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Venerdì 8 Ottobre 2004

Amianto Fincantieri, sentenza martedì Chiesti nove mesi per tre dirigenti
Morì un operaio. La parte civile vuole una provvisionale di 25.000 euro

Chiavari Capolinea. Martedì, di fronte al giudice monocratico Antonella
Bernocco, ci sarà spazio per le controrepliche, poi arriverà il giudizio.
Sono state invece state celebrate ieri le arringhe finali da parte dei pm
Gabriella Dotto e Anita Liporace, dell'avvocato di parte civile Angelo Paone
e di quello della difesa Corrado Pagano sulla vicenda della morte di Giorgio
Tacchini, ex tubista della Fincantieri di Riva Trigoso. Sul banco degli
imputati, con l'accusa di omicidio colposo siedono tre ex direttori dello
stabilimento: Pietro Orlando, Mario De Negri e Lorenzo Viacava. La posizione
del quarto accusato, Raniero Fabbri, è venuta a decadere in quanto l'uomo è
deceduto.
Secondo l'autopsia, Tacchini è morto di mesotelioma pleurico destro, che per
l'accusa è da addebitarsi al fatto di aver respirato per trent'anni,
dall'assunzione nel '67 alla morte nel '97, polveri d'amianto. Perché
l'azienda non avrebbe predisposto misure di sicurezza quantunque la
pericolosità dell'amianto fosse nota. Sostenendo un nesso causale, e
ricordando che dal '95 al 2001 sono stati 26 i decessi per mesotelioma fra
gli ex dipendenti della Fincantieri, il pm ha chiesto per tutti gli imputati
una condanna a nove mesi.
A questa si è aggiunta la richiesta di un risarcimento danni da parte
dell'avvocato Paone per la parte civile. Danni da liquidarsi in separato
giudizio ma con una provvisionale di 25.000 euro. Paone ha sottolineato come
si sapesse fin dagli anni '40 che l'amianto era a rischio per l'asbestosi, e
dagli anni '60 si sapeva dei rischi di mesotelioma. Ha aggiunto che in
Liguria non esiste una giurisprudenza di condanne per amianto, ma ve ne sono
numerose a Crema, Bergamo, Torino e Venezia, confermate in Cassazione.
L'avvocato Pagano ha respinto ogni addebito, sostenendo che l'amianto è
ubiquo perché era utilizzato ovunque, dunque è difficile provare che la
malattia sia stata contratta sul posto di lavoro. Ha aggiunto che all'epoca
sono stati effettuati controlli, ma che i controllori che hanno testimoniato
per l'accusa non sono mai intervenuti, o per imperizia o perché non ve ne
era il caso. Martedìè attesa la sentenza.

Giuliano Gnecco