[Cm-crew] I: Dopo il 15 febbraio i media siamo noi

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Author: coda di lupo
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Subject: [Cm-crew] I: Dopo il 15 febbraio i media siamo noi
ricevo da marinz e inoltro




> -----Messaggio originale-----
> Da: cm-crew-admin@??? [mailto:cm-crew-admin@inventati.org]Per
> conto di gert dal pozzo
> Inviato: domenica 16 febbraio 2003 19.54
> A: "Undisclosed-Recipient:;"@???
> Oggetto: Fw: Dopo il 15 febbraio i media siamo noi
>
>
>
> ----- Original Message -----
> From: <giap@???>
> To: <giap@???>
> Sent: Sunday, February 16, 2003 6:03 PM
> Subject: Dopo il 15 febbraio i media siamo noi
>
>
> > DOPO IL 15 FEBBRAIO I MEDIA SIAMO NOI
> > ..e siamo anche lo spazio pubblico, l'Europa, il mondo...
> >
> > di Wu Ming 1
> >
> >
> >
> > Qualche zelante scherano del vero "Asse del Male" (Bush, Blair, Aznar e
> quell'altro, com'e' che si chiama?) cerca ancora di negare l'evidenza, di
> sottostimare, pesare col bilancino, fare distinguo ai quali nessuno piu'
> porge orecchio, ma - per dirla con trivialita' - "non ci sono
> cazzi": sabato
> abbiamo *davvero* fatto la Storia.
> >
> > Quel che e' avvenuto non ha precedenti, l'infinitamente rievocato
> carattere "internazionale" del Sessantotto diventa poca cosa rispetto alla
> prima manifestazione planetaria in simultanea della storia dell'umanita'.
> Manifestazione lanciata dal Forum Sociale Europeo e rilanciata dal Forum
> Sociale Mondiale: c'e' ancora qualcuno che ha il coraggio di
> definirli (o di
> definirsi, ahime'!) "no global"?!
> >
> > Se le cose andranno nel verso giusto (e bisogna lottare perche' cio'
> avvenga), gli storici del futuro vedranno l'intero ciclo di lotte sociali
> che noi chiamiamo "Sessantotto" come prodromo, preludio, *promessa* delle
> ben piu' significative lotte del XXI° secolo.
> > Altro che "ultimo rigurgito delle ideologie ottocentesche", o
> idiozie del
> genere: *anticipazione degli odierni movimenti globali*, scheggia
> di futuro
> conficcata nell'epoca degli stati-nazione.
> >
> > Noi che eravamo a Roma abbiamo fatto la Storia due volte, perche'
> Lorsignori possono dire quel che vogliono, ma quella di sabato e' stata la
> manifestazione piu' grande di tutti i tempi a livello mondiale.
> > Puo' darsi che il Partito Comunista Cinese abbia qualche volta radunato
> folle piu' numerose, ma si trattava di eventi ben poco spontanei, a rigida
> coreografia governativa, quindi non contano.
> >
> > Dopo la giornata di sabato, acquista un nuovo, abbacinante
> significato lo
> slogan dei mediattivisti di tutto il mondo, da Seattle in avanti: "Don't
> hate the media, become the media".
> > Si', perche' da oggi e' ufficiale che i media siamo noi, e intendo *noi
> tutti*: cosa puo' fare la meschina, petulante disinformazja di un regime
> contro il passaparola di chi ha partecipato a uno dei piu' grandi
> eventi di
> sempre? Il passaparola gioioso di tre milioni e mezzo di persone a Roma e
> decine di milioni nel resto del mondo?
> >
> > Negli ultimi tre anni di lotte si e' fatto sempre piu' evidente, ma oggi
> salta agli occhi e alle orecchie: la nostra comunicazione puo' fare
> tranquillamente a meno dell'informazione ufficiale, televisiva,
> piramidale.
> > Nel corso dei decenni, a volte lavorando nell'invisibilita', i movimenti
> si sono dotati di reti e strumenti e linguaggi che permettono loro di
> comunicare *sotto, intorno e al di sopra* dei media ufficiali,
> costeggiando
> i bordi di quel buco nero del senso in cui affogano le "maggioranze
> silenziose", che maggioranze non sono piu'.
> > Soprattutto, i movimenti si sono dotati di un immaginario che non paga
> piu' debiti allo sconfittismo, che costruisce comunita' e sa di
> rappresentare il punto di vista del pianeta.
> >
> > I famosi "cento fiori" di cui ci si auspicava lo sbocciare sono
> gia' qui,
> sul prato del mondo la Rete, le radio, le tv di strada, i canali
> satellitari, le fanzines, la stampa indipendente ma soprattutto *i
> racconti*, la mitopoiesi, il passaparola. La grande narrazione che ci
> consegnano e' questa: i movimenti di movimenti sono la vera
> globalizzazione.
> > Questo messaggio spiazza completamente chi, anche a sinistra,
> pensa ancora
> in termini di "piccole patrie" (letterali e/o metaforiche), o pensa che i
> movimenti siano alleanze copia-e-incolla tra ceti politici.
> >
> > Il nuovo significato dello slogan "Non odiare i media, diventa
> i media" e'
> anche: non dedichiamoci troppo alle geremiadi sull'informazione ufficiale,
> il conflitto di interessi, l'onnipervasivita' del b********ismo etc.
> > Smettiamola di stracciarci le vesti. Ce ne siamo accorti o no che i
> movimenti europei e mondiali guardano all'Italia come alla postazione piu'
> avanzata dello scontro tra le nuove comunita' operose e un potere che si
> dibatte in una camera imbottita in attesa della thorazina?
> >
> > Da quando questo governo si e' insediato abbiamo proiettato un'immagine
> schizofrenica, riassunta nella domanda che mi e' stata fatta molte volte
> durante viaggi all'estero: "Com'e' possibile che in Italia ci siano i
> movimenti piu' forti, creativi e influenti se ho sentito dire che tutta
> l'informazione e' in mano a B*********?".
> > Io ho sempre cercato di spiegare che B******** ha soltanto piantato una
> bandierina sulla punta dell'iceberg dell'informazione, non ha alcun
> controllo su cio' che sta sotto l'acqua, cio' che sta per speronare il suo
> dominio (non vedete che i topi abbandonano la nave prima ancora
> dell'urto?).
> >
> > E' il governo B********* a essere circondato, isolato, disorientato, non
> certo noi. Questa situazione e' evidente da almeno un anno, ma i movimenti
> stessi hanno faticato ad accorgersene, perche' spesso - pur essendo piu'
> avanzati nelle pratiche della comunicazione, e maggiormente in grado di
> *intuire* come stavano le cose - hanno introiettato la visione
> sconfittista
> e arretrata dei loro ceti politici (DS, PRC, Disobbedienti, non fa nessuna
> differenza).
> >
> > Dopo il dibattito all'ONU di venerdì scorso e la manifestazione mondiale
> del giorno dopo, lo stesso isolamento lo scontano George W. Bush, la sua
> psicopatica amministrazione e i suoi servi sparsi per il mondo, anche se i
> loro progetti di guerra sono lungi dall'essere bloccati.
> > Tre anni e piu' di rinascita dei movimenti hanno influenzato le
> pubbliche
> opinioni d'Europa, hanno decretato che il liberismo e la guerra sono fuori
> moda, hanno iniziato a costruire un nuovo *spazio pubblico
> europeo* che non
> e' piu' l'Europa liberista e vassalla di Maastricht e delle guerre
> umanitarie.
> >
> > Ecco, questo e' cio' che ho visto sabato, testimone e
> protagonista di una
> vera e propria festosa invasione: la costruzione di un nuovo spazio
> pubblico, di una sfera pubblica non-statale, da parte della moltitudine.
> > Occorre continuare a muoversi, comunicare, alimentare il passaparola,
> perche' sempre piu' persone se ne accorgano.
> >
> >
> > No (c) - Bologna, 16 febbraio 2003
> >
>