Parla l'artista e scrittrice irachena Nuha al-Radi
«Ma quale guerra! E' stata un'occupazione»
Sessantasei palme e 161 aranci. Un'oasi che probabilmente non esiste
più, nella zona nord della città. E' in gran parte da quel giardino della
sua casa di benestante che Nuha al-Radi ha scritto "Gente di Baghdad"
(Sperling & Kupfer, pp. 278, euro 16.00). Mentre scriveva, Nuha vedeva le
piante morire e gli uccelli cadere. Colpa dell'uranio che ha infestato il
cuore dell'Iraq sin da quella guerra del 1991, anno in cui l'artista inizia
il suo racconto. O piuttosto un diario, appunti di eventi, affetti, angosce
e leggerezze di una quotidianità vissuta sotto le bombe. Nuha el-Radi è
un'artista, ceramista, pittrice e scultrice conosciuta in tutto il mondo.
Vive tra Baghdad e Beirut, dove fugge quando la sua città diventa un inferno
insostenibile.
Una fresia gialla tra i capelli nerissimi, ci accoglie parlando un
discreto italiano «imparato durante un periodo di studio e lavoro nel vostro
paese».
Nuha, il suo libro si conclude, in data di qualche mese fa, con le
parole: "siccome sono un'eterna ottimista, posso solo pregare che si riesca
a evitare la guerra". Non è andata così.
No. Lo sapevamo tutti che la guerra ci sarebbe stata comunque, ma io
ho sperato sino all'ultimo.
Perché, secondo lei, questa guerra è stata fatta a tutti i costi?
Semplice. Perché l'amministrazione Bush lo aveva deciso da molto
tempo, sin dal suo insediamento. E le ragioni sono il petrolio e
l'occupazione politica di un'area centrale del mondo arabo.
Questa ultima guerra l'ha vista lontana da Baghdad, in giro per la
promozione di questo suo primo libro. Che impressione ha ricavato dalle
immagini, che tipo di guerra le sembra sia stata?
Non so nemmeno se definirla tale. E' stata più che altro
un'occupazione. Cosa crede, che davvero l'Iraq avesse i mezzi per
contrastare la superpotenza americana? Il poco che davvero c'era lo avevano
bombardato prima. E' stata tutta una farsa. Scenari fantascientifici, grandi
manovre, generali, truppe, e infine la "grande" liberazione. Tutta una
farsa. Ma se non c'era nessuno dall'altra parte! Ma se tutta la difesa
irachena era stata rasa al suolo! Avranno incontrato qualche sparuto gruppo
di soldati e a Bassora qualche nazionalista che ha tentato di opporre
resistenza. Per il resto, gli americani sono entrati nel nostro paese come
un coltello nel burro, non hanno trovato nessun serio ostacolo di fronte a
loro.
Anche la liberazione una farsa? Eppure abbiamo visto la gente in
festa...
Ma quale gente, se erano tutti rintanati in casa! Io la conosco la mia
gente, conosco quei luoghi. Forse anche lei è rimasta impressionata dalla
famosa caduta del statua. Un classico del repertorio retorico... Sotto c'era
qualche decina di persone, ragazzi, gente capitata lì per caso. Io tutto
questo tripudio di gioia non l'ho visto. E non ci credo. Perché nessuno ama
essere invaso e bombardato e vessato per anni.
Eppure ora si parla di un Iraq finalmente libero. O no?
Libero? Libero con 22 milioni di persone che non hanno più nulla,
nessuna sicurezza, nessun governo, in pieno delirio? Libero di vivere in un
paese che è stato massacrato dalle bombe e dagli agenti chimici?
Almeno della fine di Saddam sarà contenta...
Sì, certo. Era un dittatore.
Mi dica che tipo di dittatore era, soprattutto per la gente irachena.
Feroce, come tutti i dittatori. Spietato con gli oppositori politici.
Però vorrei anche dire che in Iraq sino a ieri esistevano università ed
ospedali e scuole tutte assolutamente gratuiti. Anche se mostruosamente
provati da 12 anni di embargo.
Lei ha studiato e vissuto per periodi anche in Occidente. Eppure nel
suo libro scrive di non volersi assolutamente trasferire in un paese
occidentale. Perché?
Perché appunto lo conosco. Conosco la falsità dei suoi governi - i
popoli sono un'altra storia -. Paesi che si riempiono la bocca di giustizia,
libertà, eguaglianza, diritti, rispetto. Tutte ipocrisie, dall'alto delle
quali si permettono anche di giudicare e di decidere per gli altri.
Cosa si augura adesso per il suo paese?
Ora arriverà il periodo peggiore. Tutto dipenderà da chi formerà il
nuovo governo e quali saranno le persone scelte. Ma ancora prima di questo,
l'Iraq dovrebbe essere ripulito da tutte le schifezze chimiche che gli hanno
buttato addosso. Uno dei più bei paesi del mondo è stato ridotto a un
ammasso di rifiuti. Se non fanno questo, poco importa chi governerà, il
paese continuerà a morire comunque.
Quanto pensa che l'informazione abbia "distorto" questa guerra?
Non solo la guera, ma l'immagine dell'Iraq in assoluto. Una terra
bella, un popolo colto, una storia millenaria alle spalle. E l'immagine che
l'Occidente e la propaganda americana ne hanno dato è di un deserto abitato
da pezzenti, in attesa del liberatore americano! Un orrore.
E per quanto riguarda proprio le immagini legate alla guerra?
Voi della guerra non avete visto niente. Gli americani hanno
bombardato la sede di Al-jazira - come già avevano fatto in Afghanistan -
perché loro sì che mostrano davvero gli effetti della guerra. E' su
Al-jazira che ho visto cosa è successo ai villaggi del sud, il delirio negli
ospedali, le centinaia di persone morte o ferite dalle schegge, i bambini
impazziti. Cose insostenibili, di cui voi qui non avete visto nulla. Ecco
cos'è stata l'informazione sulla guerra in Occidente.
Roberta Ronconi Liberazione