----- Original Message -----
From: "Andrea Fumagalli" <afuma@???>
To: <rdc@???>; <rekombinant@???>;
<redditolavoro@???>
Sent: Tuesday, July 01, 2003 4:02 PM
Subject: [redditolavoro:] Dati su salari e produttività
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> Dal rapporto Ires-Cgil sulla distribuzione del reddito.
>
>
>
> RETRIBUZIONI Nell'era della concertazione i salari italiani sono
precipitati.
> Di sei punti percentuali sul Pil
> Nei dieci anni della concertazione le retribuzioni sono calate dello 0,4
per
> cento. Solo nel corso di quest'anno il potere d'acquisto calerà dello 0,9
per
> cento. La corsa delle retribuzioni è stata anche più lenta di quella della
> produttività, visto che il tasso medio di crescita della produttività
nello
> stesso periodo di tempo, ovvero dal 1993 al 2002, è stato superiore di 1,1
per
> cento rispetto alle retribuzioni. Nell'epoca della grande concertazione,
si è
> lavorato di più e guadagnato di meno. Sono i dati diffusi ieri dall'Ires,
> l'istituto di studi e ricerche della Cgil che ha elaborato cinque rapporti
> raccolti in un libro sulla politica dei redditi negli anni `90 che
raccontano
> gli andamenti statistici dei redditi da lavoro, degli altri redditi e
delle
> variabili più importanti dell'economia, a partire proprio dalla
produttività.
> Dal rapporto dell'Ires risulta evidente non solo la flessione relativa
delle
> retribuzioni degli operai e degli impiegati, pubblici e privati, ma anche
la
> diminuzione del peso relativo del monte complessivo delle retribuzioni sul
Pil.
> Il rapporto tra retribuzioni e Pil passa infatti dal 36 per cento del
periodo
> 1980-82 al 29,6% del periodo `96-2002. Questa diminuzione del peso dei
redditi
> avviene in un periodo in cui dopo una lunga fase di stagnazione,
l'occupazione
> è tornata a crescere. Ora c'è molta più gente che lavora, guadagnando
meno.
>
>
> Più lavoro, meno soldi
> Rapporto Ires-Cgil su dieci anni di politica dei redditi: flessione del
potere
> d'acquisto
> PAOLO ANDRUCCIOLI
> Le retribuzioni sono cresciute meno della produttività e la flessibilità
sta
> diventando uno degli oggetti principali della contrattazione. Il costo del
> lavoro italiano si mantiene pressocché stabile e cresce meno di quello
degli
> altri paesi europei. L'Italia - a differenza di tutti gli altri paesi
euro - si
> muove sulla base dell'inflazione programmatica piuttosto che su quella
reale,
> una scelta che determina ovvie ricadute negative sulla contrattazione.
Questi,
> in estrema sintesi, i punti principali del libro la politica dei redditi
negli
> anni `90, (edizioni Ediesse) cinque rapporti curati dall'Ires-Cgil e
presentati
> ieri nella sede della Cgil nazionale, alla presenza di studiosi (Mimmo
Carrieri
> dell'università di Teramo e Leonello Tronti, responsabile delle
statistiche
> congiunturali occupazione e redditi dell'Istat) e protagonisti della
> contrattazione, tra cui il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani,
quello
> della Cisl, Savino Pezzotta e il direttore generale della Confindustria,
> Stefano Parisi. Agostino Megale, presidente dell'Ires e curatore dei
rapporti
> sulle retribuzioni e la contrattazione insieme a Giuseppe D'Aloia e
Lorenzo
> Birindelli, ha ricordato ieri che le retribuzioni contrattuali sono
tornate a
> crescere, negli ultimi tre anni, a un tasso inferiore a quello
dell'inflazione,
> a causa soprattutto dello scostamento tra inflazione programmata e
inflazione
> effettiva. «L'Italia - chiarisce Megale - è l'unico paese in Europa nel
quale
> le prospettive della crescita delle retribuzioni sono determinate non
sulla
> base dell'inflazione prevista, ma su quelle dell'inflazione programmata».
Nei
> paesi Euro-zone le richieste sindacali si basano dunque sull'inflazione
> prevista per il periodo considerato.
>
> In ogni caso, dallo studio dell'Ires, emerge una «tenuta problematica» del
> potere d'aquisto che diventa anche qualcosa di peggio se la si confronta
con
> altri indicatori. Le retribuzioni del lavoro dipendente hanno avuto una
> flessione molto evidente dal 1993-95, un leggero recupero tra il `96 e il
`99 e
> una nuova flessione tra il 2000 e il 2002. Secondo le elaborazioni
dell'Ires
> sui dati Istat, le retribuzioni contrattuali lorde reali hanno fatto
registrare
> una perdita dell'1,8% tra il `93 e il `95 e una leggera crescita (più 0,4
tra
> il `96 e il 2002). Nel periodo considerato, ovvero dall'accordo di luglio
del
> `93 (nascita della concertazione) al 2002, le retribuzioni sono cresciute
> comunque meno della produttività. «Nel confronto a prezzi correnti -
dicono i
> ricercatori dell'Ires - il tasso medio annuo di crescita della
produttività
> supera (sempre nel periodo considerato) quello delle retribuzioni
dell'1,1% per
> il complesso dell'economia e dello 0,5% nell'industria in senso stretto».
E se
> il confronto si fa in termini reali, gli scarti sono ancora più ampi.
>
> Anche per quanto riguarda la distribuzione del reddito e quindi il
rapporto tra
> i redditi da lavoro dipendente e il resto del Pil italiano, si registra un
calo
> del peso relativo del monte retribuzioni sul Pil che scende dal 36% del
periodo
> 1980-82 al 29,6% del periodo `96-2002. Nello stesso periodo tengono invece
i
> profitti e i redditi da lavoro autonomo. In questo periodo cresce anche il
peso
> delle imposte indirette nette e dei contributi sociali. Ma il periodo
> considerato dalla ricerca non è un periodo come gli altri essendo stato
> attraversato da profonde trasformazioni economiche e sociali. Il modello
della
> concertazione si deve quindi giudicare sulla base di parametri politici
oltre
> che statistici e la domanda posta ieri da Megale agli ospiti del convegno
Ires-
> Cgil ha avuto risposto diversificate e comunque nell'ambito delle
politiche
> contrattuali.
>
> Il giudizio sulla concertazione è stato abbastanza omogeneo. Nel momento
in cui
> è il governo a rimettere in discussione nei fatti quel modello, i
sindacati e
> la Confindustria continuano a difendere l'accordo del `93, anche se tutti
> ammettono che c'è bisogno di qualche aggiustamento. Secondo Savino
> Pezzotta, «bisogna andare oltre l'accordo del 23 luglio del '93,
dimostrando
> che la politica dei redditi non era un incidente di percorso». Il
segretario
> generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha messo invece in evidenza la
carenza
> delle imprese italiane che non hanno utilizzato bene la politica dei
redditi.
> Le quote di reddito prodotto non solo non sono andate ai lavoratori, «ma
non
> sono state neppure utilizzate in ricerca e sviluppo». La politica dei
redditi
> viene difesa dalla Confindustria. Per i direttore Stefano Parisi, è vero
che
> quella politica è figlia dei tempi, ma è anche vero che «ha dato effetti
> importanti sulla riduzione dell'inflazione e sulla difesa del potere
d'acquisto
> dei lavoratori e sull'occupazione».
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