R: [NuovoLaboratorio] "Via le truppe dall'Iraq" non basta

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Aihe: R: [NuovoLaboratorio] "Via le truppe dall'Iraq" non basta
PUR NON TROVANDOMI D'ACCORDO SU TUTTE LE TUE POSIZIONI, capisco la tua
esigenza di assumere posizioni meno generiche, più decisamente propositive.
Ma se tu avessi potuto seguire le riunioni (non è un appunto, anch'io ne ho
saltato parecchie) ti renderesti conto della difficoltà a mettere assieme le
diverse realtà che cercano di organizzare assieme una manifestazione contro
la partecipazione italiana alla guerra in Iraq.
Ho partecipato alla stesura di un primo documento, molto articolato, forse
un pò dispersivo, ma che conteneva certo una analisi molto più attenta e
ricca di spunti della scarna sintesi finale, giustamente definita
"volantino".
Come spiega Norma, ad ogni riunione il -denominatore comune- si è andato
restringendo, e non è bastato più integrare, modificare, limare il testo
che all'inizio tutti avevano dichiarato accettabile nei contenuti,
migliorabile nella forma:
si è presentato un documento -altro- .
La compresenza dei due documenti non è casuale: attorno al tavolo ci sono
realtà con analisi, scelte politiche, strategie che possono prendere atto
della loro reale differenza solo in due modi: o contrapponendosi, oppure
accordandosi su un minimissimo denominatore comune.
Personalmente penso che la gravità della situazione imponga di
"accontentarsi" di questo pur di compiere qualche passo in forma non
isolata. Meglio una manifestazione comune su parole d'ordine limitate, ma
condivise, che un programma comune pregno di compromessi e rinunce che
porterebbero a successive divisioni. Meglio anche di iniziative isolate
delle singole realtà,troppo leggere di fronte alla pesantezza
dell'avversario.
Credo però che almeno molt* de* partecipanti non considerino chiuso il
confronto, da riprendere sforzandosi di individuare passi successivi che
possano esser condivisi con convinzione e non per tatticismi.
Il discorso dell'ONU, ad es. è da riprendere e approfondire, chiarendoci
bene le idee.
a titolo personale edda





-----Messaggio Originale-----
Da: Nicola Vallinoto <nicola.vallinoto@???>
A: <forumgenova@???>
Data invio: martedì 23 dicembre 2003 16.43
Oggetto: [NuovoLaboratorio] "Via le truppe dall'Iraq" non basta


ieri non ho potuto partecipare alla riunione e, quindi, non posso dire nulla
sul documento approvato.

Tuttavia nei giorni scorsi ho cercato di trasmettere quelle che erano le
mie considerazioni su un documento che pensavo volesse essere al contempo
contestativo e costruttivo.
Contestativo nei confronti della presenza italiana in Iraq da considerarsi
anticostituzionale.
Costruttivo nel senso di offrire una alternativa alla situazione attuale.

Come cittadini e cittadine siamo contrari alla guerra;
lo abbiamo dimostrato innumerevoli volte (e contro le decisioni dei governi)
durante tutto l'anno a partire dalla straordinaria mobilitazione mondiale
del 15 febbraio.
Su questo siamo tutti d'accordo. Non basta, e in questo so di essere
ripetitivo,
non è sufficiente per impedire che domani un paese come gli Stati Uniti,
ma in futuro ce ne potrebbero essere altri, possa ripetere ciò che ha fatto
in Iraq.

Allora è nostro dovere di cittadini e di cittadine che sentono in prima
persona il problema della guerra in Iraq come un problema di coscienza
tentare
di dare una risposta, un'alternativa su cui poter investire le nostre
energie
al di là di dire no alla guerra senza se e senza ma.

Dobbiamo avere una strategia di lungo periodo coscienti che la guerra
verrà utilizzata ancora per molti anni come una estensione della politica
estera degli stati nazionali finchè non cambieremo la situazione di potere
attuale.
Dobbiamo impedire che gli stati utilizzino la forza per risolvere le
controversie
internazionali.

Il disordine mondiale attuale cosiccome viene descritto da molti opinionisti
è in realtà un disordine governato dalla superpotenza americana che tra
l'altro lavora apertamente per impedire che
nasca un'Europa politica e lo abbiamo verificato durante l'ultima conferenza
intergovernativa di Bruxelles con Aznar e il premier polacco in prima linea
e subito dietro Blair e Berlusconi.

L'Europa e, in primis, noi cittadini/e europei/e abbiamo una grande
responsabilità
in tutto ciò. Non possiamo lasciare che siano altri (ovvero il governo
americano)
a decidere delle nostre e altrui vite.

Pace, diritti, democrazia, giustizia sociale, distribuzione delle risorse
nel mondo, accesso ai beni comuni mondiali, tutti questi problemi sono
strettamente
correlati e di interesse globale.
Non possiamo affrontare l'uno senza tenere presente gli altri.
Noi europei siamo i primi responsabili di questa situazione al pari degli
americani. Noi che siamo i/le cittadini/le di quella parte del mondo (il
20%) che consuma l'80% delle risorse del mondo abbiamo una responsabilità
in più.

Il fatto di non prendere decisioni, di non voler vedere la situazione quale
essa si presenta ai nostri occhi e di non adottare le soluzioni conseguenti,
cambiando anche stile di vita, e, quindi, di lasciarci "guidare" dagli Usa
non ci rende innocenti ma ci rende corresponsabili al pari degli Usa.

Non possiamo lamentarci della nullità dell'Europa e addossare all'Europa
colpe che non le possono essere imputate. Semplicemente perchè l'Europa
politica non esiste ancora nonostante 60 anni di lotte e battaglie per
arrivare
alla federazione europea; un progetto
di pace che nasce durante il confino fascista come risposta ai nazionalismi
e alla guerra.

Insisto sull'Europa perchè proprio in Europa abbiamo vissuto, in prima
persona,
le atrocità di due guerre mondiali e qualche d'uno di noi ha ancora qualche
parente che può raccontare ciò che esse hanno rappresentato.
E' proprio per questo motivo solo dall'Europa può nascere, almeno
inizialmente,
un'alternativa di democrazia e di pace all'attuale gestione del mondo basata
sulla forza.

Se non comprendiamo questo a poco valgono, se non a placare la propria
coscienza,
documenti e prese di posizione che chiedono al governo italiano di ritirare
le truppe dall'Iraq, non perchè non sia giusto, tutt'altro, ma perchè il
problema della pace e della guerra, il problema della giustizia, del
terrorismo,
possono essere affrontati solo se si va alla radice del problema e non ci
si ferma alla superficie.
E soprattutto se non si capisce che le azioni dei singoli stati e governi
nazionali, in assenza di una situazione di democrazia sovranazionale, non
sono in grado di aiutarci a realizzare l'altro mondo possibile.
L'azione e la decisione locale devono intersecarsi necessariamente con
quelle
globali e viceversa.

Se abbiamo a cuore veramente la pace dobbiamo chiedere di più!

Nicola Vallinoto

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