Author: xawcos@tin.it Date: Subject: [Consumo critico - Milano Social Forum] Chi è Allawi Presidente dell'Irak?
Ora se a Negroponte aggiungiamo Allawi! che cosa viene fuori?
Sono scandalizzato dal fatto che questo personaggio arriva in Italia e viene
accolto a braccia aperte, nel silenzio di quasi tutti i partiti. In Francia
ed in Europa non è stato gradito. Ora chi ha a cuore i suoi ostaggi, se
veramente sono in mano ai terroristi, la Francia o l'Italia?
Abbracci, Stefano Costa
Allawi, due o tre cose su di lui...
di mazzetta
14 Sep 2004
Per capire la storia a volte è utile conoscerne gli attori.
In questo caso è bene sapere e conoscere chi regge effettivamente l?Iraq
in questi giorni e in queste ore. Se su John Negroponte, che controlla il
budget della guerra e di fatto esercita i poteri di tutti i ministeri attraverso
gli oltre 3000 uomini alle sue dipendenze è gia stato detto tutto, o quasi,
e nulla è più un segreto, la sua controparte irachena merita uno sguardo
più attento di quelli finora gli sono stati dedicati. Per la stampa occidentale
non pare meritare troppa attenzione, ma conoscerne meglio le gesta aiuta
a precisare il quadro reale delle vicende irachene. Allawi nasce uomo del
Baath, precisamente dei servizi di Saddam, e secondo il Dr. Haifa al-Azawi,
suo compagno di corso a medicina, amava girare armato e brandire la pistola
in ogni occasione fin da quando era un semplice attivista del Baath, anni
?60 e ?70.
Nel 1971 si trasferisce a Londra, e imperversa fino a che non ha una divergenza
di opinioni con Saddam in persona, e da capo dei servizi iracheni in Gran
Bretagna si trova improvvisamente attaccato nel suo appartamento da simpatici
compatrioti armati di asce.
La cosa lo scuote, e lo induce a riparare negli Usa, dove viene poi ripescato
dalla Cia quando viene deciso che Saddam non è più un amico, ma un rompiballe.
La sua organizzazione, o gruppo, l? Iraqi National Accord riceve allora
soldi e addestramento per contrastare Saddam, contrasto poco efficace e
limitato alla messa in opera di attentati con autobomba, pare la specialità
del gruppo. Autobomba buone, non malvagie come quelle che ora imperversano
nel paese.
In seguito all?invasione americana Allawi rientra e tesse antiche tele e
si asseta ai piani alti dei nuovi servizi iracheni, fino a che l?ugualmente
ambiguo Chalabi non cade in disgrazia e lui si ritrova nominato a capo del
governo iracheno. Un ruolo impegnativo, subito gratificato da una taglia
di milioni di dollari da parte di al Qaeda. Un ruolo che richiede un polso
diverso da quello del businessman corrotto che era Chalabi, un ruolo per
il quale occorre stomaco. Infatti non appena nominato asseconda l?escalation
di violenza nel paese, con dichiarazioni infuocate e durissime, riapre la
caccia ad al Sdar, introduce la pena capitale, il coprifuoco, appoggia gli
attacchi a Najaf, Falluja, Ramadi, introduce provvedimenti restrittivi e
che vanno nella direzione opposta al dialogo. Un novello dittatore di stampo
classico, fatto e finito.
A completare il quadro una storia minore, ma significativa.. Pochi giorni
prima di sedere sulla più alta poltrona irachena, quando già si sapeva che
sarebbe stato prescelto, il drastico Allawi avrebbe giustiziato personalmente
, in perfetto stile saddamita, sei insorti catturati dagli iracheni e custoditi
in una stazione della polizia di Baghdad. Una inchiesta del Sidney Morning
Herald ha cercato di andare a fondo a questa notizia, e ha provocato un
carteggio e raccolto testimonianze importanti e smentite che non smentiscono.
I testimoni: due persone trovate dal giornale, che hanno parlato non sapendo
nulla l?uno dell?altro e a condizione di riservatezza, i testimoni non sono
stati pagati, le interviste sono durate circa 90 minuti l?una, alla presenza
di un altro giornalista e di un interprete. I due presenti hanno dichiarato
al giornale che sette prigionieri erano allineati ed incappucciati lungo
un muro interno della cinta del centro di massima sicurezza Al-Amariyah
security centre.
Allawi avrebbe detto ai presenti che quelli erano responsabili di oltre
cinquanta uccisioni ciascuno, e che meritavano anche più della morte. Di
fronte ad una dozzina di soldati iracheni, e a quattro americani della sua
squadra personale di sicurezza completamente silenti, Allawi avrebbe poi
sparato in testa a ciascuno degli incappucciati, pare mediamente giovani.
Una trentina i presenti in totale. Secondo la mimica dei testimoni Allawi
avrebbe sparato loro in testa da una distanza di 3/ 4 metri, da sinistra
a destra, descrivendo degli archi tra uno sparo e la mira seguente, come
in un poligono.
Tutti uccisi con un colpo alla testa tranne uno, che un testimone solo ferito
al collo mentre veniva portato via, e l?altro lo ricorda ferito al torace.
Uno solo dei due testimoni aggiunge che prima dell?esecuzione Allawi avrebbe
detto di voler mandare un messaggio alla polizia, su come trattare gli insorgenti.
Molto si è mormorato a Baghdad sulla brutalità di Allawi, ma si tratta della
prima volta nella quale sono stati presentati testimoni. Vincent Cannisatraro,
ex agente Cia dice al New Yorker: ?Se mi chiedete se la mani di Allawi sono
macchiate di sangue, la risposta è si, era a libro paga del Mukhabarat e
coinvolto in operazioni sporche?. Da notare che i testimoni erano entusiasti
della faccenda e che non hanno avuto alcun ritegno a lasciar registrare
il loro entusiasmo ai giornalisti australiani, ai quali hanno anzi consegnato
la loro soddisfazione per la giusta fine dei terroristi. Secondo loro le
vittime sono state anche contente, fino ad allora erano state picchiate
e torturate, quasi un atto di clemenza, quindi.
I testimoni suppongono che i corpi, caricati su un Nissan, siano stati bruciati
in un campo nella zona di Abu Grahib, come da consuetudine mantenute dai
tempi di Saddam. In particolare Allawi esortava la polizia a non temere
di uccidere, e, soprattutto, a non temere la vendetta tribale, promettendo
una legge che assicurerà loro completa protezione. Questo sarebbe successo
durante una visita a sorpresa al complesso, circa una settimana prima di
essere nominato dictator dell?Iraq.
Due degli uccisi sarebbero Ahmed Abdulah Ahsamey e Amer Lutfi Mohammed Ahmed
al-Kutsia, probabilmente di origine siriana, un altro invece Walid Mehdi
Ahmed al-Samarrai, come dice il nome, proveniente dalla zona di Samarra,
quindi sunnita. Chiedendo la sorte di questi tre nomi, i giornalisti australiani
hanno prima ricevuto ampie offerte di collaborazione, poi nessuno si è più
fatto vivo per dire chi fossero e quale destino avessero condiviso questi
tre nomi, silenzio assoluto. Il Consigliere anziano Sabah Khadum, alla fine
dichiara che non vuole commentare questo argomento.
Il ministro dell?interno, Falah al-Naqib, che avrebbe assistito e si sarebbe
congratulato, ha smentito verbalmente, rifiutandosi di rilasciare dichiarazioni
scritte. Le forze Usa e l?ufficio di Allawi non danno informazioni sulla
composizione della sua scorta, per sicurezza. L?ufficio di Allawi non commenta
dicendo che ogni giorno si sentono storie per screditarlo. Alla domanda
se Allawi giri armato hanno risposto di no, anche se non parrebbe dirimente
come particolare, non si vede la difficoltà nel procurarsene una nell?occasione.
Alla richiesta su se e quando Allawi abbia visitato Al-Amariyah, la risposta
è stata: ?Il primo ministro visita molte caserme di polizia, è al comando
dell?offensiva?. Offensiva, quindi, non escalation dei terroristi, ma offensive
e bagni di sangue soffiati dal governo.
Nessun ufficio Usa ha negato le accuse esplicitamente. John Negroponte,
rispondendo via mail all?Herald ha detto :?Se cercassimo di smentire ogni
insinuazione, non avremmo più il tempo per nessun altro affare". Per quello
che riguarda l?ambasciata Usa, il caso è chiuso. Pietra sopra che è stata
messa subito dalla stampa occidentale, due righe di agenzia su accuse non
confermate.
Allawi, evidentemente, è proprio il tipo che piace a Negroponte, di quelli
che sanno che è uno sporco lavoro, ma che qualcuno deve farlo. Mettiamoci
una pietra sopra, alla verità, alla pace, alla vita degli iracheni e a quella
degli ostaggi, oscuri eroi stanno sporcandosi le mani per noi ed il nostro
benessere, voltiamoci dall?altra parte. Che è meglio...