COMUNICATO STAMPA
CS115-2004
DARFUR, SUDAN: AMNESTY INTERNATIONAL CHIEDE AL CONSIGLIO DI SICUREZZA DI
AFFRONTARE LE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI
Amnesty International ha chiesto oggi al Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite di mostrare impegno e volonta' politica per porre fine alle
violazioni dei diritti umani e all'impunita' nel Darfur. 'Rafforzare il
numero, il ruolo e le risorse degli osservatori internazionali sui diritti
umani e' fondamentale ma non e' ancora abbastanza' ? ha dichiarato un
portavoce dell'organizzazione.
L'ultimo rapporto del Segretario Generale sulla situazione nel Darfur,
attualmente all'esame del Consiglio di Sicurezza, afferma chiaramente che
gli osservatori non possono lavorare adeguatamente nell'attuale clima di
intimidazione creato dal governo sudanese. Per questo, Amnesty chiede che
'il Consiglio di Sicurezza fornisca agli osservatori ampio supporto
politico per costringere il governo di Khartoum a rispondere delle gravi
violazioni dei diritti umani commesse dalle sue forze armate e dalle sue
milizie janjawid'.
Amnesty International nota con preoccupazione il fatto che, al contrario
di quanto promesso, il Sudan non ha disarmato alcun membro delle milizie.
Il 27 agosto, il rappresentante speciale delle Nazioni Unite ha assistito
a una 'cerimonia di disarmo' di 300 janjawid a Jeneina. Ma, secondo la
popolazione locale, le milizie 'disarmate' hanno riavuto indietro le
proprie armi non appena il funzionario dell'Onu se ne e' andato.
Un ulteriore ostacolo all'effettivo disarmo delle milizie janjawid e'
costituito dalla loro progressiva integrazione nell'esercito sudanese e
nella polizia di frontiera. Cio' rendera' difficile per gli osservatori
internazionali identificare gli autori delle violazioni dei diritti umani.
Il governo sudanese e le Nazioni Unite hanno individuato delle 'zone
protette' per i profughi. Amnesty International teme che la sicurezza in
queste zone possa non essere garantita e che questa decisione possa
portare a una sorta di sedentarizzazione degli sfollati, come nel caso di
quelli dei Monti Nuba, nel Sudan centrale.
Il rapporto delle Nazioni Unite afferma inoltre che non vi sono stati casi
in cui il governo ha costretto al rientro i profughi. Tuttavia, ad agosto
piu' di 70 profughi del campo di Kalma, nei pressi di Nyala, sono stati
arrestati perche' si opponevano al tentativo delle autorita' di farli
rientrare nei propri villaggi in condizioni di insicurezza. I
campi-profughi sono controllati dai servizi segreti e dalle forze di
sicurezza del governo.
Amnesty International continua a ricevere informazioni su casi di abusi
sessuali ai danni delle profughe del Darfur da parte delle forze inviate
dal governo per ristabilire l'ordine nella regione. Donne adulte e ragazze
continuano a essere stuprate nei pressi dei campi e possono ricevere cure
mediche solo se sporgono denuncia alla polizia. Quando lo fanno, la
polizia rifiuta di prendere in considerazione le loro parole. Peraltro, la
maggior parte dei profughi non ha alcuna fiducia nella polizia sudanese,
vista come uno dei protagonisti della devastazione in corso nel Darfur.
I profughi, i testimoni e gli attivisti per i diritti umani, cosi' come
gli interpreti e i giornalisti, sono sottoposti a intimidazioni quando si
rivolgono ai rappresentanti delle missioni internazionali e agli
osservatori dell'Unione Africana per denunciare quanto accade nel Darfur.
Gli osservatori, a loro volta, non sono in grado di garantire la sicurezza
e l'anonimato dei testimoni.
La drammatica situazione dei diritti umani nel Darfur e' un test decisivo
per verificare la volonta' del Consiglio di Sicurezza di costringere il
governo sudanese a porre termine alla crisi. Secondo Amnesty
International, il Consiglio di Sicurezza dovrebbe istituire una
commissione internazionale d'inchiesta per indagare su crimini di guerra,
crimini contro l'umanita' e denunce di genocidio nel Darfur e suggerire
modalita' per sottoporre alla giustizia i presunti responsabili.
Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe inoltre sospendere i trasferimenti
verso il governo sudanese di tutte le armi che potrebbero essere usate per
commettere violazioni dei diritti umani e dovrebbe chiedere il rilascio
dei prigionieri di coscienza, l'abolizione dei tribunali speciali e il
monitoraggio dei centri di detenzione.
'Se la comunita' internazionale avesse agito piu' tempestivamente, la
devastazione nel Darfur avrebbe potuto essere evitata. Il Consiglio di
Sicurezza, come espressione della comunita' internazionale, deve ora
adempiere alla propria responsabilita' di salvare la vita della
popolazione del Darfur' ? ha concluso Amnesty International.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 3 settembre 2004
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