[Lecce-sf] Ai confini dell'Europa di E. BALIBAR

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Author: Alessandro Presicce
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Subject: [Lecce-sf] Ai confini dell'Europa di E. BALIBAR
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Ai confini dell'Europa di ETIENNE BALIBAR
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/08-Maggio-2003/art68.html

L'Europa post-coloniale si alimenta dell'arrivo degli =ABstranieri=BB, =
ma anche delle politiche neocolonialiste che il vecchio continente attua =
al suo interno e nei confronti del resto del mondo. L'arrivo dei =
migranti investe per=F2 la nozione universalista di =ABcittadinanza=BB e =
le pratiche di resistenza alla limitazione della libert=E0 di movimento =
esercitata dal capitalismo globale. Anticipiamo ampi stralci della =
relazione che il filosofo francese Etienne Balibar terr=E0 domani al =
convegno di Napoli su =ABImmaginare l'Europa postcoloniale. Gramsci e i =
sud del pianeta=BB

La presenza sempre pi=F9 massiccia e legittima, nonostante le =
discriminazioni subite, delle popolazioni di origine coloniale nel cuore =
delle antiche metropoli europee, =E8 uno dei fondamenti per la lezione =
di alterit=E0 che l'Europa pu=F2 trarre dalla propria storia e pensare =
in maniera originale la propria =ABpotenza=BB (o =ABim-potenza=BB) nel =
mondo. E' un'idea che pu=F2 sembrare esageratamente ottimista o =
addirittura mistificatoria: ne preciser=F2 il senso partendo dagli =
scritti dei sociologi italiani Alessandro Dal Lago e Sandro Mezzadra, da =
tempo impegnati nell'analisi degli effetti dell'immigrazione =
post-coloniale all'interno dello spazio europeo in via di =
globalizzazione. Il loro saggio (contenuto in Europa politica. Ragioni =
di una necessit=E0, manifestolibri) =E8 intitolato =ABI confini =
impensati dell'Europa=BB e analizza il conflitto che nasce nell'Europa =
di oggi fra i due significati associati all'idea di =ABfrontiera=BB =
espressi in italiano dalle parole confini e frontiere. (...) Dal Lago e =
Mezzadra collocano questa questione nel quadro dell'evoluzione =
dell'imperialismo. La lotta delle potenze capitaliste per il controllo =
delle risorse mondiali e l'imposizione di un modello economico =
=ABoccidentale=BB diventa oggi una lotta =ABtotale=BB in cui sono =
inglobati gli aspetti demografici e umanitari del rapporto sociale =
miranti a imporre il contenimento globale degli spostamenti delle =
popolazioni. Questo contenimento si manifesta in particolare nelle =
=ABzone-confine=BB dove il controllo politico coesiste con il controllo =
militare (come in Jugoslavia), ma con scarti volenti fra i due, in cui =
gli individui sono contemporaneamente sradicati, spostati e ricollocati =
altrove. E' qui che tocchiamo con mano la profonda ambiguit=E0 del =
progetto =ABeuropeo=BB.

(...) La globalizzazione tende da un lato ad abbattere le frontiere per =
le merci e i capitali e, dall'altro, a erigere un sistema di barriere =
contro la mobilit=E0 della forza lavoro e contro il =ABdiritto di =
fuga=BB dei migranti dalla miseria, la guerra e i regimi dittatoriali =
dei loro paesi. Questa storia del nostro tempo ripercorre lo schema del =
salariato capitalista fondato sulla =ABliberazione=BB della forza =
lavoro. (...) Ne deriva che il controllo ai confini, con il pretesto di =
combattere i traffici di mano d'opera, si trasforma in una vera e =
propria guerra occulta per terra e per mare, ai limiti dello spazio di =
Schengen, le cui vittime si contano in migliaia di cadaveri. Per questo =
qualsiasi pensiero critico deve partire oggi dalla messa in discussione =
dello statuto dei confini esterni e interni dell'Europa e =
dall'abbattimento delle procedure di esclusione. Solo a questa =
condizione =E8 possibile vedere nella rivendicazione di un'Europa =
politica, un rilancio del suo processo incompiuto di =ABcostituzione=BB =
e progresso materiale.

L'ultimo aspetto della riflessione di Dal Lago e Mezzadra ha per oggetto =
il significato delle resistenze alla globalizzazione =
=ABdifferenziale=BB. (...) Le resistenze delineano un'alternativa al =
progetto di modernizzazione dominante, sia sulla scena europea che =
mondiale, ricordando costantemente la realt=E0 dei conflitti a coloro =
che volentieri seguirebbero il sogno federalista di uno Stato europeo =
sovranazionale in grado di tenere in scacco l'egemonia americana. Ma =
ci=F2 che =ABchiedono=BB i migranti, bersaglio della guerra frontaliera, =
non =E8 il multiculturalismo, ma l'uguaglianza-libert=E0 dei cittadini =
del mondo e dei relativi diritti (...).

L'interpretazione di queste resistenze e di questi conflitti richiede =
sia un'elaborazione concettuale della storia post-coloniale europea che =
una riflessione sui destini dell'universalismo. Ci=F2 che ha realmente =
unificato il pianeta, non =E8 solamente l'espansione coloniale ma sono =
le rivolte, le lotte di liberazione, che contestano la =ABdifferenza di =
natura=BB fra l'umanit=E0 delle metropoli e quella delle colonie, o =
meglio =E8 la loro dialettica che sfocia in un rovesciamento dei ruoli, =
una =ABparticolarizzazione=BB delle vecchie metropoli e =
un'=ABuniversalizzazione=BB delle antiche colonie. In Europa se ne =
avvertono le conseguenze grazie anche ai meticciati e agli spostamenti =
delle popolazioni. (...) In questa situazione che possiamo definire =
=ABpost-coloniale=BB (e non neo-coloniale), l'elemento determinante =E8 =
la qualit=E0 nuova dei movimenti migratori e delle rivendicazioni di cui =
sono portatori. Accelerano la modernit=E0 convergendo con altre forme di =
globalizzazione dal basso contro l'imperialismo economico e militare di =
cui si sono viste le dinamiche da Seattle a Genova e da Genova a Porto =
Alegre.

(...) Tuttavia, considerando che questo =E8 proprio il cuore di una =
questione decisiva per la valutazione del modello politico europeo, =
vorrei aggiungere due sfumature interpretative, strettamente legate fra =
loro, una relativa all'analisi e l'altra alle prospettive.

La mia prima riserva si esprime chiedendo di sapere se il modello pi=F9 =
illuminante per capire il regime di discriminazioni socio-politiche =
nell'Europa di oggi sia quello della guerra (o meglio della =ABnuova =
guerra=BB) come propongono Dal Lago e Mezzadra, oppure quello di una =
apartheid strisciante la cui cristallizzazione =E8 la faccia nera =
dell'emergere di una cittadinanza europea transnazionale e uno dei =
maggiori ostacoli al suo sviluppo oltre il livello di piccoli germogli =
fragili e contraddittori. Ovviamente si pu=F2 dire che non si tratta di =
un'alternativa in senso stretto e che non si pu=F2 scegliere =
astrattamente fra aspetti complementari della =ABcostituzione =
materiale=BB dell'Europa, in cui uno =E8 visto in maniera dinamica, in =
termini di flusso e di tendenze, mentre l'altro in maniera piuttosto =
statica, in termini di istituzioni, di statuti e di effetti. (...). Ma =
=E8 anche chiaro che privilegiare l'uno e l'altro aspetto per farne la =
chiave di lettura dell'analisi politica, pu=F2 portare a conclusioni =
divergenti.

Ho chiari i limiti e i rischi che comporta l'analogia fra le forme di =
razzismo istituzionale nello spazio europeo e l'apartheid sudafricano di =
un tempo (...), ma voglio innanzi tutto attirare l'attenzione sulla =
correlazione di due fatti: da un lato, l'esistenza di una linea di =
divisione statutaria fra cittadini e non-cittadini istituita (in =
opposizione alle tendenze di transnazionalizzazione della cittadinanza) =
mediante l'=ABimposizione=BB della categoria di stranieri sui =
non-cittadini (...); dall'altro lato, la creazione o la riproposizione =
di zone di residenza complementari, a statuto totalmente ineguale dal =
punto di vista dei diritti e delle condizioni di vita, dove l'autonomia =
apparente camuffa malamente il fatto che alcuni prescrivano ad altri il =
diritto di movimento e li controllino con la forza. Naturalmente la =
differenza antropologica e la violenza che l'accompagna (...) non sono =
eluse da questa rappresentazione, ne sono addirittura la controparte =
pi=F9 immediata e non mi sorprende che in queste condizioni le pratiche =
securitarie aumentino in Europa e finiscano per cancellare la frontiera =
fra le azioni di polizia e la guerra.

Queste pratiche securitarie ossessive e dimostrative ottengono il =
risultato di stigmatizzare e rendere insicure intere popolazioni di =
=ABnazionali=BB che sono in realt=E0 i famigliari, i compagni o =
discendenti dei =ABmigranti=BB. In questo senso esse non solo ostacolano =
una nuova cittadinanza ma disarticolano e cancellano una cittadinanza =
gi=E0 esistente e acquisita. Da parte loro, iscrivendo il controllo =
violento dei migranti nella categoria delle =ABnuove guerre=BB =
postmoderne che comprende anche altre forme pi=F9 dissimulate di =
=ABpunizione=BB e =ABdissuasione=BB delle societ=E0 del terzo mondo =
(c'=E8 anche un Terzo Mondo in Europa come ci ha mostrato la storia dei =
Balcani) e suggerendo infine che tutta questa violenza =E8 una risposta =
alla mobilit=E0 intrinseca della massa della popolazione mondiale che =
corrisponde a questo stadio della modernizazzione capitalista, Dal Lago =
e Mezzadra fanno degli statuti e dei confini essenzialmente gli =
strumenti di controllo e i meccanismi di difesa del capitalismo =
imperiale contro la vitalit=E0, avvertita come minacciosa, del nuovo =
proletariato transnazionale. Il nostro =ABdisaccordo=BB, se tale =E8, =
riguarda dunque la questione del rapporto dei territori con le =
popolazioni, rapporto che costituisce l'aspetto determinante degli =
attuali fenomeni di sovversione del quadro nazionale e la questione =
della natura politica delle resistenze che ne nascono.

(...) Pur condividendo l'idea che in un modo o nell'altro tutte le =
societ=E0 di oggi sono =ABpost-coloniali=BB nel duplice senso di essersi =
costituite nel XX secolo sui risultati della colonizzazione e sugli =
effetti ambivalenti della decolonizzazione, tuttavia tendo a sostenere =
che esiste un uso dell'idea di =ABneo-colonialismo=BB del quale non =
possiamo non tener conto. Ci serve per comprendere le forme stesse del =
post-colonialismo sia che si tratti dello statuto delle =ABpopolazioni =
spostate=BB dalle vecchie colonie nelle vecchie metropoli o delle =
ingerenze delle vecchie metropoli nella politica e nell'economia delle =
vecchie colonie. Questo perdurare del neo-colonialismo nel =
post-colonialismo (...) possiamo vederlo nella composizione demografica =
di Bobigny (a nord di Parigi) e di Dagenham (a est di Londra) o di =
Sachsenhausen (a sud di Francoforte) e nel comportamento delle loro =
polizie tanto quanto nelle spedizioni militari francesi in Congo =
Brazzaville e in Costa d'Avorio. In fondo, =E8 l'estrema ambivalenza del =
suo rapporto con il passato coloniale che fa dell'Europa, in un senso, =
il luogo =ABpost-coloniale=BB per eccellenza e quello in cui si =
decideranno, per una parte, gli effetti politici del suo riconoscimento. =
(...)

Ma qui arriviamo alla mia seconda riserva, la pi=F9 astratta e forse la =
pi=F9 profonda. A torto o a ragione, (=E8 quello che penso di aver =
imparato dalle lotte dei =ABsans papiers=BB in Francia negli anni `90, =
anche se forse si tratta di un'esperienza non generalizzabile), non =
credo che la =ABdomanda=BB politica dei migranti (sia =ABrifugiati=BB =
che =ABlavoratori=BB, dato che, come sappiamo, le due categorie non sono =
separate) sia una domanda di riconoscimento della mobilit=E0 in quanto =
tale, =ABdeterritorializzata=BB e , correlativamente, che il suo =
rapporto con la costruzione europea sia unicamente il rapporto con un =
=ABdispositivo di controllo=BB nella globalizzazione capitalista. Senza =
dubbio, la libert=E0 di circolazione costituisce una rivendicazione =
fondamentale che deve essere patrimonio della cittadinanza di tutti. Ma =
il diritto di cittadinanza, che comprende tutti gli aspetti intermedi =
fra il diritto di residenza in quanto =ABnormalit=E0=BB dell'esistenza =
sociale e l'esercizio dei diritti politici nei luoghi (...) dove i =
singoli e i gruppi sono stati =ABscaraventati=BB dalla storia e =
dall'economia (...) ne costituisce l'altra faccia indissociabile. I =
=ABmigranti=BB non sono una massa indifferenziata, sono a buon diritto =
dei viaggiatori (forzati, =ABliberati=BB, discriminati) che mettono in =
relazione fra loro le comunit=E0 straniere (e perci=F2 contribuendo =
oggettivamente a relativizzare e non ad abolire la loro chiusura ) e =
territori pi=F9 o meno lontani (contribuendo a raccorciare le distanze =
fra loro e a costruire la controparte umana della universalizzazione =
delle comunicazioni e dei flussi economici). Nella loro esperienza =
vissuta e nel loro contributo all'emergere di una =ABsoggettivit=E0=BB =
politica della globalizzazione (su cui ho anche io naturalmente un punto =
di vista che privilegia l'idea di uguaglianza o =ABugual-libert=E0=BB) =
l'aspetto della diaspora non =E8 meno fondamentale di quello del =
nomadismo.

Questo significa che i migranti chiedono di poter circolare in pi=F9 =
parti del mondo, fra pi=F9 =ABmondi=BB, sia nel senso dell'andare che =
del tornare, contribuendo su due versanti a una reale =
=ABdecolonizzazione=BB e alla costruzione di una cittadinanza senza =
fondamento antropologico razzista - il ch=E9 non significa priva di =
conflitti fra le culture e gli interessi, o senza lotte di potere. Si =
tratta allora di sapere in quale orizzonte pi=F9 ampio si colloca il =
=ABdivenire soggetto=BB politico dei migranti (e il loro contributo =
specifico all' emergere di soggetti politici oggi). Dal Lago e Mezzadra =
(vicini su questo punto al pensiero di Hardt e Negri) sostengono che sia =
quello =ABdella globalizzazione dal basso=BB e legano questa idea ai =
nomi simbolici di Seattle, Genova e Porto Alegre. Su questo ho delle =
riserve. (...) Da una parte non mi =E8 molto chiaro il rovesciamento =
secondo cui =E8 possibile radicare ora, se si pu=F2 dire, la resistenza =
al capitalismo internazionale nella mobilit=E0, nella precariet=E0 =
identitaria e nel distacco dai territori dopo che un tempo la si =
radicava nella difesa delle culture e delle appartenenze minacciate di =
annientamento dal rullo compressore della omogeneizzazione della merce. =
Dall'altra parte, credo che il modello di una resistenza, una =
soggettivit=E0 e una universalit=E0 politiche fondato esclusivamente sul =
riferimento alla forza lavoro e al suo sfruttamento da parte del =
capitale ci far=E0 oscillare indefinitivamente fra un economicismo =
arcaico e un economicismo futurista. (...)

La =ABdemocratizzazione dei confini=BB, una parola d'ordine essenziale =
per la resistenza alle logiche di segregazione e annientamento e anche =
una condizione (fra altre) per la costruzione di un'Europa democratica, =
cio=E8 dell'Europa tout court (...), rimane un problema anzich=E9 una =
soluzione o una ricetta. E' una nozione vaga ma che comporta almeno la =
precisione negativa che il sistema dei confini =ABesterni=BB e =
=ABinterni=BB resta radicalmente antidemocratico finch=E9 rimane =
assolutamente discrezionale, finch=E9 gli =AButenti=BB dei confini non =
avranno la possibilit=E0 di negoziarne le modalit=E0 e le regole per il =
loro attraversamento. Si tratta di un concetto contraddittorio che =
sfocia ben presto in alcune idee quali il controllo (popolare) del =
controllo (statale) dei movimenti della popolazione e di =
un'organizzazione non discriminatoria della sicurezza di cui si sa a =
priori che dipenderanno sempre da un rapporto di forza (...). Ma questo =
concetto contradditorio ha il vantaggio di designare politicamente il =
terreno conflittuale su cui si gioca la possibilit=E0 di andare oltre =
l'alternativa fra la chiusura nazionalista securitaria e l'impero senza =
confini. (...)

Europa-confine e Europa democratica sono in fondo due sinonimi a tempo: =
entrambi designano l'impossibilit=E0 nel mondo di oggi di regolare =
unilateralmente il problema divenuto incontenibile dei regimi della =
circolazione e dell'integrazione di =ABgruppi=BB concreti che le =
=ABparti=BB del mondo si scambiano fra loro per costituire un =
=ABtutto=BB pur restando =ABplurimi=BB. E' per questo che la sponda Nord =
del Mediterraneo ha bisogno della sua sponda Sud e viceversa, non solo =
per fornire posti di lavoro ma per inventare statuti e diritti, per =
elaborare delle costituzioni. Non =E8 una complementarit=E0 necessaria, =
ma =E8 possibile. A meno che, naturalmente, una destabilizzazione =
generale, che trascini tante guerre e conflitti locali in un unico =
scontro di portata regionale e mondiale, non moltiplichi il numero dei =
rifugiati, ne massimizzi la pressione securitaria e non renda =
impossibile per lungo tempo qualsiasi =ABnegoziato=BB sui confini. =
Voglio credere che l'Europa abbia l'opportunit=E0 di iniziare un'impresa =
di decolonizzazione interna che le render=E0 possibile lottare contro la =
=ABprovincializzazione=BB e di partecipare alla (ri)costruzione =
dell'universalismo su basi meno particolaristiche ed esclusive.

(traduzione di Maria Luisa Moretti)=20


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mondo. L'arrivo dei migranti investe per=F2 la nozione universalista di=20
=ABcittadinanza=BB e le pratiche di resistenza alla limitazione della =
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movimento esercitata dal capitalismo globale. Anticipiamo ampi stralci =
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europee, =E8=20
uno dei fondamenti per la lezione di alterit=E0 che l'Europa pu=F2 =
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propria storia e pensare in maniera originale la propria =ABpotenza=BB =
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esageratamente ottimista o=20
addirittura mistificatoria: ne preciser=F2 il senso partendo dagli =
scritti dei=20
sociologi italiani Alessandro Dal Lago e Sandro Mezzadra, da tempo =
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impensati dell'Europa=BB e analizza il conflitto che nasce nell'Europa =
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i due significati associati all'idea di =ABfrontiera=BB espressi in =
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parole<I> confini e frontiere</I>. (...) Dal Lago e Mezzadra collocano =
questa=20
questione nel quadro dell'evoluzione dell'imperialismo. La lotta delle =
potenze=20
capitaliste per il controllo delle risorse mondiali e l'imposizione di =
un=20
modello economico =ABoccidentale=BB diventa oggi una lotta =ABtotale=BB =
in cui sono=20
inglobati gli aspetti demografici e umanitari del rapporto sociale =
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imporre il contenimento globale degli spostamenti delle popolazioni. =
Questo=20
contenimento si manifesta in particolare nelle =ABzone-confine=BB dove =
il controllo=20
politico coesiste con il controllo militare (come in Jugoslavia), ma con =
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volenti fra i due, in cui gli individui sono contemporaneamente =
sradicati,=20
spostati e ricollocati altrove. E' qui che tocchiamo con mano la =
profonda=20
ambiguit=E0 del progetto =ABeuropeo=BB.<BR><BR>(...) La globalizzazione =
tende da un=20
lato ad abbattere le frontiere per le merci e i capitali e, dall'altro, =
a=20
erigere un sistema di barriere contro la mobilit=E0 della forza lavoro e =
contro il=20
=ABdiritto di fuga=BB dei migranti dalla miseria, la guerra e i regimi =
dittatoriali=20
dei loro paesi. Questa storia del nostro tempo ripercorre lo schema del=20
salariato capitalista fondato sulla =ABliberazione=BB della forza =
lavoro. (...) Ne=20
deriva che il controllo ai confini, con il pretesto di combattere i =
traffici di=20
mano d'opera, si trasforma in una vera e propria guerra occulta per =
terra e per=20
mare, ai limiti dello spazio di Schengen, le cui vittime si contano in =
migliaia=20
di cadaveri. Per questo qualsiasi pensiero critico deve partire oggi =
dalla messa=20
in discussione dello statuto dei confini esterni e interni dell'Europa e =

dall'abbattimento delle procedure di esclusione. Solo a questa =
condizione =E8=20
possibile vedere nella rivendicazione di un'Europa politica, un rilancio =
del suo=20
processo incompiuto di =ABcostituzione=BB e progresso =
materiale.<BR><BR>L'ultimo=20
aspetto della riflessione di Dal Lago e Mezzadra ha per oggetto il =
significato=20
delle resistenze alla globalizzazione =ABdifferenziale=BB. (...) Le =
resistenze=20
delineano un'alternativa al progetto di modernizzazione dominante, sia =
sulla=20
scena europea che mondiale, ricordando costantemente la realt=E0 dei =
conflitti a=20
coloro che volentieri seguirebbero il sogno federalista di uno Stato =
europeo=20
sovranazionale in grado di tenere in scacco l'egemonia americana. Ma =
ci=F2 che=20
=ABchiedono=BB i migranti, bersaglio della guerra frontaliera, non =E8 =
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multiculturalismo, ma l'uguaglianza-libert=E0 dei cittadini del mondo e =
dei=20
relativi diritti (...).<BR><BR>L'interpretazione di queste resistenze e =
di=20
questi conflitti richiede sia un'elaborazione concettuale della storia=20
post-coloniale europea che una riflessione sui destini =
dell'universalismo. Ci=F2=20
che ha realmente unificato il pianeta, non =E8 solamente l'espansione =
coloniale ma=20
sono le rivolte, le lotte di liberazione, che contestano la =
=ABdifferenza di=20
natura=BB fra l'umanit=E0 delle metropoli e quella delle colonie, o =
meglio =E8 la loro=20
dialettica che sfocia in un rovesciamento dei ruoli, una =
=ABparticolarizzazione=BB=20
delle vecchie metropoli e un'=ABuniversalizzazione=BB delle antiche =
colonie. In=20
Europa se ne avvertono le conseguenze grazie anche ai meticciati e agli=20
spostamenti delle popolazioni. (...) In questa situazione che possiamo =
definire=20
=ABpost-coloniale=BB (e non neo-coloniale), l'elemento determinante =E8 =
la qualit=E0=20
nuova dei movimenti migratori e delle rivendicazioni di cui sono =
portatori.=20
Accelerano la modernit=E0 convergendo con altre forme di globalizzazione =
dal basso=20
contro l'imperialismo economico e militare di cui si sono viste le =
dinamiche da=20
Seattle a Genova e da Genova a Porto Alegre.<BR><BR>(...) Tuttavia, =
considerando=20
che questo =E8 proprio il cuore di una questione decisiva per la =
valutazione del=20
modello politico europeo, vorrei aggiungere due sfumature =
interpretative,=20
strettamente legate fra loro, una relativa all'analisi e l'altra alle=20
prospettive.<BR><BR>La mia prima riserva si esprime chiedendo di sapere =
se il=20
modello pi=F9 illuminante per capire il regime di discriminazioni =
socio-politiche=20
nell'Europa di oggi sia quello della guerra (o meglio della =ABnuova =
guerra=BB) come=20
propongono Dal Lago e Mezzadra, oppure quello di una apartheid =
strisciante la=20
cui cristallizzazione =E8 la faccia nera dell'emergere di una =
cittadinanza europea=20
transnazionale e uno dei maggiori ostacoli al suo sviluppo oltre il =
livello di=20
piccoli germogli fragili e contraddittori. Ovviamente si pu=F2 dire che =
non si=20
tratta di un'alternativa in senso stretto e che non si pu=F2 scegliere=20
astrattamente fra aspetti complementari della =ABcostituzione =
materiale=BB=20
dell'Europa, in cui uno =E8 visto in maniera dinamica, in termini di =
flusso e di=20
tendenze, mentre l'altro in maniera piuttosto statica, in termini di=20
istituzioni, di statuti e di effetti. (...). Ma =E8 anche chiaro che =
privilegiare=20
l'uno e l'altro aspetto per farne la chiave di lettura dell'analisi =
politica,=20
pu=F2 portare a conclusioni divergenti.<BR><BR>Ho chiari i limiti e i =
rischi che=20
comporta l'analogia fra le forme di razzismo istituzionale nello spazio =
europeo=20
e l'apartheid sudafricano di un tempo (...), ma voglio innanzi tutto =
attirare=20
l'attenzione sulla correlazione di due fatti: da un lato, l'esistenza di =
una=20
linea di divisione statutaria fra cittadini e non-cittadini istituita =
(in=20
opposizione alle tendenze di transnazionalizzazione della cittadinanza) =
mediante=20
l'=ABimposizione=BB della categoria di stranieri sui non-cittadini =
(...); dall'altro=20
lato, la creazione o la riproposizione di zone di residenza =
complementari, a=20
statuto totalmente ineguale dal punto di vista dei diritti e delle =
condizioni di=20
vita, dove l'autonomia apparente camuffa malamente il fatto che alcuni=20
prescrivano ad altri il diritto di movimento e li controllino con la =
forza.=20
Naturalmente la differenza antropologica e la violenza che l'accompagna =
(...)=20
non sono eluse da questa rappresentazione, ne sono addirittura la =
controparte=20
pi=F9 immediata e non mi sorprende che in queste condizioni le pratiche=20
securitarie aumentino in Europa e finiscano per cancellare la frontiera =
fra le=20
azioni di polizia e la guerra.<BR><BR>Queste pratiche securitarie =
ossessive e=20
dimostrative ottengono il risultato di stigmatizzare e rendere insicure =
intere=20
popolazioni di =ABnazionali=BB che sono in realt=E0 i famigliari, i =
compagni o=20
discendenti dei =ABmigranti=BB. In questo senso esse non solo ostacolano =
una nuova=20
cittadinanza ma disarticolano e cancellano una cittadinanza gi=E0 =
esistente e=20
acquisita. Da parte loro, iscrivendo il controllo violento dei migranti =
nella=20
categoria delle =ABnuove guerre=BB postmoderne che comprende anche altre =
forme pi=F9=20
dissimulate di =ABpunizione=BB e =ABdissuasione=BB delle societ=E0 del =
terzo mondo (c'=E8=20
anche un Terzo Mondo in Europa come ci ha mostrato la storia dei =
Balcani) e=20
suggerendo infine che tutta questa violenza =E8 una risposta alla =
mobilit=E0=20
intrinseca della massa della popolazione mondiale che corrisponde a =
questo=20
stadio della modernizazzione capitalista, Dal Lago e Mezzadra fanno =
degli=20
statuti e dei confini essenzialmente gli strumenti di controllo e i =
meccanismi=20
di difesa del capitalismo imperiale contro la vitalit=E0, avvertita come =

minacciosa, del nuovo proletariato transnazionale. Il nostro =
=ABdisaccordo=BB, se=20
tale =E8, riguarda dunque la questione del rapporto dei territori con le =

popolazioni, rapporto che costituisce l'aspetto determinante degli =
attuali=20
fenomeni di sovversione del quadro nazionale e la questione della natura =

politica delle resistenze che ne nascono.<BR><BR>(...) Pur condividendo =
l'idea=20
che in un modo o nell'altro tutte le societ=E0 di oggi sono =
=ABpost-coloniali=BB nel=20
duplice senso di essersi costituite nel XX secolo sui risultati della=20
colonizzazione e sugli effetti ambivalenti della decolonizzazione, =
tuttavia=20
tendo a sostenere che esiste un uso dell'idea di =ABneo-colonialismo=BB =
del quale=20
non possiamo non tener conto. Ci serve per comprendere le forme stesse =
del=20
post-colonialismo sia che si tratti dello statuto delle =ABpopolazioni =
spostate=BB=20
dalle vecchie colonie nelle vecchie metropoli o delle ingerenze delle =
vecchie=20
metropoli nella politica e nell'economia delle vecchie colonie. Questo =
perdurare=20
del neo-colonialismo nel post-colonialismo (...) possiamo vederlo nella=20
composizione demografica di Bobigny (a nord di Parigi) e di Dagenham (a =
est di=20
Londra) o di Sachsenhausen (a sud di Francoforte) e nel comportamento =
delle loro=20
polizie tanto quanto nelle spedizioni militari francesi in Congo =
Brazzaville e=20
in Costa d'Avorio. In fondo, =E8 l'estrema ambivalenza del suo rapporto =
con il=20
passato coloniale che fa dell'Europa, in un senso, il luogo =
=ABpost-coloniale=BB per=20
eccellenza e quello in cui si decideranno, per una parte, gli effetti =
politici=20
del suo riconoscimento. (...)<BR><BR>Ma qui arriviamo alla mia seconda =
riserva,=20
la pi=F9 astratta e forse la pi=F9 profonda. A torto o a ragione, (=E8 =
quello che=20
penso di aver imparato dalle lotte dei =ABsans papiers=BB in Francia =
negli anni `90,=20
anche se forse si tratta di un'esperienza non generalizzabile), non =
credo che la=20
=ABdomanda=BB politica dei migranti (sia =ABrifugiati=BB che =
=ABlavoratori=BB, dato che,=20
come sappiamo, le due categorie non sono separate) sia una domanda di=20
riconoscimento della mobilit=E0 in quanto tale, =
=ABdeterritorializzata=BB e ,=20
correlativamente, che il suo rapporto con la costruzione europea sia =
unicamente=20
il rapporto con un =ABdispositivo di controllo=BB nella globalizzazione =
capitalista.=20
Senza dubbio, la libert=E0 di circolazione costituisce una =
rivendicazione=20
fondamentale che deve essere patrimonio della cittadinanza di tutti. Ma =
il=20
diritto di cittadinanza, che comprende tutti gli aspetti intermedi fra =
il=20
diritto di residenza in quanto =ABnormalit=E0=BB dell'esistenza sociale =
e l'esercizio=20
dei diritti politici nei luoghi (...) dove i singoli e i gruppi sono =
stati=20
=ABscaraventati=BB dalla storia e dall'economia (...) ne costituisce =
l'altra faccia=20
indissociabile. I =ABmigranti=BB non sono una massa indifferenziata, =
sono a buon=20
diritto dei viaggiatori (forzati, =ABliberati=BB, discriminati) che =
mettono in=20
relazione fra loro le comunit=E0 straniere (e perci=F2 contribuendo =
oggettivamente a=20
relativizzare e non ad abolire la loro chiusura ) e territori pi=F9 o =
meno lontani=20
(contribuendo a raccorciare le distanze fra loro e a costruire la =
controparte=20
umana della universalizzazione delle comunicazioni e dei flussi =
economici).=20
Nella loro esperienza vissuta e nel loro contributo all'emergere di una=20
=ABsoggettivit=E0=BB politica della globalizzazione (su cui ho anche io =
naturalmente=20
un punto di vista che privilegia l'idea di uguaglianza o =
=ABugual-libert=E0=BB)=20
l'aspetto della diaspora non =E8 meno fondamentale di quello del=20
nomadismo.<BR><BR>Questo significa che i migranti chiedono di poter =
circolare in=20
pi=F9 parti del mondo, fra pi=F9 =ABmondi=BB, sia nel senso dell'andare =
che del tornare,=20
contribuendo su due versanti a una reale =ABdecolonizzazione=BB e alla =
costruzione=20
di una cittadinanza senza fondamento antropologico razzista - il ch=E9 =
non=20
significa priva di conflitti fra le culture e gli interessi, o senza =
lotte di=20
potere. Si tratta allora di sapere in quale orizzonte pi=F9 ampio si =
colloca il=20
=ABdivenire soggetto=BB politico dei migranti (e il loro contributo =
specifico all'=20
emergere di soggetti politici oggi). Dal Lago e Mezzadra (vicini su =
questo punto=20
al pensiero di Hardt e Negri) sostengono che sia quello =ABdella =
globalizzazione=20
dal basso=BB e legano questa idea ai nomi simbolici di Seattle, Genova e =
Porto=20
Alegre. Su questo ho delle riserve. (...) Da una parte non mi =E8 molto =
chiaro il=20
rovesciamento secondo cui =E8 possibile radicare ora, se si pu=F2 dire, =
la=20
resistenza al capitalismo internazionale nella mobilit=E0, nella =
precariet=E0=20
identitaria e nel distacco dai territori dopo che un tempo la si =
radicava nella=20
difesa delle culture e delle appartenenze minacciate di annientamento =
dal rullo=20
compressore della omogeneizzazione della merce. Dall'altra parte, credo =
che il=20
modello di una resistenza, una soggettivit=E0 e una universalit=E0 =
politiche fondato=20
esclusivamente sul riferimento alla forza lavoro e al suo sfruttamento =
da parte=20
del capitale ci far=E0 oscillare indefinitivamente fra un economicismo =
arcaico e=20
un economicismo futurista. (...)<BR><BR>La =ABdemocratizzazione dei =
confini=BB, una=20
parola d'ordine essenziale per la resistenza alle logiche di =
segregazione e=20
annientamento e anche una condizione (fra altre) per la costruzione di =
un'Europa=20
democratica, cio=E8 dell'Europa <I>tout court</I> (...), rimane un =
problema=20
anzich=E9 una soluzione o una ricetta. E' una nozione vaga ma che =
comporta almeno=20
la precisione negativa che il sistema dei confini =ABesterni=BB e =
=ABinterni=BB resta=20
radicalmente antidemocratico finch=E9 rimane assolutamente =
discrezionale, finch=E9=20
gli =AButenti=BB dei confini non avranno la possibilit=E0 di negoziarne =
le modalit=E0 e=20
le regole per il loro attraversamento. Si tratta di un concetto =
contraddittorio=20
che sfocia ben presto in alcune idee quali il controllo (popolare) del =
controllo=20
(statale) dei movimenti della popolazione e di un'organizzazione non=20
discriminatoria della sicurezza di cui si sa a priori che dipenderanno =
sempre da=20
un rapporto di forza (...). Ma questo concetto contradditorio ha il =
vantaggio di=20
designare politicamente il terreno conflittuale su cui si gioca la =
possibilit=E0=20
di andare oltre l'alternativa fra la chiusura nazionalista securitaria e =

l'impero senza confini. (...)<BR><BR>Europa-confine e Europa democratica =
sono in=20
fondo due sinonimi a tempo: entrambi designano l'impossibilit=E0 nel =
mondo di oggi=20
di regolare unilateralmente il problema divenuto incontenibile dei =
regimi della=20
circolazione e dell'integrazione di =ABgruppi=BB concreti che le =
=ABparti=BB del mondo=20
si scambiano fra loro per costituire un =ABtutto=BB pur restando =
=ABplurimi=BB. E' per=20
questo che la sponda Nord del Mediterraneo ha bisogno della sua sponda =
Sud e=20
viceversa, non solo per fornire posti di lavoro ma per inventare statuti =
e=20
diritti, per elaborare delle costituzioni. Non =E8 una complementarit=E0 =
necessaria,=20
ma =E8 possibile. A meno che, naturalmente, una destabilizzazione =
generale, che=20
trascini tante guerre e conflitti locali in un unico scontro di portata=20
regionale e mondiale, non moltiplichi il numero dei rifugiati, ne =
massimizzi la=20
pressione securitaria e non renda impossibile per lungo tempo qualsiasi=20
=ABnegoziato=BB sui confini. Voglio credere che l'Europa abbia =
l'opportunit=E0 di=20
iniziare un'impresa di decolonizzazione interna che le render=E0 =
possibile lottare=20
contro la =ABprovincializzazione=BB e di partecipare alla =
(ri)costruzione=20
dell'universalismo su basi meno particolaristiche ed=20
esclusive.<BR><BR>(<I>traduzione di Maria Luisa Moretti)</I>=20
</FONT><BR></DIV></SPAN></FONT></BODY></HTML>

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