[Cerchio] Referendum e disinflazione competitiva ( pane per …

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E' una delle regole base dell'economia che col diminuire del costo =
aumentano le vendite, ma da ci=F2 a quanto scritto nell'articolo mi =
sembra che ci siano parecchie imprecisioni.

Prima di tutto eliminerei quel termine orrendo di disinflazione: i =
prezzi salgono (il potere d'acquisto del denaro scende) si ha =
inflazione, i prezzi scendono (il potere d'acquisto del denaro sale) si =
ha deflazione!

La politica della svalutazione del denaro, usata in passato dall'Italia, =
=E8 un arma a doppio taglio, poich=E8 se da una parte favorisce =
l'esportazione e da pi=F9 potere d'acquisto alla moneta estera, =
dall'altra aumenta i prezzi dei prodotti e sopratutto delle materie =
prime ed energetici importati.

Tale politica =E8 stata ripresa, tra l'altro, dagli Stati Uniti, dove =
mani forti hanno sbattuto il dollaro da massimi di 0.8 circa a minimi a =
1.2 contro l'euro.

Un modo per ridurre i costi del prodotto finito, senza svalutare il =
denarto, =E8 abbattere i costi di produzione, ma, considerato che =
l'Italia importa materie prime per recuperare costi dovrebbe tagliare =
sui costi del personale (e quello =E8 il modello non solo europeo che si =
usa da sempre).

Per contro bisogna notare che l'economia basa sulla grande industria, =
perci=F2 la sconfitta dei referendum e la conseguente perdita di forza =
dei lavoratori delle imprese con meno di 15 dipendenti non dovrebbe =
causare ripercusioni dirette sulla forza contrattuale dei lavoratori =
(sicuramente una vittoria dei si avrebbe bloccato l'estensione della =
cancellazione dell'articolo 18 a tutte le industrie); il nodo cruciale =
avverr=E0 quando il govern=F2 tenter=E0 di estendere la cancellazione =
del sudetto articolo anche alle medie e grandi imprese.

La forza dei sindacati, a mio avviso, =E8 rimasta uguale, come hanno =
sentito l'odore della sconfitta hanno scelto la via dell'astensione, =
tradendo i lavoratori, ma evitando una sonora batosta.

VAMPIRE SHADOW - FRANZ
----- Original Message -----=20
From: Khorakhan=E9-Trezzi=20
To: cerchio@???=20
Sent: Thursday, July 10, 2003 7:23 PM
Subject: [Cerchio] Referendum e disinflazione competitiva ( pane per =
Vampire...)


COMMENTO=20
Referendum e disinflazione competitiva=20
EMILIANO BRANCACCIO
Si =E8 giustamente sottolineato che dieci milioni e mezzo di S=EC sono =
tanti, e che occorrer=E0 trovare un modo per valorizzarli e non =
disperderli. E' un fatto, tuttavia, che essi non basteranno n=E9 ad =
estendere l'articolo 18 n=E9 ad impedirne l'aggiramento contenuto nella =
legge 30 e nella 848 bis del governo Berlusconi. Vediamo allora di =
esaminare gli effetti economici e le possibili implicazioni politiche =
della sconfitta referendaria. Innanzitutto, dalla consultazione =E8 =
uscito vincitore il vecchio modello della disinflazione competitiva, un =
meccanismo di difesa del sistema produttivo fondato sulla compressione =
del costo per unit=E0 di prodotto e sulla capacit=E0, per questa via, di =
contenere i prezzi e di sostenere le vendite. Il modello della =
disinflazione competitiva risulta da tempo dominante in Europa. A causa =
dei vincoli macroeconomici imposti dal Trattato dell'Unione, il rigido =
controllo dei prezzi nazionali rappresenta infatti una condizione =
necessaria per l'equilibrio nei conti con l'estero. Le imprese tedesche =
e francesi cercano almeno in parte di garantire quell'equilibrio in modi =
pi=F9 sofisticati, attraverso una collocazione nelle produzioni =
tecnologicamente avanzate (che costano di pi=F9 ma generano attivi di =
bilancia commerciale). In Italia, invece, da tempo il ceto =
imprenditoriale preferisce adagiarsi sul contenimento dei prezzi =
attraverso una continua pressione sui salari. Del resto, nel nostro =
paese questa tecnica di sopravvivenza dell'apparato produttivo =E8 stata =
praticata fin dai tempi della crisi industriale, attraverso il =
sistematico deprezzamento della lira. La svalutazione riduceva il prezzo =
delle merci esportate e aumentava al tempo stesso quello delle merci =
importate, inclusi i beni-salario prodotti all'estero. Essa quindi =
sosteneva la competitivit=E0 delle produzioni nazionali attraverso un =
controllo sui salari di tipo indiretto, l'unico del resto realizzabile =
in un'epoca in cui gli esiti della contrattazione erano fortemente =
condizionati da un sindacato combattivo e ben organizzato. Con =
l'introduzione della moneta unica, per=F2, lo strumento del tasso di =
cambio =E8 venuto meno, ed =E8 quindi diventato indispensabile agire =
direttamente sui salari al fine di generare disinflazione. Ci=F2 =E8 =
avvenuto con le buone nel corso degli anni `90, attraverso la politica =
dei redditi e la concertazione, ed avviene oggi con le cattive, dando =
del =ABfomentatore di eversione=BB a chi non firma gli accordi =
predisposti dal governo e dagli imprenditori.

In quegli accordi, come =E8 noto, =E8 inclusa la progressiva =
neutralizzazione dell'articolo 18. Tale neutralizzazione, si badi, =E8 =
necessaria per eliminare qualsiasi intralcio alla disinflazione =
salariale. L'indagine economica ha infatti chiarito che l'articolo 18 e =
le altre norme di protezione dei lavoratori accrescono il potere =
contrattuale degli stessi, e tendono quindi a ostacolare le strategie di =
mantenimento della competitivit=E0 basate sulla riduzione dei salari. La =
vera ragione per cui i vertici di Confindustria e alcuni membri del =
governo restano affezionati all'idea di abolire l'articolo 18 non verte =
affatto sulla clamorosa panzana secondo cui quell'articolo =
pregiudicherebbe l'occupazione e la crescita delle imprese. Essa deriva =
piuttosto dall'obiettivo di indebolire i sindacati, per generare una =
ulteriore pressione sulle remunerazioni e tentare di preservare la =
competitivit=E0 internazionale.

Con il referendum alle spalle, non sembrano sussistere pi=F9 molti =
ostacoli al perseguimento di una simile strategia disinflazionistica. =
Una prospettiva drammatica, questa, non solo per i suoi effetti sui =
salari, ma anche per le sue funeste ripercussioni sulla struttura del =
sistema produttivo italiano. La vecchia pretesa di rimediare con la sola =
compressione del costo del lavoro alle gravissime lacune dell'economia =
italiana (dalla carenza di infrastrutture, all'inefficienza =
dell'apparato finanziario, alla riluttanza a crescere del ceto =
imprenditoriale) rappresenta una delle cause prime del declino =
industriale.

Il referendum, dunque, non rappresentava soltanto una sacrosanta =
battaglia di civilt=E0 per rendere pi=F9 uniformi i diritti dei =
lavoratori. Esso costituiva anche un'occasione per abbandonare una =
strategia produttiva fallimentare, e pi=F9 in generale per contrapporsi =
al dogma europeo della disinflazione competitiva, causa principale =
dell'elevata disoccupazione dell'ultimo decennio. L'occasione =E8 venuta =
a mancare, ma la strada tracciata =E8 quella giusta. Ricordarlo =E8 il =
modo migliore per non disperdere i voti ottenuti.=20


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L'indagine economica ha infatti chiarito che l'articolo 18 e le altre =
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tendono quindi a ostacolare le strategie di mantenimento della =
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Essa deriva piuttosto dall'obiettivo di indebolire i sindacati, per =
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una delle cause prime del declino industriale.<BR><BR>Il referendum, =
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