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Author: Enzo Arighi
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Subject: [ssf] Fw: [noocse-bo] Iraq: I danni ambientali di un eventuale guerra
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Sent: Monday, March 03, 2003 10:33 PM
Subject: [noocse-bo] Iraq: I danni ambientali di un eventuale guerra


Iraq: I danni ambientali di un eventuale guerra
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Secondo BirdLife Int, un nuovo conflitto in Iraq causerebbe danni ambientali
irreversibili come la scomparsa degli ultimi 50 km2 di paludi rimasti nella
regione da cui dipendono le popolazioni locali.

Fonte: BirdLife International; ENS; Friends of the Earth
Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI@inwind.it
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24 Febbraio 2003 - L'organizzazione ambientalista BirdLife International ha
inviato all'UNEP, ai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e
al governo Iraqeno una completa documentazione sui possibili rischi a cui
andrebbero incontro le popolazioni locali e gli ecosistemi regionali se
dovesse scoppiare un conflitto in Iraq.

L'Iraq ospita sul suo territorio 42 aree ornitologiche importanti, e un'area
Mesopotamica delle specie ornitologiche endemiche, abitata da quelle specie
di uccelli che vivono solo in Iraq. Gli uccelli che migrano attraverso
l'Iraq lungo percorsi antichi di migliaia di anni incontreranno incendi,
fuoriuscite di petrolio, sostanze tossiche ed esplosioni nei loro voli se il
conflitto iniziasse, sostiene BirdLife Int.

Gli uccelli trampolieri e gli uccelli acquatici sarebbero particolarmente
esposti ai rischi di fuoriuscite di petrolio perche' il terriorio Iraqeno e'
situato nell'estremita' settentrionale del Golfo Persico che e' uno dei 5
siti piu' importanti al mondo per lo svernamento degli uccelli trampolieri e
un'area importante che centinaia di migliaia di uccelli acquatici migratori
usano per rifornirsi durante il periodo primaverile ed autunnale.

Nel 1991 BirdLife Int. e la Royal Society for the Protection of Birds hanno
mandato tre squadre di scienziati nella regione del Golfo per valutare gli
impatti ambientali della guerra e il conseguente inquinamento petrolifero.
La documentazione inviata al consiglio di sicurezza dimostrano che la guerra
del 1990-1991 ha causato le piu' grandi fuoriuscite di petrolio della
storia. Circa sette milioni di barili di greggio sono fuoriusciti inquinando
560 km di costa e distruggendo importanti ecosistemi. Secondo la task force
di Friends of the Earth inviata nell'area nel 1991, oltre 763 milioni di
petrolio si sono riversati nel Golfo Persico; 322 km di costa dell'Arabia
Saudita sono stati contaminati rovinando le paludi costiere e provocando la
morte delle specie ornitologiche che vi vivevano; inoltre gli ecosistemi
desertici sono stati distrutti dal movimento di mezzi pesanti e dalle
fuoriuscite di petrolio avvenute sulla terra.

Basandosi sulle informazioni riguardanti i danni ambientali causati dalla
Guerra del Golfo nel 1991 e sui dati riguardanti i recenti conflitti in
Yugoslavia e Afghanistan, BirdLife Int ha identificato 7 rischi per
l'ambiente e la biodiversita' (e di conseguenza anche per le popolazioni
locali) che la guerra potrebbe causare:

-La distruzione fisica o il disturbo di habitat naturali di importanza
internazionale a causa dell'uso delle armi;
-Inquinamento tossico degli habitat naturali causati dalle fuoriuscite di
petrolio o dagli incendi dei pozzi dovuti ai combattimenti;
-Contaminazione chimica e bio-tossica degli habitat come risultato dell'uso
di armi di distruzione di massa e dai bombardamenti convenzionali delle
infrastrutture militari ed industriali;
-Distruzione fisica degli habitat in seguito alla crescita della pressione
umana causata dai movimenti di massa dei rifugiati (inquinamento dell'acqua,
uso di legname come combustibile, caccia della fauna);
-La distruzione di paludi e vegetazione forestale dovuta ai combattimenti
-La desertificazione resa piu' accentuata dai veicoli militari e dall'uso di
armi (i carri armati comprimono il suolo ostacolando la ricrescita della
vegetazione)
-Estinzione di specie o subspecie endemiche

Secondo BirdLife Int, l'impatto della guerra sull'ambiente e' stato spesso
ignorato dal conflitto stesso. Come ha dimostrato la prima guerra del Golfo,
simili conflitti hanno effetti devastanti sull'ambiente, la biodiversita' e
la qualita' della vita dei popolazioni locali anche molto dopo la cessazione
delle ostilita'.

BirdLife Int dice che in Iraq ci sono 16 specie ornitologiche minacciate o
quasi minacciate, oltre a 3 specie endemiche di palude. Nel 1991, gli
uccelli intrappolati nelle chiazze di petrolio diventarono il simbolo
dell'impatto ambientale della guerra, BirdLife Int spera di non rivedere
ancora una volta le stesse immagini sugli schermi televisivi nel 2003.


Prima della loro quasi totale distruzione, i 15,000 km2 di paludi
mesopotamiche formavano uno degli ecosistemi palustri piu' estesi
dell'Eurasia occidentale. Questa complessa rete di laghi e paludi d'acqua
dolce segue il corso del Tigri e dell'Eufrate, estendendosi da Baghdad fino
al sud del paese. Oggi di quelle paludi rimangono intatti solo 50 km2, ma
questi hanno la possibilita' di ripristinare il sistema. I mammiferi e le
specie ittiche che abitavano solo nelle paludi sono scomparse. Le specie
ittiche costiere del Golfo, dipendenti dalle paludi per deporre le uova,
hanno subito un enorme declino. Un nuovo conflitto potrebbe portare alla
distruzione finale di queste paludi.

L'impatto di questa distruzione ha privato la popolazione indigena dei
Ma'dan del loro ambiente tradizionale. I Ma'dan vivevano in queste zone da
5,000 anni, basando il loro stile di vita sostenibile sulle ricche risorse
delle paludi. Molti dei Ma'dan adesso sono rifugiati o sfollati in seguito
al conflitto del 1991, alle repressioni del governo Iraqeno e alle sanzioni
economiche.

In queste paludi molte specie ittiche deponevano le uova e in questo modo
fornivano il 60% del pesce consumato in Iraq. Ma le zone palustri
mesopotamiche sono state pesantemente danneggiate dalla guerra Iran-Iraq tra
il 1980 e il 1988 a causa degli incendi estesi, dai pesanti bombardamenti e
dall'uso diffuso di armi chimiche.


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