Autor: Andrea Agostini Data: Assumpte: [NuovoLaboratorio] sequestrato megaimpianto di rifiuti
dal corriere.it
mercoledi 19 ottobre 2004
Lo sta realizzando l'azienda al centro dello scandalo dei fanghi cancerogeni
dispersi nelle coltivazioni
Sequestrato il megaimpianto dei rifiuti
Puglia: la struttura più grande d'Europa costruita in una zona protetta
DAL NOSTRO INVIATO
ALTOPIANO DELLE MURGE (Bari) - Tutto procedeva a meraviglia. Fino a ieri,
quando la Procura di Bari ha disposto l'ovvio, atteso, inevitabile sequestro
del «mostro», il più grande impianto d'Europa di fertilizzanti ottenuti da
rifiuti, grosso 68 mila metri quadrati per 150 mila metri cubi.
Un anno fa, quando scoppiò lo scandalo dei fanghi cancerogeni «smaltiti» per
centinaia di migliaia di tonnellate sull'altopiano, che è pure Parco
nazionale, un po' tutti, ovviamente costernati, tra una marcia e un comizio,
un proclama e un passaggio in tv, dissero: accerteremo, provvederemo. Ma
soprattutto: bonificheremo ciò che è stato sporcato e sospenderemo la
costruzione del «mostro», non solo perché realizzato dalla stessa impresa
accusata (e in un altro processo condannata) per aver sporcato, la Tersan
Puglia e Sud Italia Spa, ma anche perché quell'impianto è fortemente
sospettato di essere una finta struttura di compostaggio (che invece è tra
le migliori tecniche di smaltimento).
Un anno dopo, la bonifica delle centinaia di ettari coltivati a grano e
destinati a pascolo non è stata ancora avviata ma, cosa singolare, è stata
affidata agli stessi proprietari delle aree contaminate, che secondo gli
inquirenti sarebbero stati pagati per lo smaltimento illegale dei fanghi
cancerogeni provenienti per lo più dai distretti conciari della Toscana.
Altrettanto singolare è che il Commissario delegato all'emergenza ambientale
in Puglia, il «governatore» Raffaele Fitto, abbia nominato presidente del
Comitato scientifico per la bonifica il signor Onofrio Lattarulo, che,
diciamo così, non è propriamente una garanzia. Lattarulo, infatti, come
dirigente alla prevenzione dell'Asl Bari/4, nonché consulente tecnico della
Procura di Bari, è imputato di aver falsificato le analisi sui fanghi
tossici movimentati da Tersan, di aver cercato di aiutare il patron dell'
azienda, Silvestro Delle Foglie, a eludere i controlli e di aver mentito ai
pm. Ma tutto questo non ha impedito che Lattarulo sia stato anche promosso:
gli è stata affidata la direzione scientifica dell'Arpa, l'agenzia regionale
di protezione ambientale.
Spostiamoci ora sull'altro fronte, quello del megaimpianto che si è riusciti
quasi a completare sulla statale Bari-Matera e che la Tersan Spa, forse in
omaggio ai miti greci, ha denominato «Prometeo». La domanda è: com'è
possibile che nessuno, anche dopo che è scoppiato lo scandalo, abbia mosso
un dito per chiedere che la costruzione di quell'impianto da 800 tonnellate
al giorno venisse almeno sospesa, nonostante la mole impressionante di
perizie e sentenze? Non sembra ci volesse Zeus per dire di no a «Prometeo».
E invece. Non solo l'impianto sorge in una Zona di protezione speciale e non
ha le autorizzazioni previste, ma vede anche Tersan Spa operare tramite il
suo amministratore unico, la signora Cirone, moglie di Delle Foglie, che era
stata dichiarata fallita e quindi non avrebbe potuto né assumere l'incarico
societario, né stipulare atti giuridicamente validi. Eppure, l'operazione
Prometeo viene finanziata con soldi pubblici (2,2 miliardi di lire grazie
alla legge 488 del 1992).
Ma l'atto forse più grave è la delibera di quattro anni fa della Provincia
di Bari (centrosinistra guidato da Marcello Vernola, che ora se ne è andato
a fare l'europarlamentare per Forza Italia), con cui si autorizzava
Tersan-Prometeo a produrre fertilizzanti biologici anche con i fanghi
contenenti cromo, che tutta la letteratura scientifica indica fino alla noia
come irrecuperabili.
Nel frattempo, sull'altopiano delle Murge impazzava lo «spietramento», cioè
la frantumazione della millenaria pietra carsica in poltiglia «coltivabile»,
un'attività che definire devastante è un eufemismo. E cosa accade? Che nasce
un'altra società, Silva, la cui sede è negli uffici Tersan e ha come soci la
figlia di Silvestro Delle Foglie, Claudia, e la moglie di Vincenzo Nuzzi,
dirigente regionale del settore che dà le autorizzazioni agli spietramenti.
La Silva acquista duecento ettari di terra e, chissà come, in quell'area
finiscono i rifiuti trafficati illegalmente da Tersan.
Si ribella la Lipu (Lega protezione uccelli), per i pericoli che corrono «i
falchi di Federico II» e cita per danni ambientali la Regione Puglia. Ma il
giudice Giuseppe Rana, un mese fa, cioè quattro anni dopo, decide che sullo
spietramento (che favorisce il percolamento nella falda profonda) «non c'è
un interesse legittimo vero e proprio, ma solo un generico interesse di
fatto all'attuazione di una politica di salvaguardia». La Lipu naturalmente
presenta appello, che, spera, venga deciso un po' prima dei quattro anni
occorsi a Rana.
La Provincia, intanto, per il megaimpianto si rimette alle decisioni di un
comitato tecnico-scientifico da essa stessa nominato «per riesaminare il
caso». E il comitato si fa voler bene, rinviando la «decisione
indifferibile» dall'11 giugno (c'erano le elezioni e un altro fervore) al 9
settembre 2004, e poi al 6 febbraio 2005. Eppure, il neopresidente della
giunta provinciale di centrosinistra, il pastaio Vincenzo Divella, si era
mostrato molto preoccupato per tutti quei campi di grano contaminati.
Chissà, forse la Provincia aspettava di vedere cosa faceva la Regione, e
tutt'e due guardavano ai magistrati. Fatto sta che mentre a Roma si
discuteva, Sagunto veniva espugnata, e Prometeo, lavorando anche di notte,
sotto la luce di potenti fari, cresceva ogni giorno di più, condono sì o
condono no.