura ed i servizi, definendo un nuovo regime per il commercio
agricolo che promuova la sovranità alimentare. Restringere progressivamente
le competenze del WTO, fino ad un dissolvimento del suo assetto attuale,
rafforzando al contempo il ruolo delle agenzie specializzate ONU.
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Asse tematico diritti e legalita'
Il gruppo di lavoro si propone di analizzare le cause delle molte,
differenti e progressive forme di esclusione o di limitazione dei diritti
di ittadinanza e le conseguenze che tale processo provoca in termini
generali sia sul piano del restringimento dei diritt per tutti (sociale)
sia su quello culturale. Ma anche consentendo un progressivo scioglimento
semantico che induce a confondere il bisogno/diritto della legalita' con il
bisogno di sicurezza che trova nelle forme di un maggiore controllo sociale
(e quindi di un unteriiore restringimento dell'area die diritti esigibili)
la sua soluzione.
Si tratta di un ambito sempre iu' vasto che fino ad ora non ha trovato
ambiti di analisi e discusisone importanti nei parziali, delegati a a
ssocaizioni o comunque culture con una tradizion e e una sensibilita'
ancora non sufficientemente condivisa da coloro che si battono contro il
neoliberismo.
Ambiti:
Nel gruppo possono essere anallizzate le differneti forme di esigibilita'
dei diritti di cittadinanza con apecifico riferimento al tema dei migranti
sul quale c'e' gia' uan elaborazione piuttosto avanzata e molte proposte
concrete e praticabili sia in negativo che in positivo: chiusura immediata
di tutti i Cpt, pien odiritto di voto peri cittadini "extracomunitari",
riconoscimento del principio di cittadinanza a partire dallo ius solis,
nuova legge per i diritto all'asilo e assistenza, gestione dei permessi di
soggiorno da parte dei comuni...
Una progressiva eslcusione dai diritti di cittadinanza oggi s iverifica
poi, sempre piu' nettamente, nei confronti di chi fa uso di sostanze
illegali a causa anche della legge Fini e alle drammatiche conseguenze che
avrebbe una sua approvazione.
Stessa considerazione cale per quanto riguarda le persone che hanno
problemi di salute mentale che verrebbero frotemente danneggiate (ancora
piu' di quanto non sia gia' oggi) dalle eventuale approvazione della
riforma della legge 180 (Burami Procaccini),
Non dissimile la questione che investe le figure sociali dei cosiddetti
poveri, sia queli "storici" sia quelli che oggi stanno allungando le file
della nuova poverta'; ceti medi senza piu' garanzie e diritti soprattutto
per quant origaurda la salute e l'istruzione, beni comuni inalienabili e
invece sottoposti a una progressiva privatizzazione.
La stretta connessione fra fenomeni di criminalita' organizzata e riduzione
dei diritti di cittadinanza (mafia degli appalti, eco mafie.. ) ripropone
la questione del superamento dlele condizioni anche legislative che
permettono il radicarsi di reti criminali anti democratiche.
Segnaliamo il problema del diritto all'abitare messo in discusisone da
politiche liberiste feroci e da un aumento delle dinamiche di represisone
da parte di diversi poteri forti. Da prendere in considerazione la proposta
che si sta diffondendo in alcuni ambiti, ancora un po' troppo
"specialistici" del canone sociale che potrebbe diventare patrimonio per
una comune campagna. Anceh da questo punto di vista occorre contrastare le
attuali tendenze che afforntano i conflitti sociali come mera questione di
ordine pubblico.
infine noi riteniamo che di tutte queste differenti articolazioni possa
riappropriarsi la societa' civile a condizione che non vengano chiusi
uteriormente gli spazi di agibilita' politica e non subiscano ulteriori
forme di controllo le vertenze che in molti luoghi e su differenti ambiti
stanno emergendo.
ma riteniamo altresi' che la legalita' sia anche un diritto inalienabile e
come tale venga reclamato a partire dall'immediato azzeramento della
produzione legislativa del Governo Berlusconi (leggi vergogna, condoni
fiscali e ambientali ecc.)
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ASSE TEMATICO "BENI COMUNI"
i i
Definizione e doveri verso i "beni comuni" r
Il concetto di "beni comuni" in economia, indica originariamente quei beni
quali le risorse naturali (acqua, la fauna, ecc.) esauribili, dal cui
sfruttamento nessuno può essere escluso. I beni comuni sono anche definiti
più precisamente come "beni di proprietà comune" - il che non va confuso
con la proprietà pubblica, cioè dello Stato o altra istituzione pubblica.
Pertanto il problema originario dei beni comuni era quello di stabilire
delle regole che permettessero l'uso tendenzialmente universale della
risorsa prevenendone l'esaurimento. Un esempio è la legge che istituisce il
fermo biologico nella pesca.
Tuttavia, con il tempo, il concetto si è allargato, e con esso gli obblighi
che derivano dallo sfruttamento dei beni comuni, innovando con un valore
aggiunto gli approcci e le soluzioni proposte dal movimento ambientalista.
Considerando ad esempio l'aria, essa poteva dirsi inesauribile prima
dell'era industriale: oggi, invece, l'inquinamento ne compromette la
qualità e la possibilità di "sfruttarla" per la vita, in quanto troppo
"sfruttata" come deposito di scorie. Inoltre i processi di privatizzazione
di alcuni servizi che distribuiscono i beni comuni mettono a rischio
l'accesso universale agli stessi. Quindi si può affermare che la tutela dei
beni comuni oggi implichi:
· la prevenzione dell'esaurimento;
· il mantenimento della qualità originaria;
· il mantenimento - o addirittura l'incremento - della disponibilità della
risorsa, stante l'incremento demografico e dei consumi;
· l'accesso universale;
· la difesa della proprietà comune del bene.
· Il recupero del controllo democratico sulla loro destinazione d'uso e
gestione
Criticità attuali
La maggiore criticità attualmente è rappresentata dall'acqua, bene comune
per eccellenza in quanto assolutamente indispensabile alla vita. Difatti,
sebbene ovviamente nessuno abbia mai proposto la privatizzazione della
risorsa in sé, i processi di privatizzazione che coinvolgono le reti
idriche nei fatti compromettono lo status di bene comune: dove gli
acquedotti sono stati privatizzati, infatti, la logica del profitto ha
portato a consistenti aumenti delle tariffe, ad un peggioramento della
qualità dell'acqua erogata, all'esclusione dei morosi e delle fasce sociali
più deboli. Inoltre nei paesi più poveri l'accesso all'acqua è divenuto
motivo di conflitti armati ("le guerre dell'acqua"). Per non parlare del
processo di "colonizzazione" che i paesi ricchi hanno attuato nei riguardi
della risorsa nei paesi poveri, dove la maggior parte degli acquedotti è
infatti in mano a società europee e americane.
Sulla liberalizzazione dei servizi pubblici (tra cui l'acqua) sono in corso
accordi internazionali (il GATS - General Agreement on Trade ori Services)
che tendono a due obiettivi fondamentali:
- rendere i servizi pubblici (compresa l'istruzione, la sanità, la
distribuzione di acqua, gas,
elettricità, ecc.) aperti alla concorrenza internazionale e, di conseguenza...
- privatizzare i servizi pubblici.
La stessa Unione Europea, ispirandosi all'analisi ed alle proposte della
Banca mondiale continua a propugnare la liberalizzazione e privatizzazione
dei beni comuni come condizionalità negli scambi commerciali, come risulta
dai negoziati con i paesi ACP e Mercosur.
L'altra criticità riguarda - come accennato - i servizi che assicurano, più
che dei "beni comuni", il "bene comune": l'istruzione, la sanità,
l'assistenza e la previdenza sociale.
Last but not least, un capitolo particolarmente significativo è quello
della Conoscenza come bene comune: la brevettazione delle idee (il
software, in particolare), l'estensione del copyright ai
contenuti digitali, le politiche che più in generale tendono a rendere
reato la condivisione delle conoscenze, la brevettazione delle formule
chimiche (e quindi dei principii attivi dei farmaci), la
brevettazione del codice genetico fino alla cosiddetta biopirateria,
pongono un forte interrogativo sul futuro del progresso scientifico e
tecnologico, con tutte le ricadute facilmente immaginabili
sull'intera umanità.
Ultimo ma non da meno, il tema dei beni comuni sottende ad un recupero di
modelli di compartecipazione e decisionali di democrazia diretta,
partecipativa, per quelle tutti coloro che
hanno diritto all'accesso aperto ed al godimento dei beni comuni, siano
esse municipalità o gruppi e reti cittadine, soggetti singoli o collettivi
Azioni
La lotta contro gli accordi internazionali su beni e servizi, e in misura
minore ma significativa contro le norme che limitano la condivisione delle
conoscenze, sono state e saranno sempre più al
centro dell'azione politica dell'arcipelago alter-global.
Compito della sinistra politica è quello di tradurre nella sfera
istituzionale ciò che oramai è divenuto quasi luogo comune: la
globalizzazione neoliberista ha delle alternative possibili.
Si possono individuare alcuni assi di azione particolarmente significativi:
- la difesa dell'ambiente, attuando un profondo e radicale ripensamento di
quelle tendenze "sviluppiste" che pure hanno significato molto a sinistra;
- la tutela stringente delle risorse alimentari e l'introduzione, anche
giuridica, del concetto di sovranità alimentare;
- l'opposizione agli Ogni ad uso alimentare, sia in ottemperanza al
principio di precauzione sia attraverso la scelta strategica delle
produzioni tipiche e del biologiche;
- l'obbligo per il settore primario (agricoltura, pesca, allevamento,
estrazione, ecc.) del rispetto dei cicli biologici e dell'equilibrio naturale;
- l'opposizione ai processi di privatizzazione dei servizi essenziali a
livello internazionale, nazionale e locale: tale battaglia va condotta a
tutti i livelli senza cadere nella trappola di chi considera ineluttabili
certe decisioni locali in quanto effetto meccanico di decisioni prese a
livello internazionale o nazionale;
- recupero dei beni comuni, tra l'altro attraverso la ripubblicizzazione di
servizi pubblici essenziali privatizzati
- la promozione di un "senso comune" contrapposto alla vulgata neoliberista
sulle privatizzazioni; - l'elaborazione di modelli di gestione pubblica
efficaci ed efficienti;
- campagne mirate sul Welfare state;
- l'opposizione alle normative che tendono a criminalizzare la condivisione
delle conoscenze - la promozione del software libero
- l'opposizione ai brevetti sulle idee e sul codice genetico e un regime
speciale che regoli il brevetto dei farmaci volto ad assicurare cure
adeguate a tutti gli esseri umani;
- la riforma dei diritto d'autore e del copyright ed affermazione dei
creative commons e del copyleft - ritiro della direttiva Bolkestein, ed
abbandono della privatizzazione dei beni comuni come
condizionalità per l'accesso all'aiuto pubblico allo sviluppo, alla
cancellazione del debito estero, o all'apertura dei mercati alle merci
provenienti dai paesi del Sud del mondo.
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Asse tematico
"Sviluppo e diritti"
Analisi generale
In questi ultimi decenni tre forze hanno principalmente agito nel
definire, orientare e caratterizzare l'idea attuale di sviluppo economico e
oa}
sociale: e
- una valanga tecnologica che ha mutato la dimensione dello
spazio, dei tempi, della materialità dei fattori di valore (e di consumo) e
che ha favorito una polarizzazione nella nuova
divisione internazionale del lavoro e delle conoscenze, innescando nuovi
processi di redistribuzione negativa dei redditi e dei diritti sociali,
tanto nei paesi ricchi che in quelli c.d. in via di sviluppo. In Italia,
specificatamente, l'emergere di una grande questione salariale, testimonia
di come siano cresciute le disuguaglianze e le povertà in questi ultimi anni;
- una omogeneizzazione dei mercati nazionali e continentali dopo la caduta
(o evoluzione, vedi la Cina) delle c.d. economie socialiste, con una
prevalenza della finanziarizzazione dei flussi di capitale;
- una erosione a livelli critici delle risorse ambientali con fenomeni di
nuova spoliazione dei beni comuni vitali e con un rischio immediato di
instabilità energetica (rappresentata dal picco estrattivo delle risorse
petrolifere che potrebbe manifestarsi tra il 2008 e il 2014)
La mancanza di una consapevole e decisa azione di contrasto e ri
orientamento dei processi di
sviluppo ha quindi lasciato mano libera ad una concezione della crescita (e
delle sue coordinate
fondamentali; quale crescita, prodotta come, a vantaggio di chi, con quali
elementi portanti)
comunemente detta "neo liberista", cui tratto politico distintivo è la
diminuzione degli spazi reali di
democrazia (intendendosi per democrazia quella politica, ma anche quella
economica e sociale).
Concetti chiave
Si pone oggi con drammatica urgenza la questione di quali idee, quali
proposte, quali forze
nazionali ed internazionali organizzare e mettere in campo per delineare:
a) una concezione critica dello sviluppo che sia in "re ipsa" non
accumulazione indistinta di ricchezza, ma ampliamento dei diritti,
ampliamento delle forme e degli strumenti per l'uguaglianza, ampliamento
del benessere sociale e degli strumenti di partecipazione alle scelte
economiche;
b) una teoria critica dello sviluppo che metta al centro le contraddizioni
oggi presenti tra le nuove forme del valore del capitale (materiale e
immateriale) e lavoro. Intendendo per "lavoro" non solo la funzione sociale
del fare, come strumento redistributivo (piena e buona occupazione), ma la
sua centralità nei processi sociali quale mezzo per garantire emancipazione
e partecipazione. Occorre rilanciare una concezione critica dello sviluppo
in grado di connettere le forme di accrescimento della ricchezza secondo
una definizione più ampia della stessa (ricchezza produttiva e ricadute
sociali) con un ampliamento degli spazi democratici (nella programmazione,
nei luoghi del produrre, nei contesti territoriali dove si generano i
processi sociali collegati). Lo sviluppo, come superamento delle povertà
materiali e culturali, è quindi strumento da misurare in funzione prima di
tutto della redistribuzione di sicurezza sociale che è in grado di generare
(stabilità occupazionale, universalità degli strumenti di inclusione e
protezione, nuova questione meridionale);
c) un modello di crescita non meramente quantitativo che assuma la sfida
della divisione dei lavoro a livello internazionale a partire dalla
capacità di orientare la salvaguardia, il rilancio, la trasformazione degli
asset produttivi (industriali, agricoli, dei servizi) centrali per la
creazione del massimo valore aggiunto possibile, sul piano dell'innovazione
di processo, prodotto e organizzativo, al fine di alimentare circuiti di
espansione delle conoscenze, dei saperi, delle capacità individuali;
d) un'assunzione dell'intervento sociale come investimento di "sviluppo"
(nella nuova concezione qui abbozzata) delle tre aree strategiche: sapere,
salute, benessere ambientale. Aree su cui sperimentare ed esercitare forme
liberate di nuova democrazia (dalla partecipazione attiva dei lavoratori in
relazione alle ricadute sociali del produrre, alle modalità di auto
organizzazione dei bisogni sociali dei cittadini)
Prime proposte programmatiche
1) Modifica delle rigidità dei parametri di Maastricht secondo nuovi e
specifici indicatori macro economici per misurare, orientare e definire lo
sviluppo anche in relazione alle dinamiche di indebitamento connesse dal
patto europeo di stabilità. Accanto al PIL produttivo occorre sviluppare un
PIL del sapere, un PIL della salute e dell'ambiente, un PIL della
democrazia: ovvero quanto si spende e si investe in sapere, salute,
strumenti di partecipazione, secondo una lettura evolutiva dell'Indice
Sperimentale del Benessere.
2) Centralità del valore sociale del lavoro e dell'innovazione
organizzativa dei sistemi imprenditoriali (bisogna passare dalla
flessibilità del lavoro alla flessibilità dell'impresa): abolizione della
legge 30, definizione di un costo del lavoro per i contratti c.d. atipici
che sia superiore (anche in termini di assicurazione sociale e
previdenziale) al costo lavoro del contratto a tempo indeterminato,
riconoscimento di diritti formativi ed economici garantiti come diritti di
cittadinanza, universalizzazione degli ammortizzatori sociali, emanazione
di una legge sulla rappresentanza sindacale, introduzione di possibili
forme di reddito di cittadinanza.
3) Uno shock culturale per ampliare saperi e conoscenze: una percentuale
del Pil Produttivo, superiore alla media europea, deve essere
immediatamente destinata alla ricerca pubblica (anche per superare i
ritardi accumulati nel tempo); occorre garantire il diritto a 150 ore di
formazione permanente per tutti i cittadini; l'accesso alle nuove
tecnologie va riconosciuto come novello diritto sancito costituzionalmente
(digital divide, cultural divide); occorre creare un Agenzia pubblica unica
(sul modello francese) per l'introduzione di innovazioni di processo,
prodotto e organizzative nel sistema produttivo italiano con primo
obiettivo la riduzione del nanismo aziendale; l'intero sistema degli
incentivi economici, fiscali e normativi pubblici va rimodulato al fine di
sviluppare processi cooperativi tra imprese e incentivare al contempo forme
di contrattazione sindacale più avanzate. La crisi di specifici settori
produttivi può essere risolta solo con interventi radicali e rivolti al
futuro, come per il rilancio della Fiat che potrebbe passare attraverso
l'incentivazione forte dell'auto all'idrogeno.
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