Autore: ugo Data: Oggetto: [NuovoLaboratorio] Dal Manifesto del 14/12/2004
IL GENERALE E LA STORIA
LUIS SEPULVEDA
Pinochet può essere processato per gli assassini ordinati durante l'esecuzione
della «Operazione Condor», un piano di terrorismo internazionale ideato
da lui stesso, dal dittatore argentino Videla, dal boliviano Banzer e dal
paraguayano Stroessner, il cui obiettivo era assassinare gli oppositori
politici al di là delle frontiere nazionali E lo fecero perfino negli Stati
uniti dove, con la complicità della Cia, assassinarono Orlando Letelier,
ex ministro degli esteri di Salvador Allende e la sua segretaria nord-americana,
una ragazza di nome Ronnie Moffit
Questo è storia recente, l'abbiamo ripetuta tante volte ma siamo sempre
andati a sbattere contro la maledetta complicità dei giudici cileni con
la dittatura di Pinochet Tutto il potere giudiziario cileno, in attività
fra il 73 e l'80, fu costituito da prevaricatori, da personaggi indegni
di esercitare il lavoro di giudici, di rappresentanti della legge. Un giorno
dovranno anche loro finire sotto processo.
Anche questo è storia recente, e il desiderio di giustizia del popolo cileno
si mitre di questa storia.
Poche settimane fa, a Santiago del Cile, sono stato a una riunione dei miei
compagni della Guardia del presidente Salvador Allende, con i quali condivisi
l'enorme onore di vegliare sulla sicurezza del companiero Presidente. Ci
siamo ritrovati fra abbracci e scherzi sui nostri capelli bianchi o perduti,
sui chili di troppo, noi sopra-. vissuti, perché furono molti di più gli
integranti del Gap che morirono lottando nella Moneda, e ancora di più quelli
che scomparvero dopo essere stati atrocemente torturati nella caserma del
reggimento Tacna di Santiago-
Fra le altre cose abbiamo parlato di quel che sta succedendo in Cile a partire
dal rapporto sulla tortura, sull'orrore e il terrore sistematizzati che,
durante i 17 anni della dittatura, furono l'unico modo di agire dei militari
e delle forze di sicurezza. Il Gap era formato dai migliori «quadri politici»
e tuttavia, pur con il passare del tempo, ci confortava constatare che continuavamo
a essere persone, militanti, capaci di analizzare la realtà con la generosità
e la passione di trent'anni prima. Anche questo è storia.
I miei compagni del Gap assolsero un onorevole compito imposto dalla nostra
costituzione dello Stato cileno, che ci obbligava a prendere le armi per
impedire la rottura istituzionale e l'affermazione di una dittatura. Anche
questo è storia.
Ieri, che era lunedì e che è inverno in Europa, la stampa informava che
il giudice Juan Guzman, un giudice decente, almeno uno, ha deciso di processare
Pinochet per le sue responsabilità criminali nella «Operazione Condor»,
però i suoi difensori, capeggiati da un terrorista chiamato Pablo Rodriguez,
uno degli assassini del generale Rene Schneider, comandante in capo dell'esercito
cileno quando Al-lende e l'Unità popolare vinsero le elezioni nel 70, ha
annunciato che presenterà un ricorso per evitare il processo al suo cliente.
Durante la dittatura, i familiari dei detenuti, dei desaparecidos, dei torturati,
degli assassinati presentarono più di quindicimila ricorsi ai tribunali
cileni, e non ne fu accolto nessuno. Anche questo è storia.
La giustizia cilena ha oggi l'opportunità di cominciare a lavarsi la faccia,
negando l'appello a Pinochet e permettendo di portarlo alla sbarra. Il castigo
sarà minimo, perché la giustizia cilena impedisce che un anziano finisca
in carcere, e così deve essere, questo è legale, questo è umano, però il
processo a Pinochet ha un valore che va oltre della sanzione: permetterà
di conoscere la verità sui molti assassina, e i nomi degli assassini.
Come molti cileni, anch'io auguro lunga vita a Pinochet, voglio vederlo
spogliato di tutti i beni che ha rubato e che secondo i rapporti della
banca Riggs ammontano a più di di ciotto milioni di dollari in conti segreti.
Quella rovina umana, questo avanzo della natura è un pugno di merda, che
non merita la minor considerazione né la minima compassione.
Sono altri i punti che occupano oggi e devono occupare l'attenzione dei
cileni. Uno è la speranza reale, sincera, piena di emozione, che crea la
candidatura di Michelle Bachelet alla presidenza della repubblica, una compagna
serena e brillante che incarna il meglio della nostra tradizione politica
e che conta con la simpatia, l'affetto e l'appoggio del 70% delle cilene
e dei cileni. E un altro punto si chiama vita, la vita stessa, che abbiamo
cominciato a ricostruire secondo i nostri sogni di libertà.
Ho ancora negli occhi l'ultimo giorno con i miei compagni del Gap a El Canaveral,
nella casa persa fra monti, boschi e fiumi dove ricevemmo l'addestramento
necessario per difendere la vita del nostro caro companero Presidente. Là,
fra uomini temprati al combattimento, brillava la luce infinita della solidarietà:
tutti si preoccupavano per la mia compagna, perché Carmen era passata per
Villa Grimaldi, il luogo dove fu torturata insieme ad altre centinaia di
ragazze e ragazzi. Le stavano tutti intorno, l'abbracciavano, le davano
l'affetto forte dei militanti, la fiera tenerzza dei lottatori, la dolce
ferocia dei valorosi.
Con questo ricordo, che cazzo m'importa della sorte di Pinochet? E anche
questo è storia.