[RSF] Fwd: [debate] risposte e considerazioni su invito a no…

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Autore: stalkern
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Oggetto: [RSF] Fwd: [debate] risposte e considerazioni su invito a non votare
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Giro da Lilliput una riflessione su di un referendum -buoni scuola, credo -
fallito recentemente anche in Liguria.
Non credo che sia imperativo andare a votare, ma certo non confondo chi non va
a votare perché se ne frega con chi non va a votare perché i politici fanno
vomitare o chi non va a votare per le classiche ragioni anti-rappresentative.

Ovvero: se tutti se ne fregano della politica, dell'organizzazione o
autoorganizzazione sociale, muore il mondo dove esisteva la politica e la
cittadinanza e noi cittadinanzofili ci moriamo insieme. La cosa pazzesca è
che i primi a fregarsene sono i politici (nessun partito escluso salvo forse
il partito Umanista e robe così), che fingono che la politica sia necessaria
alla gente... e non si fanno problemi a vincere col 30% dei voti un anno, il
28% l'anno dopo, il 25% l'anno dopo ancora... anche se vittorie così sono,
indipendentemente dal colore, la sconfitta della politica in quanto tale e
quindi la fine dei giochetti e del gioco grande.

Muore la Politica, sta morendo il Lavoro. In questo contesto, è normale che
dei Partiti saltellino? Mi sembra che si possa tirare il freno di emergenza
dei Partiti, posto che sono lanciati verso l'annullamento e non si pongono
affatto il problema di sterzare o magari deragliare. C'è stata la Piazza.
Mangiata anche quella. Tolta dal mazzo la carta dell'inutile Violenza, che
porta acqua solo al mulino degli infami, cosa resta se non una lunga
Resistenza psico-politico-economica? E magari non organizzata da nessun
partito o pseudo partito, che sennò potrebbe venire a schifo anche quella, ma
individuale? E la Resistenza non è una forma di micro-vittoria?
Boh?

Buona Resistenza a tutt* e l'augurio di non isolarsi troppo
:-)
Stalkern


---------- Messaggio inoltrato ----------

Subject: [debate] risposte e considerazioni su invito a non votare
Date: Friday 02 May 2003 15:33
From: "antonio scali" [...]


Caro Giuseppe e Giorgio



A mio avviso il problema ha bisogno di approfondimento.

Innanzi tutto dobbiamo decidere se l’istituzione del referendum è giusta o
non è giusta.

Decidiamo che è giusta perché vogliamo dare voce ad un certo gruppo di
cittadini che dice di voler conoscere il parere di tutti noi in riferimento
ad un problema di cui chiedono la soluzione.

A questo punto come giustamente dice Giorgio un cittadino può liberamente
decidere se essere favorevole , contrario o astenersi perché non conosce il
problema ( sarebbe bene che andasse a votare mettendo nell’urna una scheda
bianca).

Il fatto che mi venga detto di non andare a votare vuol dire non volere dare
voce ad una minoranza che espone un problema.

Diverso è il caso del politico.

Un politico non può su un problema rispondere NI.

Un politico deve valutare il problema e dare un indirizzo preciso deve dire
SI oppure NO chiaramente e senza tentennamenti.

Perché dico che spingere il cittadino a non votare è una azione pesante
contro la democrazia.

Se si esaminano le percentuali, direi in tutti i paesi democratici, si nota
che si sono formati tre blocchi e si vince per una manciata di voti - direi
che se coloro che non vanno a votare fondassero un partito vincerebbero
tutte le elezioni.

Da quanto esposto risulta evidente che in queste condizioni chi è al governo
con il 34% decide le sorti del 66% della popolazione.

Ecco l’azione pesante contro la democrazia di coloro che invitano a non
andare a votare.

Spingendo al non voto si parte con una preferenza nel cassetto del 33% della
popolazione e basta il 18% dei propri iscritti che si astiene perché il
quorum non sia raggiunto.

Abbiamo come risultato che il 18% della popolazione comanda su tutti.

Il risultato, da quanto esposto, è evidente nel referendum di Genova dove
solo il 25% è andato a votare.

Non mi sembra da quanto esposto che spingere al non voto sia un
comportamento giusto , democratico e onesto.

Inoltre spingendo a non votare si allontana il cittadino dalle urne e la
schiera dei non votanti è destinata a crescere.

A mio avviso è giusto quanto dice Giuseppe e cioè che bisogna stare molto
attenti a chiedere e promuovere un referendum- ma quando il referendum è
approvato il referendum deve passare attraverso le urne senza interferenze e
richieste di non voto.

Il politico faccia il politico e convinca il cittadino a votare per lui con
le giuste argomentazioni.

La proposta per risolvere questo problema che dovrebbe fare lilliput sarebbe,
a mio avviso, quella di proporre un quorum al 25% ma ancor meglio proporre
l’abolizione del quorum e che vinca chi raggiunge la percentuale più alta
dei voti.

Chi sta a casa vuol dire che si fida di quello che fanno gli altri e solo in
questo modo si potrebbe sviluppare un dibattito democratico sull’argomento
in questione.

Se non si interviene sul problema quorum sarebbe opportuno abolire
l’istituzione del referendum

Perché continuare così è solo uno spreco di soldi di energia di rottura con
il cittadino che si allontana sempre di più dalle istituzioni.

Invito lilliput ad affrontare questo problema.

Cari saluti a tutti

antonio scali

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