alph Nader, un sognatore alla Casa Bianca
di Bianca Cerri
15 Jun 2004
Bianca Cerri ha intervistato in esclusiva per Reporter Associati Ralph
Nader, candidato alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti come
indipendente.
Ralph Nader ama raccontare di aver imparato intorno ai dieci anni che tra
credere e pensare esiste una grande differenza. A 10-12 anni, passava molto
tempo in biblioteca e ricorda di aver sempre provato una grande curiosità
per tutto ciò che lo circondava. Laureatosi in legge con il massimo dei
voti, avrebbe potuto trovare un lavoro prestigioso presso una grande
industria ma scelse invece di diventare un modesto impiegato del Ministero
del Lavoro degli Stati Uniti. Sino al giorno in cui decise di imbarcarsi in
una crociata contro le multinazionali delle automobili, accusate di
uccidere la gente in nome del profitto.
La seconda crociata di Nader fu la difesa di un ex consigliere di Richard
Nixon, licenziato in tronco dal presidente degli Stati Uniti in persona.
Riuscì a far riassumere il suo cliente e da allora la sua attività di
crociato non ha più avuto soste.
La filosofia di Ralph Nader è piuttosto semplice: non basta votare il
giorno delle elezioni per dirsi buoni cittadini. Senza una drastica
riduzione della corruzione politica e militare, l'America non ha futuro, ma
non basta il voto per eliminare la corruzione, bisogna che gli stessi
cittadini cambino nel loro modo di essere e di pensare.
L'intera vita di Ralph Nader è stata soprattutto una continua ricerca della
decenza civile. Le critiche non lo hanno mai scoraggiato. Per molti anni,
ha apertamente osteggiato i due maggiori partiti americani, accusandoli di
ricevere entrambi sovvenzioni e regalie di ogni tipo dalle multinazionali,
vere dominatrici della scena politica USA.
Nel 2000, quando si è presentato come candidato alla presidenza nel partito
dei Verdi, ha ottenuto quasi quattro milioni di voti. Oggi Ralph Nader è di
nuovo in corsa per la Casa Bianca ma senza l'appoggio di alcun partito.I
democratici temono che la sua presenza possa significare la sconfitta per
John Kerry. Se quei 100.000 voti dati dagli elettori della Florida a Ralph
Nader fossero andati a Gore, le cose sarebbero andate diversamente.
Già, ma dimenticano che tra Gore e Bush le differenze non sono poi molte.
In effetti, la vera scommessa di Nader è infliggere tutto il male del mondo
ai democratici, che considera identici ai repubblicani senza il coraggio di
apparire altrettanto idioti. Un posto nell'amministrazione democratica, che
molti ritengono essere la migliore soluzione per Nader, non interessa a
questo crociato della politica. Il suo vero ruolo è quello di guastatore e
tale intende restare...
Prima di partire per il Michigan, Ralph Nader ha concesso, in esclusiva
assoluta, un'intervista a ReporterAssociati.
Mr. Nader, da circa 40 anni lei si batte per le categorie più vulnerabili
negli Stati Uniti: può dirci se è vero che l'America sta diventando un
paese sempre più povero?.
Secondo lo stesso Bureau of Statistics, ci sono almeno 35 milioni di
cittadini costretti a vivere nell'indigenza, mentre almeno altrettanti non
superano la cosiddetta "soglia di povertà". E' un dato del Ministero del
Lavoro americano che dimostra quanto sia necessario rivedere le politiche
salariali e ricomporre lo stato sociale.
In Europa, la gente ritiene che Bush e Cheney abbiano interpretato a loro
modo il ruolo istituzionale di presidente e vice presidente. E' vero che
l'amministrazione Bush ha fatto perdere molte libertà ai cittadini degli
Stati Uniti, un tempo considerati i più liberi del mondo?.
Con la scusa di combattere il terrorismo, l'attuale governo sta
costringendo la gente a vivere praticamente sotto assedio e i cittadini di
origine araba sono controllati giorno e notte. Dobbiamo revocare al più
presto il Patriot Act che consente persino la carcerazione di cittadini che
non hanno commesso alcun reato, ma non sarà una cosa facile. L'America è
attualmente nelle mani di una lobby composta da personaggi corrotti, primo
fra tutti George W. Bush. Ho fatto pervenire una mia lettera personale alla
House of Representatives, dove ho formalmente chiesto l'apertura di
un'inchiesta sull'operato del presidente.
George Bush deve rispondere delle sue azioni e, se riconosciuto colpevole
di tradimento, deve essere comparire davanti al Grand Giurì per essere
incriminato. Ho suggerito l'ipotesi dell'impeachment che, se riconosciuta
valida, non consentirà neppure appelli alla Corte Suprema. Ho anche
indicato i rapporti intercorsi tra Bush e Saddam Hussein, improntati alla
piena cordialità sino a quando questo ha fatto comodo a Bush. L'America ha
sempre appoggiato i dittatori più brutali e Bush dovrebbe deporre
pubblicamente per spiegare come mai abbia ritenuto giusto accanirsi solo
sul dittatore di un paese ricco di petrolio.
Non molto tempo fa lei ha incontrato il candidato alla presidenza del
Partito Democratico John Kerry, che molti ritengono un gentiluomo.
Nonostante la buona fama, Kerry ha pur sempre appoggiato l'intervento
militare in Iraq e la legge del Patriot Act e viene spontaneo domandarle:
esiste veramente una differenza tra Bush e Kerry?.
Infatti, ci sono più somiglianze che differenze, a parte una maggiore
onestà intellettuale di John Kerry per quanto riguarda alcuni temi sociali
e culturali.
La presenza di George Bush a Roma, lo scorso 4 giugno, ha dato luogo a
molte proteste ma anche quando si è recato in Francia e in Germania, Bush è
stato accusato di aver violato i Trattati Internazionali sui Diritti Umani.
Ovunque si rechi, George Bush riesce a creare imbarazzo e disagio, cosa ne
pensano gli americani?.
Pensi che ho fatto la stessa domanda a George Bush in persona, invitandolo
a ricordarsi di quanti in America si lamentano dei limiti della sua
amministrazione. Il 13 maggio scorso , gli ho anche inviato una lettera
chiedendogli di riflettere sul male che sta facendo al suo paese. In un
passaggio di quella lettera, mi sono sentito in dovere di ricordargli le
torture imposte agli innocenti prigionieri di Abu Ghraib dai militari USA.
Varie organizzazioni umanitarie avevano già espresso la loro condanna nei
confronti del governo Bush e delle forze armate americane, che, senza
quelle foto, avrebbero tranquillamente continuato con la pratica della
tortura. Il generale Tombuga ha avuto il coraggio di definire "problema" il
suicidio di alcuni cittadini iracheni, che si sono suicidati per sfuggire
alle sevizie degli americani che li avevano catturati e arrestati. La Casa
Bianca ha ignorato per oltre un anno gli appelli della Croce Rossa
Internazionale.
So per certo che George Bush era a conoscenza della tortura e l'ho invitato
ad ammetterlo pubblicamente. Nella lettera che gli ho inviato il 13 di
maggio scorso, ho espresso la mia perplessità davanti alle sue bugie. E'
molto grave che un presidente faccia sistematicamente uso della menzogna e
che ignori gli appelli della Croce Rossa. Gli iracheni avrebbero certamente
fatto volentieri a meno dell'intervento americano ed è ora che le truppe
tornino a casa. Purtroppo, so che Bush ha tutte le intenzioni di usare
l'Iraq per la sua propaganda elettorale.
Mr. Nader: da tanti anni lei si oppone al dominio delle Multinazionali
sulla vita politica del suo paese: ha mai preso posizione contro
l'industria militare, che, per quanto mi risulta, è molto potente negli
Stati Uniti?.
Ho sempre contrastato ogni tipo di industria bellica, nel modo più
assoluto. Sempre.
Veniamo ai problemi interni: 45 milioni di cittadini americani non ricevono
alcuna forma di assistenza medica: se lei andasse alla Casa Bianca,
s'impegnerebbe per una riforma della Sanità?.
La sanità è sempre stata una delle mie priorità e me ne sono occupato per
anni nel senso più concreto.
Molti la considerano un intellettuale e spesso gli intellettuali fanno
parte di un mondo lontano dalle masse e dai bisogni più immediati dei
cittadini comuni: è così che osserva se stesso, come un intellettuale
incapace di comprendere le masse?.
Assolutamente no: io sto con gli operai, con la gente che lavora in nero
e che spesso è costretta ad andare a dormire con lo stomaco vuoto e sto con
chi ha perso il lavoro e non riesce a trovarne un altro.
Un ultima domanda Mr. Nader: l'Europa ha già da tempo abolito la pena di
morte ovunque e le leggi europee vietano l'annessione di paesi che
mantengono la pena capitale: se sarà presidente, metterà fine alle
esecuzioni in America?.
Io credo che la prima ingiustizia sia intanto che la pena di morte tocchi
soprattutto alle minoranze e ai poveri. Inoltre, un alto numero di
innocenti ha pagato con la vita per reati mai commessi. In termini molto
concreti e per prevenire le obiezioni dei cittadini ancora favorevoli alla
pena di morte, aggiungo di non considerarla un deterrente, ma solo un modo
sbrigativo di trattare il problema della criminalità, oltretutto assai più
costoso del carcere. Dal punto di vista morale, non si può "corrompere" la
giustizia di un paese mettendo a morte degli esseri umani e sono certamente
a favore di una moratoria.
Grazie Mr. Ralph Nader per l'intervista che ci ha concesso...
Bianca Cerri
b.cerri@???