[NuovoLaboratorio] perplessità

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72 risposte - fino a questo momento.

Molte a livello personale e per vie traverse - altre in lista ?nuovo laboratorio?
- qualche cosa in Indimedia e molte sul sito di Bella Ciao.

Questo non vuol dire che io abbia scritto delle cose giuste e/o intelligenti.
Vuol solo dire che c?è voglia di discutere, su queste tematiche e anche
su altre.

Ricapitolo per chiarire meglio le posizioni in campo.

All?indomani dell?azione romana dei Disobbedienti ho scritto una mail dove
esprimevo alcune perplessità.
Dicevo che non mi sembrava utile ripercorrere strade già percorse negli
anni ?70 e presto degenerate - attribuendo ai nuovi espropriatori il titolo
di ?vice-proletari? - che agiscono in nome e per conto di un fantomatico
movimento che non esiste.

Non condannavo queste azioni nella loro radice, che è naturale - ciclica
e ben motivata.
Ne individuavo l?artificiosità che mi è sembrata essere nostalgica e imitatoria.

Individuavo - nella mancanza di continuità politica e di radicamento nel
reale - il vero male da combattere per ricucire quel ruolo che la sinistra
ha sempre pensato di avere come traino (ed esperienza organizzativa) nei
confronti delle masse di sfruttati a qualsiasi livello: di reddito, razziale
(secondo l?accezione borghese), di genere, di censo, di credo, di condizione
esistenziale.

Criticavo questa prassi proponendone una analisi mediologica, cioè individuandone
l?impatto più mediatico che sostanziale - infatti - chi partecipa a queste
azioni è un aderente ad un gruppo politico ben definito. Non siamo di fronte
ad azioni di massa che nascono da una discussione o da un sentimento così
diffusi da sfociare in un riot spontaneo e incontrollato.

Proponevo due cose sostanziali:
- Primo, la necessità di ritornare alla politica di strada.
- Secondo, la necessità di una rivoluzione interna alla sinistra e ad ogni
singolo individuo che possa ritenersi portatore di istanze progressiste.

Ora - non ritenendomi un nostalgico della militanza dei tempi che furono,
né tantomeno un ideologo transfugato in terra di Lutetia - mi chiedo alcune
cose molto semplici e comprensibili da tutti col minimo sforzo.

Questo esercizio di esproprio è riproducibile?

Questa prassi si estenderà con le dovute caratteristiche di consapevolezza
che sarebbero auspicabili?

Purtroppo la mia formazione comporta inevitabilmente il dubbio che tutto
ciò resterà nella memoria di ?pochi? come un momento di epica posticcia
bastante a sé stesso.

L?esproprio romano non avrà alcun seguito - se non qualche colpo di coda
- e tutto ciò otterrà come unico traguardo l?acuirsi dei sistemi del controllo
sociale oltre che di nuove legislazioni repressive.
L?esempio resterà muto non per difetto di emulazione.
Resterà attonito per effetto della repressione.

E tutto ciò non perché si è commesso un delitto contro la proprietà - ma
perché a commeterlo sono stati pochi - e ben individuati - ?sedicenti? avanguardie
di un movimento che non esiste.

Sicuramente si verificheranno episodi similari. Espropri e rivolte locali
con aspetti di ambiguità poco decifrabili. Vorrei ricordare ad esempio la
rivolta di Reggio Calabria dei primi anni settanta che potrebbe avere caratteristiche
di stampo populista molto simili.

Rendiamoci conto di questo piccolo concetto - che è - e resterà - essenziale
nel futuro della nostra storia.

Non esiste nessun movimento che sta facendo alcuna cosa fino a quando non
verrà effettuata una rivoluzione che coinvolga in prima istanza gli aspiranti
partecipanti ad esso.

I centri sociali non sono il motore di nessuna aggregazione che possa offrire
una proposta complessiva di alternativa politica - o anche semplicemente
esistenziale - che possa tradursi in una prassi cosciente di vaste masse
di cittadini.

Penso che ci si stia avviandio verso un tipo di società dove non possano
esistere forme di organizzazione del dissenso che abbiano una direzione
?etica? di qualsiasi tipo.

Ciò che ci prospetta il futuro saranno solo proposte di minoranze attive
che sempre di più rappresenteranno solo sé stesse.
A fianco di questo stato di cose ci saranno ?momenti? di rivolta spontanea,
incontrollate e velleitarie - prive di un qualsiasi momento tattico, perché
vincolate da esigenze materiali contingenti, limitate nel tempo e negli
obiettivi. Quindi senza alcun respiro e ?passo? strategico.

Ribellioni che finiscono nel nulla e previste come un male endemico - minore
- da qualsiasi tipo di governo, anche sedicente progressista e di sinistra.

ciao a tutti
Riccardo Navone