[ssf] assemblea regionale movimenti

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Author: Cinzia Colombo
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Subject: [ssf] assemblea regionale movimenti
Vi invio un invito a partecipare ad una assemblea regionale promosso da
Rifondazione. Ci piacerebbe che voi interveniste e diffondeste fra i vostri
membri questa notizia. Si tratta di un'assemblea regionale pubblica che
nasce dalla necessità di mettere in rete le realtà di movimento della
Lombardia per verificare se è possibile immaginare delle campagne comuni o
comunque pezzi di strada insieme in questa regione, così da radicare nel
territorio la lotta contro guerra e neoliberismo. Non vi è intento di
egemonizzare o sfruttare elettoralmente i movimenti, ma la volontà di
conoscersi e incontrarsi fra realtà diverse di cui rifondazione è
semplicemente una parte fra tante. Volontariamente non sono stati previsti
grossi nomi, nel tentativo di non costruire un evento mediatico, ma
piuttosto un primo incontro di lavoro a cui speriamo ne seguiranno altri
specificatamente nel territorio lombardo. Pure i relatori/relatrici non
sono appositamente "di partito", proprio perchè non è un'iniziativa
propagandistica. Abbiamo chiesto che le relazioni non si limitino ad
analizzare l'esistente ma provino a lanciare delle proposte da discutere ed
arricchire durante l'assemblea. Il contributo di ciascuna realtà è quindi
fondamentale. Abbiamo già la sicurezza della partecipazione delle realtà
invitate, quindi la discussione sarà interessante. Vi invio anche uno
scritto, degli spunti per una riflessione da cui potere partire. Non essendo
un documento non è necessario condividerlo totalmente, traccia solo delle
linee che a noi sembrano interessanti e che vorremmo discutere.
Cinzia Colombo
0331.777533
338.1439261

Costruiamo un'altra Lombardia

Assemblea regionale pubblica

DOPO FIRENZE E PORTO ALEGRE DIAMO CONTINUITA' AL MOVIMENTO, COSTRUIAMO DAL
BASSO
LA GLOBALIZZAZIONE DELLA PACE,
DEI DIRITTI E DEL LAVORO

Introduce    Nicoletta Pirotta segreteria regionale PRC
Intervengono  Piero Maestri Bastaguerre
                       Elena Medi forum difesa della salute pubblica
                       Graziano Fracassi segretario Camera del lavoro di
Brescia
Conclude        Ezio Locatelli segretario regionale del PRC


Sono invitati ARCI, Rete di Lilliput, gruppo consiliare regionale PRC, CGIL,
FIOM, sindacati di base, forum difesa della salute pubblica, marcia mondiale
delle donne, Giovani Comunisti, fori sociali, rete di difesa della scuola
pubblica, comunità Il Gabbiano, Guerre & Pace, Caritas, Lavoro e Società,
reti ambientaliste, gruppi migranti organizzati, coordinamenti studenteschi,
commercio equo e solidale e tutte le associazioni e le realtà di movimento.

Sabato 8 febbraio
Casa della Cultura
Via Borgogna 3 MILANO
Ore 10.00 - 17.00

Il luogo dell'assemblea è facilmente raggiungibile con la MM linea rossa -
fermata S.Babila
La sede della riunione è a 50 metri dall'uscita della metro.




Spunti per riflettere e per agire.


1.       Da Seattle a Porto Alegre a Genova a Firenze (fatte salve le
differenti specificità di contenuti e di modalità di presenza) il movimento
dei movimenti ha ribadito il suo rifiuto dell'esistente e la sua convinzione
che un altro mondo sia possibile.Esso rappresenta oggi l'insieme delle
coscienze che attivamente resistono agli effetti perversi della
globalizzazione neoliberista e della guerra permanente; è il prodotto della
crisi dell'illusione liberale; testimonia il riemergere nella storia di una
dinamica convergente tra forme diverse di opposizione, dopo un lungo periodo
di frammentazione e divaricazione.
Nelle recenti giornate fiorentine del forum sociale europeo, il movimento si
è interrogato ancora e in forme più concrete sulle prospettive di
trasformazione e liberazione, intrecciando dialetticamente le differenze
interne e ribadendo la radicalità delle proprie scelte..
La liberazione del lavoro, l'assunzione del concetto di limite, la
centralità dell'individuo sessuato e sociale, la rideclinazione dell'idea di
democrazia, la questione della guerra e della  non - violenza e del suo
rapporto con la lotta per il cambiamento, sono alcuni dei grossi nodi su cui
il confronto continua.
L'aspetto più significativo di questo confronto  è stato anche a Firenze la
consapevolezza che le emergenze planetarie non potranno essere affrontate
senza la costruzione di una  "massa critica" e quindi la ricerca di una
unità che non sia sommatoria o mediazione ma valorizzazione della radicalità
dei contenuti.L'unità del movimento dei movimenti è stata finora  la
scoperta che esistono all'attuale stato di cose, per la sua stessa gravità,
alcune risposte di fondo obbligate e quindi che c'è un lungo tratto di
strada da percorrere insieme.
Da questo punto di vista, l'unità è  contemporaneamente costitutiva  e
rifondativa delle teorie e delle pratiche dell'opposizione.
Questo movimento ha mutato l'orizzonte : quando sembrava che non potessero
più esistere  alternative ma solo compatibilità, esso ha saputo agire il
conflitto, parlare di alternative, rompere il pensiero unico che per lunghi
anni sembrava aver  narcotizzato le coscienze.


Per quel che riguarda l'Europa, il clima è cambiato soprattutto nel nostro
paese :l'ampia mobilitazione contro la guerra, la riapertura del conflitto
sui luoghi di lavoro e le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori per la
difesa del posto di lavoro, le mobilitazioni contro la riforma Moratti sono
i primi segni importanti di possibili mutamenti di rotta...



2.Gli elementi di giudizio su cui il movimento nel suo complesso converge
sono fondamentali perché riguardano il presente e il futuro prossimo e più
lontano della specie umana e del pianeta.
Il sistema uscito vincente dai conflitti del XX secolo non è più
sostenibile. E' giunto alla sua fine l'uso di risorse fossili a basso prezzo
e questo spiega i motivi per i quali le regioni del mondo in cui queste
risorse sono concentrate sono le più calde del mondo. D'altra parte gli
effetti di uno sviluppo economico guidato solo dalle sue ragioni interne
provoca la scomparsa dei ghiacciai, estende la desertificazione, rende l'
acqua un bene sempre più raro.
I problemi delle risorse e del clima sono solo i due effetti più visibili e
dalle implicazioni più immediate di uno stato di cose che deve
necessariamente essere modificato, di un rapporto tra umanità e ambiente
profondamente irrazionale e distruttivo.
La guerra è diventata modalità costituente il nuovo ordine mondiale, non più
"continuazione della politica con altri mezzi", ma politica essa stessa. La
guerra deve garantire il controllo delle risorse, serve come leva dello
sviluppo capitalistico, disegna confini e costruisce entità politiche.
Il carattere infinito, indefinito e preventivo della guerra è quindi
strettamente connesso alla struttura del potere mondiale. Per questo siamo
di fronte al pericolo non solo di una nuova guerra, ma dell'affermarsi di un
sistema di guerra permanente capace di condizionare la cultura, le forme
politiche, le priorità economiche.
La globalizzazione neoliberista si è servita di organismi internazionali
che, facendo leva sul ricatto economico, hanno imposto regole del gioco di
gran lunga sfavorevoli ai paesi meno sviluppati e alle classi più povere di
quei paesi. Ciò che avviene in Argentina da ormai molti mesi è l'effetto più
visibile di una logica che il liberismo si impegna a estendere al numero
maggiore possibile di realtà.
Pressione degli organismi internazionali, scambio disuguale, indebitamento,
ingerenze politiche e minacce militari sono serviti negli ultimi decenni a
costruire una società della disuguaglianza, un ordine planetario più
ingiusto e disuguale di quanto già fosse prima.
Si assiste, al nord ed al sud del mondo, alla costante precarizzazione
delle forme attraverso cui il lavoro si articola: assunzioni a tempo
determinato, lavoro a domicilio, in affitto, part-time, collaborazione
coordinate e continuative.. Nella quasi totale assenza di diritti,garanzie,
tutele. In questo quadro si sono acuite le condizioni materiali delle
persone costrette a migrare nei paesi del nord del mondo per sfuggire alla
miseria e che, costrette alla clandestinità dalle nostre leggi (la Bossi
Fini è esemplare da questo punto di vista!) continuano a vivere di miseria e
di esclusione.
La ridefinizione del ruolo degli stati produce una progressiva e costante
riduzione del sistema pubblico dei servizi che si rivela strumento utile
alla cancellazione, o comunque alla diminuzione, dei diritti fondativi la
convivenza sociale e civile (salute, formazione, casa,lavoro, ambiente). Ai
diritti universali si sostituisce l'aiuto ai più poveri dei poveri che
genera invidie meschine e razzismi dementi, perché spesso al gradino più
basso della scala sociale si trovano persone migranti.
Le donne (il 70% dei poveri della terra!) pagano il prezzo più alto della
crisi per quanto riguarda sia lo sfruttamento sul lavoro sia la
ridefinizione dello "stato sociale" . L'economia globalizzata, ha effetti
contraddittori sulle relazioni di potere fondate sul genere: da una parte
predilige le donne che dappertutto rappresentano la maggioranza della nuova
occupazione; dall'altra fa pagare la preferenza con condizioni di lavoro
peggiori, con salari più bassi e una precarietà senza limiti, con un lavoro
domestico e di cura privo di sostegni.
Le speranze di emancipazione e di maggiore libertà si infrangono così contro
la realtà di una vita più faticosa e difficile, di un'esistenza frammentaria
e acrobatica.

3.La globalizzazione neo-liberista investe, nel suo concreto articolarsi, i
luoghi di vita quotidiana.  Assume forme diverse e genera diverse reazioni .
Anche nei  nostro territori regionale si evidenziano le caratteristiche ed i
guasti del sistema economico dominante.
Competizione, privatizzazione, mercato e concertazione sono le parole chiave
che accompagnano le trasformazioni economiche, politiche, sociali e
culturali che si stanno compiendo  in Lombardia. Anzi, di più. La nostra
regione, da questo punto di vista esprime, diciamo così, un originale
"modello applicativo" che miscela, in modo assai abile e accattivante,
logica mercantile, idea integralista di sussidiarietà, mistica della
famiglia e logica concertativa .
Dalla sanità al lavoro, dall'ambiente ai trasporti, dalla scuola ai servizi
tutto viene considerato (e trasformato) in un grande mercato attraverso cui
facilitare l'accumulazione di profitti privati.
Si  è costruito un sistema fondato sulla destrutturazione della vita
pubblica e privata, sull'ineguaglianza dei diritti, sull'affermazione  della
disparità di potere sociale.
Sono tanti gli esempi che possono essere fatti a sostegno di queste
affermazioni:
Ø      chiusura di ospedali e servizi territoriali pubblici e
privatizzazione della prevenzione;
Ø      ridimensionamento della scuola pubblica e dei servizi sociali
attraverso la politica dei buoni e dei voucher;
Ø      scempio ambientali reso ancor più violento dalle recenti normative in
materia di piano energetico e privatizzazione delle acque;
Ø      politiche del lavoro fondate sull'individualizzazione del rapporto
lavorativo, sulla flessibilità e precarietà assunte come valore ( la
Lombardia primeggia nelle graduatorie relative al numero dei e delle
lavoratrici atipiche e precarie);
Ø      scarsa attenzione alle politiche di sostegno delle persone migranti
considerate come problema di ordine pubblico e non come  portatrici di
bisogni e diritti;
Ø      ampio sostegno alla produzione di armi che fa della Lombardia la
regione d'Italia dove si produce e si esporta di più;
Ø      privatizzazione dei trasporti attraverso  la diminuzione costante del
trasporto pubblico, la costruzione di infrastrutture inutili, la
deregolamentazione complessiva del settore.


Contemporaneamente, attraverso il principio di sussidiarietà, inteso nel
senso più integrale, si arriva ad affermare (art. 5 della legge regionale n.
23/1999) che l'ente pubblico deve intervenire solo laddove l'iniziativa
privata da sola non basta.
L'operazione in atto è assai pericolosa: quello che si ha in mente non è una
positiva sinergia fra soggetti pubblici e privati che, nel rispetto delle
differenti nature e funzioni, sia orientata al miglioramento della qualità
dei servizi e del lavoro. Al contrario, si postula il "primato del privato"
a partire dall'affermazione che "chiunque svolge una qualsiasi funzione
pubblica è da ritenersi, tout-court, soggetto pubblico. Per questo si
stanziano ingenti quantità di denaro pubblico per sostenerne l'iniziativa
penalizzando , così, il sistema pubblico. Un ribaltamento sostanziale della
nostra Costituzione che sta sostituendo all'attuale sistema sociale fondato
sul diritto collettivo, e dunque sulla solidarietà e l'inclusione, un
sistema fondato sulla libera iniziativa privata, e dunque fondato sul
privilegio e l'esclusione.

La famiglia è l'ulteriore "strumento operativo" del modello lombardo.
Essa viene strumentalmente intesa come "produttore solidale di risorse". A
dire, quindi, che in una fase in cui si restringono le politiche sociali di
sostegno alle persone la famiglia dovrà supplirne le mancanze, producendo
in proprio ciò di cui ha bisogno. La legge regionale sulla famiglia (n.
23/1999) e il recente piano socio-sanitario (2002/2004) fanno "scuola" da
questo punto di vista: la famiglia diviene l'elemento riequilibratore della
privatizzazione dei servizi. Dentro le politiche per la famiglia scompaiono
i soggetti in carne ed ossa in quanto assimilati all'unico soggetto (la
famiglia appunto). In questa logica di riduzione ad una delle soggettività
(che, fra l'altro, riguarda anche la sfera della politica) si rischia di
penalizzare in particolare le donne, che hanno potuto emanciparsi solo
laddove hanno acquisito personalità autonoma fruendo di diritti propri,
indipendentemente dall'appartenenza ad un nucleo familiare.

La logica concertativa , infine, ha consentito di coinvolgere nell'
impostazione complessiva delle politiche sociali anche quei soggetti che
avrebbero dovuto esprimere un'idea alternativa di sviluppo e che, invece,
sono stati assorbiti in una logica neo-corporativa che ha negato la
possibilità del conflitto. Il "Patto per lo sviluppo" sottoscritto lo scorso
anno da sindacati e varie associazioni ne è esempio significativo. Il
potere degli organi di rappresentanza democratica è praticamente
cancellato, sostituitola un apparato hobbistico e verticistico che tiene
insieme in modo indistinto gli esecutivi che governano il sistema economico,
istituzionale sindacale associativo. Mentre il sistema della concertazione
inizia a mostrare qualche vistosa crepa nel suo versante nazionale non
appare altrettanto chiara la comprensione dei suoi gusti quando si scende
sul terreno locale.

Il modello lombardo è, dunque, l'insieme di ingredienti avvelenati
funzionali alla globalizzazione neo liberista e, quindi, alla costruzione
di un sistema sociale fondato sull'esclusione e il privilegio.

4) Cambiare si può.
Parafrasando una delle più felici espressioni del movimento dei movimenti è
ora di affermare che "un'altra Lombardia è possibile".
In questi anni difficili dentro la società lombarda hanno, positivamente
resistito all'iniziativa neo-liberista numerosissime realtà: sindacati di
base e pezzi del sindacalismo confederale, gruppi e comitati ambientalisti,
associazioni di utenti, gruppi e reti femminili e femministe, centri
sociali, organizzazioni politiche, riviste e mezzi di comunicazione,
coordinamenti e comitati contro la guerra, gruppi di volontariato sociale..

E' tempo di superare la frammentazione e la logica resistenziale, di
connettere competenze ed esperienze, di costruire "reti globali" che provino
a mettere in campo un'alternativa di società, anche sul nostro territorio
riaprendo il conflitto in tutto i luoghi dove più evidenti sono le
contraddizioni.
Il movimento dei movimenti suggerisce nelle sue scadenze internazionali che
fare ciò è possibile e soprattutto indica una modalità operativa:
confrontarsi, produrre piattaforme condivise sui punti dove ciò è possibile,
costruire iniziative che rendano visibile il carattere alternativo delle
proposte e raccolgano consensi e adesioni.
Non è facile. Solo possibile.
Pace, lavoro e diritti sono ambiti nel quale si possono articolare
iniziative e promuovere mobilitazioni.

4a)Nella nostra regione la produzione e l'esportazioni di armi sono elementi
fondanti il sistema economico regionale : la sola provincia di Brescia, per
fare un esempio, ha esportato nel 2001 197 milioni di euro di armi, più o
meno il 50% dell'export nazionale! In Lombardia , quindi, affrontare la
campagna contro la guerra globale permanente e l'attacco all'Iraq vuol dire
partire anche dalla costruzione iniziative che pongano sul terreno un'
iniziativa contro il riarmo e le politiche militari. Nella nostra regione
sono tante e vive le realtà che lavorano su questi temi, occorre promuovere
forme di coordinamento che sappiano estendere e rendere più efficace l'
iniziativa pacifista.
4.b)Nella ricca Lombardia sono in costante aumento le forme di lavoro
precarie che investono, in particolare, la manodopera femminile e giovanile.
La crisi del sistema industriale, di cui l'Alfa di Arese è l'esempio più
evidente, produce continua disoccupazione. La ripresa della lotta sui
luoghi di lavoro va sostenuta, articolata e , intrecciata con lotta alla
precarizzazione del lavoro. Anche in questo caso è possibile, dal nostro
punto di vista, costruire con tutte le soggettvità sociali e sindacali
presenti sul nostro territorio iniziative comuni per difendere ed estendere
il diritto al lavoro ed al lavoro con diritti.
4.c) La privatizzazione dei servizi (sanità, scuola, ambiente,servizi
sociali ed educativi) sta producendo un aumento della marginalità e dell'
esclusione sociali, pagata in particolare dalle persone meno "forti"
socialmente ( anziane/i, malate/i croniche/i, migranti,..). E' ormai chiaro
che la scelta di privatizzare, anche se motivata dalla necessità di ridurre
la spesa, è funzionale alla scelta classista di distruzione del sistema
pubblico dei servizi. Ribadire l'efficacia del sistema pubblico, mobilitarsi
contro la chiusura di servizi, riaffermare il diritto ad un ambiente di
vita e di lavoro salubre , contrastare le speculazioni e le devastazioni
contro l'ambiente naturale sono terreni di possibili lotte collettive che
colleghino, su obiettivi condivisi e praticabili, le innumerevoli
soggettività che operano sul nostro territorio.
4.d) In una regione in cui il liberismo e la primazia degli interessi
privati si coniugano con una cultura integralista e razzista, c'è un ampio
spazio di battaglia delle idee e di contestazione costante degli aspetti più
regressivi del modello lombardo.
Questo vale soprattutto per le donne, per le persone omosessuali e per le/i
migranti, che bisognerà associare al movimento dove esistono forme di
organizzazione non ancora legate alla sua prospettiva.

Per questo Rifondazione comunista propone a tutte le realtà disponibili e
interessate di incontrarsi in una prima assemblea pubblica regionale nella
quale iniziare il confronto e verificare la possibilità di costruire un
percorso di iniziative comuni.
Questo documento, frutto della nostra specifica elaborazione, vuol solo
offrire lo spunto per iniziare il confronto e non certo porsi come
piattaforma programmatica.
Quel che conta non è condividere tutte le analisi qui contenute ma essere d'
accordo sulla prospettiva: costruire dal basso nella nostra regione un
alternativa possibile al modello dominante, articolando collettivamente
concrete campagne su obiettivi specifici.

Decideremo poi insieme, con pari dignità e valore, il percorso concreto da
seguire.

Vi proponiamo, pertanto, di partecipare all'assemblea pubblica regionale che
si terrà:


sabato 8 febbraio a Milano presso la casa della Cultura in via Borgogna 3
dalle ore 10.00 alle ore 17.00