[Lecce-sf] LA MALAPASQUA

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Auteur: Antonella Mangia
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Sujet: [Lecce-sf] LA MALAPASQUA
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La malapasqua
di Nichi Vendola
Dopo la lunga quaresima del sangue, la resurrezione americana dell'Iraq non viene accompagnata dal canto degli "Alleluja! ": e gli apostoli del Pentagono che praticano l'evangelizzazione del "colpisci e terrorizza" non vengono accolti come angeli liberatori da quelle moltitudini arabe, ferite e offese mille volte nella loro vita e nella loro identità. Scoperto il sepolcro, non c'è ascensione al cielo del povero cristo (giudeo e palestinese) messo in croce e poi avvolto in un sudario: c'è solo tanfo di morte e di putrefazione. Un sepolcro "globale" che custodisce le spoglie di tutti gli oppressi, forse in attesa di resurrezione. Questa è talmente una malapasqua che, nonostante la sovrabbondanza di calcoli e calcolatrici, non c'è nessuno che tiri la somma degli uccisi, dei feriti, dei mutilati. Bagdad viene prima schiantata e saccheggiata, poi venduta e comprata dalle imprese dello staff di Bush. Abbiamo sotto gli occhi lo sfregio ai musei di quella capitale che era il cuore pulsante dell'antico Oriente: e dove sono le vestigia e le memorie e la bellezza di Bassora e Tikrit? e i reperti e gli scavi, lungo il sentiero prezioso di oltre centomila siti archeologici, fino alla leggendaria Ur: in quale scrigno li ritroveremo? Tutta una civiltà razziata nel nome di un'altra civiltà, le bombe intelligenti contro le statue e i gioielli della Mesopotamia: una storia lunga millenni fatta in poltiglia oppure sperduta in gadgets che si possono acquistare nell'archeo-mercato via Internet: Alleluja? Gli americani non hanno spezzato l'ostia della salvezza, hanno spezzato il diritto, hanno macinato vite concrete e presidiato con audacia umanitaria soltanto il petrolio, i suoi pozzi e il suo ministero.

Questa non è la Pasqua cristiana della pace, dell'odio schiodato dal legno, delle nuove aurore dell'incontro e del dialogo tra i popoli e gli individui. Questa è la Pasqua blasfema e indecente della "guerra infinita", della conquista a qualunque costo del dominio planetario. Fa un certo effetto leggere gli striscioni (pacifisti? no global?) che la piazza ruggente di Bagdad mostra ora ai conquistatori: né con Saddam né con Bush. Sembra difficile raccogliere ramoscelli d'ulivo da chi hai bombardato: siamo nell'epicentro della strage, mica a "Porta a Porta".

Il generale Rumsfeld non somiglia granché al vecchissimo Giovanni, il prediletto del nazareno, che nell'esilio di Patmos racconta le visioni della sua Apocalissi: l'apostolo che scrutava il male ed esortava al bene, inanellando con efficacia le metafore dolorose del bisogno spirituale e storico di cambiamento, di conversone, di annuncio di un nuovo tempo. Il generale, invece, pur gonfio di Bibbia e di stellette, guarda con sufficienza i cadaveri e le macerie, ci passa sopra, calpesta ogni dilemma e ogni orrore con una battuta, annuncia libertà ai saldi. Eppure questi generali "apocalittici", queste Valchirie ipertecnologiche, sono più stupidi delle loro bombe: e non sanno leggere i "segni" che germogliano nei deserti che loro chiamano pace, non sanno capire cosa fluisce carsicamente sotto la pelle del loro Impero.

Si sono comportati peggio del Nemico che inseguono a perdifiato: hanno fatto molti più morti di Bin Laden, icona vivente del sodalizio tra il peggiore Oriente e il peggiore Occidente. Hanno surclassato i talebani che bombardavano i Budda giganteschi. Hanno corrotto lo spirito pubblico di questa epoca di transizione: e duole e sgomenta che persino il leader di Cuba, piuttosto che capovolgere il copione, si sia ingegnato ad aggiungere una propria ignobile quota di violenza al paradigma della guerra totale.

Ciò che più mette i brividi, all'alba di una lunga stagione di incertezze a grappolo, è il mix di laicismo e fondamentalismo che fonda le nuove culture del dominio: e che prospetta una società mondiale orfana di sentimento del sacro ma, allo stesso tempo, bigotta e superstiziosa. Una società dominata dall'empietà dei trafficanti (di denaro, di risorse, di vita) e dal dogmatismo dei moralisti. Chiusi sugli affari, protetti dall'ombra di un dio che irrimediabilmente ci rassomiglia: una divinità mercantile e manichea, abile nel suo esercizio di onnipotenza militare e ontologicamente incapace di comprensione e di pietà. Così sono gli occidentali formato Bush, con i loro eserciti della salvezza. E i loro luna-park chiamati democrazie.
A tutto questo si può e si deve disobbedire: inginocchiati con la testa rivolta verso la Mecca, o passeggiando nell'orto della premonizione del dolore a Getsemani, oppure senza alcun dio da pregare, aperti al dubbio cartesiano della ragione, semplicemente angosciati dal rigurgito di tenebra che vuole inghiottirci. Tanti ancora diranno parole di ribellione: sotto ogni cielo, con ogni fede, testimoni di una libertà che non è la misera epifania del supermarket. Noi tutti che cerchiamo di fare, ogni giorno, la santa laica pasqua della disobbedienza...


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