secolo xix
«La moschea qui è inopportuna»
LA CITTA' E L'ISLAM Lettera al sindaco: «L'apertura del luogo di culto va
discussa, non è solo un fatto edilizio»
Cornigliano, quattro parroci in campo contro il progetto
Il no alla moschea di Cornigliano, stavolta, giunge sussurrato. I toni sono
volutamente soft. «Nessuna guerra di religione, nessun atteggiamento
razzista», ripetono come fosse una litania i quattro parroci di Cornigliano
scesi ufficialmente in campo contro il progetto di un centro islamico in
via Coronata. Le parrocchie sono quelle dei Santi Andrea e Ambrogio, in via
Bellini, San Giacomo Apostolo, in via Cervetto, San Michele di Coronata e
Nostra Signora di Lourdes, a Campi. Parrocchie rette rispettivamente da don
Valentino Porcile, padre Giacomo Pala, don Giuseppe Sapori e don Alfonso
Carrea. Le loro firme compaiono in calce alla lettera inviata ieri al
sindaco Giuseppe Pericu e ai capigruppo del consiglio comunale
affinché«aprano al più presto un dibattito sulla moschea», tenendo presente
che l'apertura del luogo di culto islamico «non è solo un fatto edilizio».
Il documento - sottolineano i sacerdoti - è espressione dell'intero
consiglio pastorale vicariale di Cornigliano, organo di gestione e
indirizzo nel quale accanto ai quattro parrochi siedono dodici laici. Sette
di loro hanno sottoscritto la missiva, a sostegno di una posizione chiara:
«L'apertura della moschea in questo luogo preciso di Cornigliano è
quantomeno inopportuna».
E gli altri laici? «Non hanno firmato perché non erano presenti alla
stesura della lettera, ma il parere è condiviso da tutti i membri del
consiglio pastorale», dice don Valentino. L'atto dei parroci accoglie e
sintetizza gli umori del quartiere, depurandoli dagli accenti di
intolleranza. Ma l'obiettivo è ugualmente battagliero: se la situazione non
cambia - annunciano i parroci - «scenderemo in strada con la gente». Dietro
i proclami, però, si celano opinioni variegate. Don Porcile, ad esempio,
sottolinea soprattutto l'impatto negativo della moschea sul tessuto sociale
di Cornigliano: «Un quartiere difficile, dove ci sono molti ragazzini
abbandonati. E tra i giovani sono in uso rituali anche estremi, come il
patto di sangue. La presenza della moschea, a torto o a ragione, potrebbe
accentuare a dismisura tensioni e paure con effetti dirompenti sul piano
sociale». Padre Giacomo Pala: «Il diritto alla preghiera è sacrosanto. Ma
la moschea in via Coronata è una scelta logisticamente sbagliata». Don
Giacomo si infiamma all'idea che si possa bollare il quartiere come
razzista. E propone: «Costruiamo la moschea sulle aree lasciate libere
dell'altoforno. O nel centro storico». Don Carrea contesta il metodo della
scelta: «Ingiusto non consultare la gente. Via Coronata è un budello, non
può reggere un simile insediamento».
Alternative a Cornigliano? «Non vedo nessun altro posto idoneo». Quindi:
«Se il Comune non ci ascolta, scenderemo in piazza con la nostra gente.
Come sempre». Don Sapori, parroco di Coronata, è laconico: «Non siamo
contrari alla moschea in quanto tale, ma lì creerebbe problemi di ordine
pubblico e disagi agli stessi musulmani». E Cristina Pozzi, presidente
dell'associazione "Per Cornigliano": «Per l'ennesima volta la nostra
delegazione viene violentata nelle sue aspettative e speranze proprio
mentre si discute il futuro del ponente ridisegnato da Renzo Piano».
Enzo Galiano
02/06/2004
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