[Lecce-sf] FW: IL CASO BRINDISI\2

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Szerző: Verdi Lecce
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Tárgy: [Lecce-sf] FW: IL CASO BRINDISI\2
<html><div style='background-color:'><DIV class=RTE>
<P><BR><BR></P></DIV>
<DIV></DIV>>From: "Giancarlo Canuto" <giancanuto@???>
<DIV></DIV>>To: <Undisclosed-Recipient:;>
<DIV></DIV>>Subject: IL CASO BRINDISI\2
<DIV></DIV>>Date: Thu, 1 Apr 2004 00:02:50 +0200
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<DIV></DIV>>IL CASO BRINDISI /2:
<DIV></DIV>>CONTINUA L'AZIONE DI DISSENSO E DI PROTESTA
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Il centrosinistra ufficiale brindisino prosegue nella sua azione, non-curante del crescente disagio che c'è intorno e certo di avere sempre i numeri dalla propria parte. In queste ore ha incassato il "no" quasi definitivo del senatore Antonio Gaglione, prestigiosa e vincente candidatura alla presidenza della provincia di Brindisi mentre si percepisce che alcuni partiti minori - come noi esclusi dall'accordo - si muoveranno autonomamente. Nonostante ciò Ds e Margherita non lanciano nessun segnale di inversione di tendenza.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Anzi. Il segretario prov.le dei DS, prof. Onofrio Cretì, giudicando "incomprensibile" l' azione di alcuni di noi esponenti della "cosiddetta" società civile, si è prodotto in uno sterile appello all'unità privo di segnali precisi e concreti. Ho risposto a queste sterili considerazioni con una nota che vi allego (1).
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Utilizzo l'occasione per inviarvi anche una nota (3) dell'avv. Ennio Masiello, scritta nei giorni scorsi, in polemica con chi difende senza obiezioni e critiche le conclusioni delle trattative. Unitamente (4) ad una lucida analisi del prof. Francesco Fistetti sulle ragioni più profonde della crisi della politica a Brindisi.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;In positivo c'è da mettere in rilievo le 2 importanti e partecipatissime manifestazioni tenutesi a Brindisi venerdì mattina 26 marzo per lo sciopero generale e sabato 27 contro gli impianti inquinanti. Un collegamento tra i due raduni lo produce nell'articolo che allego (2) il dr. Michele Di Schiena (magistrato), censurando specialmente i tentativi di vanificazione dei contenuti proposti nella manifestazione ambientalista.
<DIV></DIV>>Giancarlo CANUTO - A SINISTRA - Brindisi
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<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;CENTROSINISTRA: LE RAGIONI DELLA ROTTURA
<DIV></DIV>>di Giancarlo CANUTO
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Il segretario provinciale dei DS prof. Onofrio Cretì in un suo recente intervento ha fatto osservazioni politicamente inesatte e non convincenti. E lo ha fatto, intanto, raccontando che la rottura del tavolo delle trattative sarebbe avvenuta per ragioni che sfuggono alla comprensione sua e della gente comune. Le ragioni di quella rottura le conosce benissimo avendole contrastate punto per punto fino all'ultimo momento ricorrendo anche ad una tattica studiata e defatigante che lo ha visto fermo, all'inizio nei fatti e poi esplicitamente, sulla candidatura Guadalupi. E ciò mentre chi non era d'accordo ha formulato diverse proposte e si è dichiarato disponibile ad accettare tutte le altre ragionevoli soluzioni che sono state di volta in volta prospettate.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Quali sono dunque le nostre ragioni? Esse, come abbiamo già detto e ripetiamo ancora, possono riassumersi in due precisi rilievi: l'operazione eterodiretta della candidatura Guadalupi maturata e decisa da tempo fuori dalla Commissione, come il buon senso e certi concreti elementi fanno ritenere, ed il fatto che tale indicazione non appare in questo momento una interpretazione percepibilmente in linea col progetto del "cambiare rotta", fermo ovviamente restando il rispetto dovuto alla persona interessata e alle sue qualità. Si tratta di ragioni certamente opinabili ma che costituiscono una precisa assunzione di responsabilità politica che andrebbe, con analoga assunzione di responsabilità da parte di chi ne dissente, discussa e contestata nel merito senza immotivate ed irrispettose liquidazioni.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Il prof. Cretì non è poi credibile quando fa l'appello all'unità perché l'unità di cui tanto enfaticamente egli parla è stata di fatto frantumata dal gruppo dirigente da lui rappresentato con una vera e propria imposizione. Ed infatti durante l'ultimo incontro della Commissione il segretario provinciale della Margherita avv. Amati dicendosi preoccupato di salvare la famosa unità accantonava momentaneamente la candidatura Guadalupi e, anche a nome dei DS, si diceva disponibile ad accogliere la proposta dello SDI in merito alla candidatura dell'avv. Francesco Silvestre. Su questa indicazione convergevano Ds e Margherita, almeno a parole, nonché SDI, Verdi, Comunisti Italiani e quattro su sei esponenti della società civile. Impegno Sociale non condivideva ma accettava per disciplina di coalizione mentre l'Italia dei Valori si opponeva essendosi sorprendentemente dichiarata all'ultimo momento favorevole alla candidatura Guadalupi. C'era dunq
ue in favore dell'avv. Silvestre una larga maggioranza ma mancava l'unanimità, ritenuta indispensabile per l'avv. Silvestre medesimo e non necessaria per la candidatura dell'avv. Guadalupi, sicché quest'ultima proposta passava, non si sa bene in virtù di quale acrobazia democratica, col voto della minoranza e contro la maggioranza dissenziente.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Si è così allegramente rotta ogni possibile unità, è stata mandata a casa la Commissione nominata dall'Assemblea dell'Universal del 23 gennaio, si è dato un grave colpo alla prestigiosa candidatura del senatore Gaglione e si è riservato un trattamento da comparse ai rappresentanti dello SDI, dei Verdi, del Pdci ed a quattro esponenti che avrebbero dovuto dar voce alla cosiddetta società civile. "Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare": e noi non domandiamo perché purtroppo crediamo di sapere così come sappiamo di aver lottato invano per favorire, come ha detto l'inascoltato segretario regionale dei DS, soluzioni "unitarie e condivise".
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Mesagne, 30 marzo 2004
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<DIV></DIV>>(2)
<DIV></DIV>>UNA PROTESTA ED UNA DOMANDA DI POPOLO
<DIV></DIV>>di Michele DI SCHIENA
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;A Brindisi il disagio sociale, la invivibilità ambientale, il disorientamento, il mugugno, la rassegnazione, la rabbia, il disgusto per quanto si sente, si vede e si subisce si sono fatti da un momento all'altro coscienza politica, hanno trovato forza e coraggio, si sono sciolti nella partecipazione democratica e si sono convertiti in una civile protesta ed in una forte e corale proposta di svolta e di cambiamento. Il 26 e 27 marzo due grandi manifestazioni, quella organizzata dai sindacati in occasione dello sciopero generale contro politiche che colpiscono i diritti dei lavoratori e quella promossa dalle associazioni ambientaliste per denunciare l'arroganza di decisioni che costituiscono un attentato alla vita e alla salute dei cittadini, hanno dato voce ad una città umiliata ed offesa.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Si è così finalmente sentita la voce dei senza lavoro, delle vittime di un lavoro sempre più precario e sempre peggio pagato, dei pensionati con redditi di fame, di coloro che vivono sotto l'incubo del licenziamento usato come micidiale arma di ricatto per fare accettare l'inaccettabile; si è sentito il dissenso del "popolo inquinato" da un industrialismo dissennato e famelico che prende senza dare e distrugge senza costruire; si è levata la protesta dei tanti che si oppongono alla installazione di un rigassificatore che senza portare lavoro può far saltare in aria la città in caso di incidente o di attentato nonché al potenziamento e all'esercizio al carbone di una centrale operante a ridosso del centro abitato; si è manifestata l'amarezza dei tanti lavoratori e parenti dei lavoratori deceduti per cancro che attendono ancora giustizia e portano nella loro carne e nei loro cuori le ferite provocate da un lavoro prestato a contatto con ve
leni come l'amianto ed il cloruro di vinile.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Ma queste due manifestazioni hanno anche - per chi ha occhi per vedere e orecchie per sentire - gridato lo sdegno e la domanda di giustizia della gente che non ce la fa più a sbarcare il lunario e vede intorno il malaffare che domina e la ricchezza che ruba, dei comuni cittadini sconvolti dal vergognoso spettacolo offerto da settori degenerati della politica e dell'economia che hanno messo "le mani sulla città" per servirsene a piacimento, dei tanti "poveri cristi" che rispettano tutte le leggi e pagano tutte le tasse i quali apprendono con sgomento il farsi strada dell'ipotesi che alcuni amministratori e politicanti si siano accordati per vendere e comprare voti e favori. Due manifestazioni che hanno civilmente vanificato le velleità di chi ha cercato di assecondarle per assorbirne l'urto ed annacquarne i contenuti, di chi si è adoperato per mescolare le carte e confondere i torti e le ragioni e di chi ha cercato di cavalcare strumental
mente la protesta per fare in modo che nulla cambi o, meglio e gattopardescamente, che qualcosa, e solo in superficie, sembri cambiare ma a condizione che tutto, proprio tutto, rimanga come prima.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Due raduni certo diversi per le organizzazioni promotrici, i temi dominanti ed in parte (molti erano presenti ad entrambi) per la gente che vi ha partecipato, ma due esplosioni di partecipazione popolare originate dallo stesso disagio, attraversate dalla stessa speranza, animate dalla medesima passione civile che hanno espresso e gridato la stessa volontà di chiedere un radicale "cambiamento di rotta" della politica nazionale e di quella locale, l'una e l'altra disastrose per gli interessi delle nostre comunità. Le manifestazioni, le iniziative e le lotte di questi giorni ripropongono anche un insegnamento da non dimenticare: il movimento dei lavoratori ed il movimento ambientalista, tutti e due parti integranti del più vasto e variegato movimento per la pace, sono, a ben guardare, le facce della stessa medaglia, due realtà che, a dispetto della logica del "divide et impera", devono percorrere un cammino sostanzialmente comune perché com
uni sono gli obiettivi di fondo perseguiti. E lo devono fare nel reciproco rispetto delle sensibilità diverse e delle differenti specificità.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Nessuno si illuda: abbiamo detto che la mobilitazione popolare contro tutto ciò che sta rendendo impossibile la vita in questa città dovrà essere permanente e permanente cercheremo di farla diventare; abbiamo detto che smaschereremo la vecchia politica e lo manterremo non facendoci incantare dalle parole ma guardando ai fatti che sono notoriamente argomenti testardi.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Brindisi, 29 marzo 2004
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<DIV></DIV>>(3)
<DIV></DIV>>PER BRINDISI UN SEGNALE DI VERA NOVITA'
<DIV></DIV>>di Ennio Masiello
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Ho letto, sul Quotidiano di ieri, 27 marzo, l'intervento del dott. Giovanni Capoccia, rispettabile come tutte le opinioni soggettive, se non fosse per le incongruenze e contraddizioni che lo caratterizzano.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Sostiene infatti il dott. Capoccia nel suo articolo, ricalcando le opinioni del suo mentore, il Notaio Michele Errico, che le ragioni&nbsp;&nbsp;del dissenso sul nome del candidato Sindaco Vincenzo Guadalupi "sono deficitarie per logica e razionalità" , che il progetto "Cambiare rotta" era già morto, e rimprovera ai cosiddetti "saggi" di aver voluto coinvolgere i partiti maggiori dai quali hanno comunque preteso una severa "autocritica sul passato ed un rinnovamento che riguardasse in particolare i propri vertici".
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Nel ribadire il nostro convincimento che i partiti sono parte essenziale della vita democratica del Paese, ci siamo impegnati nel compito non facile di aiutare gli stessi a tracciare la strada del rinnovamento, nelle idee e negli uomini, non ritenendo percorribili ipotesi estemporanee di terzi poli e "tavoli separati" che non offrono alcuna garanzia di solidità e serietà.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Del resto questa idea di cambiamento, pur nella diversità delle posizioni, era stata espressa su queste colonne dallo stresso dott. Capoccia in un recente passato, allorché sosteneva che bisognava "pretendere che i partiti maggiori dimostrino con i fatti la volontà di cambiamento". Ed aggiungeva, circostanza su cui concordo, che "Nessuno vuol vedere cadere delle teste, semplicemente si chiede di vederne delle nuove."
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Personalmente non ho niente da ridire su Vincenzo Guadalupi, che apprezzo e stimo e dal punto di vista della moralità e delle capacità personali; ma il rinnovamento passa attraverso segnali precisi di cambiamento che non abbiamo colto in questa scelta, che è stata una scelta fortemente voluta ed imposta, nel disprezzo di ogni sistema democratico, proprio da quegli stessi uomini, certo non qualificabili come "teste nuove"&nbsp;&nbsp;che il buon Capoccia ritiene che debbano essere rimossi e che hanno avuto una parte preponderante nelle scelte infelici che hanno caratterizzato la vita amministrativa della nostra Città.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Nel contestare non la persona del&nbsp;&nbsp;candidato, ma il metodo con cui è stato imposto, noi, con altre forze politiche, abbiamo ritenuto che la nostra presenza all'interno della Commissione fosse una formalità e servisse solo ad offrire un'immagine ed un avallo a scelte già precostituite ed abbiamo preferito allontanarci, pur confermando la nostra appartenenza all'area
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Date queste premesse, mi sembra quindi quanto meno incoerente la posizione di chi, come gli amici Capoccia e Michele Errico, oggi offre a questa scelta, che sa di vecchio, l'avallo della propria autorevolezza.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Non credo che il Centrosinistra rischi di morire di saggezza, come afferma Capoccia,&nbsp;&nbsp;ma di incoerenza sì!
<DIV></DIV>>Brindisi, 28 marzo 2004
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<DIV></DIV>>(4)
<DIV></DIV>>LA FUGA DEI PARTITI DALLA LORO RESPONSABILITA'
<DIV></DIV>>di Francesco Fistetti
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Chi provi a leggere in controluce le notizie sulla seconda fase delle indagini relative alla tangentopoli brindisina - che hanno portato al nuovo arresto dell'ex-sindaco Antonino, a quello di alcuni suoi collaboratori e agli avvisi di garanzia nei confronti del vicepresidente regionale Carmine Dipietrangelo -, si renderà subito conto di trovarsi al cospetto di un caso di patologia della politica, i cui mali occorre diagnosticare con esattezza se si vuole intervenire efficacemente per sradicarli.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Se&nbsp;&nbsp;prendiamo alla lettera alcune proposizioni del giudice delle indagini preliminari Simona Panzera riportate dalla stampa, apprendiamo che Antonino gestiva un complesso "meccanismo illecito" composto non solo di organi politici comunali, ma anche di personaggi collocati nella rete politica nazionale e degli apparati di Stato. Su questo "terzo livello" di "occulti percettori" di tangenti, che è il cerchio più grande ed invisibile delle protezioni, starebbero, dunque, lavorando attualmente gli inquirenti per venire a capo di questo vasto e ramificato"comitato d'affari" che avrebbe finora governato la città di Brindisi.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Ma, al di là degli sviluppi che l'inchiesta potrà riservarci (e che si annunciano clamorosi), Brindisi può essere assunto come una sorta di lente d'ingrandimento dei fenomeni degenerativi che nascono quando un sistema politico democratico viene privato di una reale alternanza alla direzione della cosa pubblica e i partiti da strumenti di formazione della volontà democratica diventano espressione diretta o indiretta delle lobby di interesse. Beninteso, non che gli interessi economici non vadano incoraggiati ed anche organizzati all'interno di un progetto di crescita delle forze produttive locali, soprattutto in un contesto di globalizzazione quale è quello in cui oggi viviamo e tanto più in presenza di enormi problemi di uno sviluppo eco-compatibile con cui Brindisi deve misurarsi dopo che, fallito il modello industrialista degli anni Sessanta-Settanta, è diventata un luogo ad alto rischio ambientale (anche sotto il profilo s
anitario) per la concentrazione davvero straordinaria di attività inquinanti.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; La lezione che dal caso-Brindisi bisognerà ricavare è tutta politica e si articola su un duplice livello. In primo luogo, è necessario prendere atto che la dialettica civile e sociale si corrompe quando scompare il rapporto tra maggioranza ed opposizione, come era accaduto a Brindisi. Come le indagini in parte hanno rivelato, ormai da anni le distinzioni tra centrodestra e centrosinistra a Brindisi erano puramente nominalistiche e di facciata. Sotto la scorza delle differenti etichette dei due poli, operava un partito trasversale clandestino in parte strutturato e in parte informale. D'altronde, la figura di Scagliarini, l'imprenditore arrestato e che ha deciso di scoperchiare la pentola delle complicità, è emblematica del grado di corrompimento a cui è andato incontro un pezzo di società civile come l'imprenditoria, una volta che è stata intrappolata in un sistema di governo locale senza alcun controllo democratico.
<DIV></DIV>>&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; In secondo luogo, nell'intera vicenda c'è da registrare la fuga dei partiti dalla loro responsabilità. Con l'eccezione di Rifondazione, nessuna analisi seria è venuta da parte loro su questa che senza retorica potrebbe essere definita una "catastrofe della politica": né a destra, né a sinistra. In verità, solo un Comitato di esponenti della società civile ha parlato della necessità di "cambiare rotta" radicalmente rispetto alle vecchie facce impresentabili e ai metodi discutibili fino ad allora seguiti. Ma sono rimasti inascoltati e con un documento reso pubblico hanno manifestato la loro "delusione" ed "amarezza" per la sordità dei partiti di centrosinistra. Ebbene, per ridare fiducia e speranza ai cittadini demoralizzati, i candidati a sindaco e a presidente della Provincia dovrebbero far sentire chiara la loro voce, ma soprattutto dire agli elettori: vogliamo voltare pagina e cercare di fare queste cose e queste altre cos
e ancora, con questi e con questi altri collaboratori.
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