GLI ALBERI DI WANGARI
Il Premio Nobel per la Pace a Wangari Maathai non è solo il giusto
riconoscimento di una donna impegnata sul fronte della pace e dell'ambiente
in un continente complicato e complesso come quello africano. Wangari
Maathai rappresenta anche un modello d'azione politica che noi
ambientalisti vorremmo veder applicato in tutti i paesi del mondo e che
giudichiamo assai positivo che si sia riuscito a realizzare in Africa.
Le notizie che arrivano da quel continente in questi giorni non sono
positive. Le crisi "storiche" africane, come l'acqua e l'Aids, continuano a
non trovare soluzioni e nuovi focolai di tensione divampano come dimostra
la crisi della Costa d'Avorio.
Che l'Africa nel suo complesso viva ormai da decenni una fase d'instabilità
politica ed economica non è una novità. La novità, cosa che il Nobel per la
Pace a Wangari Maathai ha solo portato sotto i riflettori dei media
internazionali, è rappresentata dal ruolo che l'attivista/viceministro svolge.
Donna, pacifista ed ambientalista, oggi, Wangari Maathai è chiamata a
svolgere il difficile ruolo di chi dall'opposizione passa ad assumere
responsabilità di governo, e si trova a dove svolgere attività di
mediazione e dialogo. Come viceministro dell'Ambiente del Kenia, per
esempio, si trova a dover decidere in merito ad una più equilibrata
politica di sfruttamento delle risorse minerarie del paese e a mediare le
esigenze ambientali con quelle occupazionali.
Siamo convinti che il suo radicamento nella società civile africana, la
conoscenza del ruolo delle donne in quella società, la sua preparazione
scientifica e l'impegno civile renderanno possibili a Wangari Maathai di
duplicare in campo istituzionale i successi che ha avuto come ambientalista.
Ma il Premio Nobel per la Pace ha avuto anche un altro significato: quello
di dare visibilità ad una nuova classe dirigente africana, di cui Wangari
Maathai è solo tra le punte di un iceberg. Chi pensa che l'Africa sia un
continente alla deriva per il quale non è più possibile nulla è stato
smentito. Certo i dirigenti africani di domani si trovano spesso
nell'impossibilità di formarsi appieno e di agire, per le drammatiche
condizioni sociali nelle quali versano molti paesi del continente e proprio
per questo motivo devono essere aiutati offrendo loro gli strumenti
politici, l'informazione e le best pratices, per permettere uno sviluppo
socioeconomico sostenibile.
Il senso di responsabilità globale deve portarci senza indugi ad impegnarci
direttamente, ad accompagnare le migliori esperienze locali e a pressare il
Nord affinché rispetti le promesse fatte nei vertici internazionali.
A cominciare dall'Europa.
Elio Pacilio
Vice Presidente Esecutivo Green Cross Italia
---
Associazione Verdi Ambiente e Società (VAS) ONLUS
Circolo di Lucca ->
www.vas.luccanet.com