Mumbai - 19 Gennaio 2004
Il trasferimento del Forum Sociale Mondiale al di fuori del Brasile si =E8
rivelato un'intuizione straordinaria. Il movimento ne esce un po' scosso ma
assolutamente arricchito. Una delle pi=F9 popolose citt=E0 del mondo, con 16
milioni di abitanti censiti di cui almeno 1 milione vive per terra lungo la
strada, ospita in un'enorme fabbrica dismessa questo vivacissimo e
coloratissimo Forum. Gli organizzatori indiani hanno fatto un lavoro
impeccabile, non solo dal punto di vista organizzativo ma anche dal punto
di vista politico.
I protagonisti di questo Forum sono infatti gli "ultimi" che, diversamente
da quanto avveniva a Porto Alegre, sono presenti dentro il Forum. I Dalit,
gli intoccabili, la pi=F9 bassa delle caste indiane, sono la parte
numericamente pi=F9 consistente della delegazione indiana. Persone che vivon=
o
ben al di sotto della soglia di povert=E0, discriminati ferocemente in un
paese che ha formalmente bandito le caste ben 54 anni fa.
La loro festante e rumorosa presenza riporta il Forum ai suoi obiettivi
centrali: per garantire cibo, acqua, dignit=E0, lavoro per tutti in ogni
parte del pianeta serve un radicale cambiamento dell'attuale sistema
economico che finisce per concentrare la ricchezza invece di
ridistribuirla. Questo approccio protegge il percorso del Forum Sociale
Mondiale da possibili derive elitarie-congressiste che a tratti erano
sembrate affiorare.
Le traduzioni delle conferenze, peraltro di ottimo livello, sono soltanto
in hindi, una delle 16 lingue ufficiali di questo paese che assomiglia pi=F9
ad un continente e questo non agevola certo la partecipazione di tutti ai
grandi eventi, Eppure sia dentro i seminari in cui si parlano le varie
lingue che per la strada ognuno ha la possibilit=E0 di fare sentire la
propria voce, di esprimersi. C'=E8, pur nella difficolt=E0 linguistica, uno
straordinario senso di fratellanza che accomuna tutti i partecipanti, di
provenienze geografiche, culturali e sociali diverse. Le centinaia le
iniziative in programma sono tutte partecipate.
Per il movimento dallo scorso Porto Alegre sembra passato un secolo. Prima
il 15 febbraio con le grandiose mobilitazioni contro la guerra capaci di
coinvolgere non soltanto i paesi dell'Europa occidentale o dell'America
Latina, ma numerosissime citt=E0 in ogni continente.
Poi il successo di Cancun, con l'emergere, dentro il vertice, del blocco
dei G20 (Brasile in testa) ma anche dei G96, il raggruppamento dei paesi
dell'Asia e del Pacifico. Fuori del vertice il movimento vede in piazza
l'ascesa del protagonismo delle delegazioni asiatiche ed africane,
sudcoreani in testa.
In questa ottica lo straordinario Forum di Mumbai segna anche
simbolicamente il riequilibrio geografico dall'asse
sudeuropeo-latinoamericana (Brasile e Francia in testa) su cui il WSF =E8
nato a Porto Alegre, all'asse anglosassone-asiatica.
Non =E8 un caso che qui siano pi=F9 numerose non soltanto le delegazioni
asiatiche, ma anche quelle nordamericane e nordeuropee. Questo spostamento
di accenti, di priorit=E0, di linguaggi pone i movimenti sociali di fronte a
nuove sfide e si rifletter=E0 anche sull'appello finale dei movimenti social=
i
che verr=E0 definito alla fine del Forum e finisce per rappresentarne ogni
anno l'unico risultato politico scritto.
Le assemblee della rete mondiale contro la guerra stanno andando molto bene
e hanno posto delle ottime basi per una piena riuscita delle mobilitazioni
del prossimo 20 marzo. D'altro canto moltissimo lavoro rimane ancora da
fare su altri temi, come su quelli del libero commercio, a partire dal
rilancio delle iniziative in previsione del probabile nuovo vertice del WTO
ad ottobre a Hong Kong. Proprio per questo il percorso del Forum Sociale
Mondiale si conferma uno strumento potentissimo non soltanto per rafforzare
e dare unit=E0 al movimento del paese ospitante, ma per far crescere quella
rete di azione internazionale di cui tutti, Dalit per primi, hanno un
estremo bisogno.
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Gregorio Malavolti
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"Eppure il vento soffia ancora...."
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antonio bruno
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