[Cerchio] impiegata sotto accusa

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Il Mattino

Direi, effetti lontani della "dottrina Bush"



«Talpa» in Procura
impiegata sotto accusa
È rivolta nell'ufficio
DARIO DEL PORTO
L'avvio di un'indagine per rivelazione del segreto d'ufficio a carico di un'
impiegata rende più profondo il malessere degli impiegati dell'Ufficio
Registro generale della procura di Napoli: da lunedì mattina, allo sportello
vengono fornite agli avvocati informazioni secondo un metro che appare più
restrittivo rispetto alla condotta ordinaria. Per molte notizie (ad
eccezione, ad esempio, di sequestri e archiviazioni) i penalisti vengono
invitati a rivolgersi alle segreterie dei pm titolari del fascicoli. Pur in
mancanza di conferme ufficiali, sembra proprio che il nuovo atteggiamento
sia riconducibile al disagio dei lavoratori, scossi dalla svolta impressa
nei giorni scorsi a una delicata inchiesta coordinata dal pm Vincenzo
Piscitelli.
Il magistrato ha chiesto al gip Silvana Gentile un'ordinanza interdittiva
nei confronti di un'impiegata. La donna avrebbe rivelato a un avvocato, il
penalista Girolamo Catena, una notizia coperta da segreto, quella della
iscrizione del legale (accusato di favoreggiamento nell'ambito dell'indagine
su una presunta truffa riguardante posti di lavoro messi falsamente in
vendita da un finto onorevole) nel registro degli indagati. Ieri l'
impiegata, assistita dagli avvocati Luigi Canta e Antonio Silvestro, ha
risposto alle domande del giudice nell'interrogatorio preventivo imposto
dalla legge in caso di richiesta di interdizione.
La dipendente ha replicato alle contestazioni e si è difesa, spiegando di
essersi limitata a svolgere il proprio lavoro nel pieno rispetto delle
norme. Ora la parola passa al gip che si è riservato la decisione. Ma
intanto in ufficio il malumore è palpabile e non è passato inosservato agli
occhi degli avvocati che in questi due giorni si sono rivolti allo
sportello.
La questione è stata anche discussa ieri nella riunione del direttivo della
Camera penale. Gli impiegati della procura avevano peraltro già proclamato,
per il 7 febbraio prossimo, uno sciopero per porre l'accento su una serie di
problemi. Afferma Liborio Alfieri, segretario provinciale della Uil
Giustizia: «Il personale è terrorizzato, c'è poco da dire. Ha paura di
commettere un errore che potrebbe determinare l'apertura di un procedimento
disciplinare o, peggio, penale. C'è una specie di psicosi da inchiesta. Io
stesso negli ultimi due anni ho difeso una trentina di colleghi per fatti
disciplinari». Il sindacalista non entra nel merito dell'ultima indagine.
«Posso solo dire che tutti mi hanno parlato della collega in questione come
di un'ottima lavoratrice, e si sa che solo chi lavora può sbagliare».
La scelta degli impiegati di limitare il numero delle informazioni da
fornire agli avvocati viene definita da Alfieri «più che una protesta, una
forma di difesa da parte di chi teme di poter sbagliare in buona fede. Non
va certo letta come una ritorsione nei confronti dell'interesse pubblico».
In generale, l'esponente della Uil sottolinea: «La dirigenza deve
comprendere che il personale della procura è insufficiente, ciò nonostante
deve confrontarsi con un carico di lavoro pesantissimo».
Il procuratore aggiunto Roberto D'Ajello chiarisce: «Le tensioni tra la
dirigenza e gli impiegati ci sono sicuramente, e i sindacati fanno il loro
lavoro. Ma qui siamo in presenza di un'accusa precisa che riguarda la
presunta violazione di norme penali. In questo il rapporto tra i vertici
dell'ufficio e i lavoratori non c'entra nulla. Tutti i timori dei lavoratori
sono dunque fuori luogo e comunque non hanno niente a che vedere con questo
episodio».