COMITATO VERITA' GIUSTIZIA PER GENOVA
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comunicato stampa
DIAZ, RASSEGNATI ALLA CADUTA DEI DIRITTI?
L'esposizione delle accuse da parte del pm Enrico Zucca, durante l'udienza preliminare per il processo sui fatti della Diaz, porta in primo piano una realtà assolutamente senza precedenti, con una quantità di elementi gravissimi per la credibilità della polizia di Stato e del nostro stesso ordinamento democratico, che ci permettiamo di segnalare a chi non abbia letto la memoria, né i resoconti - peraltro molto scarni e poco visibili - sui quotidiani di oggi.
1) Il blitz alla Diaz è descritto come una "eccezionale debacle sul piano giudiziario": 93 arresti ingiustificati, il pestaggio immotivato di 83 persone, la "totale estraneità degli arrestati agli addebiti";
2) L'irruzione è stata decisa e attuata - secondo i pm - per arrivare a una sorta di "riscatto finale", per "pareggiare la partita" con i reati commessi da "frange estremistiche durante le manifestazioni". In particolare i pm fanno notare che ci si è posti un obiettivo di tipo politico: "una perquisizione di massa proprio nei centri di organizzazione della contestazione al vertice G8" (appunto la scuola Diaz-Pertini e la Pascoli, proprio di fronte);
3) Il ruolo degli alti dirigenti di polizia presenti al blitz è valutato in termini assolutamente allarmanti. La presenza del prefetto La Barbera, per i pm viene vissuta dagli agenti come la conferma della "presenza di un obiettivo, da raggiungere con iniziative di rilievo, anche eclatanti". I massimi dirigenti oggi imputati, a cominciare da Francesco Gratteri e Giovanni Luperi, vengono citati per il loro tentativo di "scaricare la responsabilità piena dell'operazione sugli ufficiali di polizia giudiziaria". I pm fanno anche notare che "nessun funzionario ha ammesso di avere avuto un ruolo di sostanziale comando", in totale disprezzo - aggiungiamo noi - non solo della verità ma anche della logica e del buon senso, oltre che del buon nome della polizia di Stato.
Molti altri elementi della relazione dei pm meriterebbero attenzione, a cominciare dall'"inutile e indegno infierire delle forze dell'ordine", passando per le sistematiche falsificazioni compiute, ma ci limitiamo a fare tre domande:
1) L'opinione pubblica, il governo, la classe politica, i media sono consapevoli o no che siamo di fronte alla pagina più nera nella storia recente delle forze dell'ordine della nostra repubblica? Se ne sono consapevoli, perché ignorano il processo in corso e non lo trattano con il rilievo giornalistico, etico e politico che meriterebbe? Il silenzio e l'inerzia, in questo caso, rischiano d'avere il sapore della copertura, della rassegnazione e della complicità.
2) E' giusto che i dirigenti imputati, di fronte a simili documentate accuse, che ne compromettono gravemente la credibilità personale, conservino il loro posto di vertice? Non sarebbe più giusto, per rispetto dei cittadini e delle divise che indossano, un loro passo indietro, in attesa della conclusione del processo? E perché in questi anni, ad inchiesta in corso, sono stati addirittura promossi?
3) Per quale motivo, di fronte a un quadro così tragico e a una caduta così evidente dello stato di diritto, si rifiuta l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta, l'unica sede in cui si potrebbero chiarire anche i retroscena politici di questa penosa pagina della nostra storia recente?
Genova, 24 settenbre 2004
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