[Cerchio] Fw: [libertari] nazione guerriera

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Autore: clochard
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Oggetto: [Cerchio] Fw: [libertari] nazione guerriera
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To: "libertari" <libertari@???>
Sent: Sunday, March 16, 2003 12:33 AM
Subject: [libertari] nazione guerriera


Imperialismo
Nazione guerriera Il militarismo nella cultura degli Stati uniti - di Gordon
Poole


Colonnese editore, 2002, 10 euro

Francesca Pilla
Affermare che gli Stati uniti siano una «Nazione guerriera» dopo l'11
settembre non è impresa facile, senza correre il rischio di essere tacciati
nella migliore delle ipotesi di antiamericanismo, o peggio di
filoterrorismo. Ma da americani la critica all'indole militarista della
cultura Usa, non solo è efficace ma è uno strumento diretto e tagliente atto
a smascherare l'ideologia espansionista e bellicosa a stelle e strisce. Così
Gordon Poole, originario del Massachussetts, residente in Italia dal '57,
nel suo saggio intitolato appunto Nazione guerriera - in nome di una
sinistra statunitense pacifista e anti-imperialista - traccia un excursus
nelle tappe storiche che hanno portato gli Usa a diventare i «controllori»
del sistema politico e militare internazionale (a partire dal ruolo di capi
indiscussi nella Nato). In verità si parte da lontano. Da quando cioè subito
dopo la guerra di secessione «con il prevalere del nord industriale sul sud
agrario si dette il via ad un processo di sviluppo capitalistico senza
precedenti» e quindi del conseguente affermarsi di una nuova mentalità nei
confronti della guerra e delle regole della sua conduzione. Il manifest
destiny della secolare concezione statunitense del popolo eletto, con una
missione mondiale da compiere, emerge attraverso la ricostruzione dei
conflitti interni e esterni: dallo sterminio dei nativi americani, alla
bomba atomica, al Vietnam fino ai nostri giorni con le guerre nel Golfo e in
Jugoslavia. Racconti particolareggiati delle azioni più cruente e brutali,
ma anche un occhio attento alle prove di forza interne che mettono in luce
come il meccanismo della repressione si riversi a livello globale e che
spiegano, quindi, come si arrivi oggi a decidere unilateralmente l'ennesimo
attacco all'Iraq.




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