[Cerchio] carcere, purtroppo

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Szerző: clochard
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Tárgy: [Cerchio] carcere, purtroppo
scusate, sembra ke mi sia preso 1 fissa.
Ma ritengo ke ribattere su questa materia delle tecnologie disciplinari sia
imprescindibile in questi tempi...
Ciò nn significa ke dobbiamo farne il baricentro della nostra riflessione e
della nostra pratica. X intenderci: lotta alla repressione al 1° posto!
Davvero fallimentare...
+ ke sulla destrutturazione del nemico, mi affiderei sempre alla
costituzione della nostra forza!
Ma le 2 questioni sono strettamente embricate.
Veramente, stavo cercando qualcosa sul volume di Sergio d'Elia e Maurizio
Turco (il primo, nn il peggiore tra i radicali) "Tortura democratica",
basato in buona sostanza su testimonianze orali delle vittime del 41 bis.
1 cosa utile, 1 strumento di lavoro - se la prefazione o le parole dei
curatori conterranno inevitabilmente stronzate, le testimonianze saranno cmq
pregnanti. Ma nn ho trovato niente. Qualcuno saprebbe indicarmi la casa
editrice? Nn ho alcuna voglia di telefonare a questi stronzi!!!
Però mi sono imbattuto in questo articolo ke mi sembra stimolante.
ciao


     Una tortura compassionevole e democratica




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      Miguel Martinez
      2 febbraio 2002



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      Intervistato sul Corriere della Sera del primo febbraio 2002, uno dei
più noti avvocati statunitensi, Alan Dershowitz, ha sostenuto che bisogna
reintrodurre ufficialmente la tortura e abrogare le convenzioni
internazionali che la vietano.


      Se si potesse riassumere in una sola idea quanto vi è di positivo
nella civiltà occidentale, potremmo dire che si tratta dello Stato di
diritto. Ma è anche facile per l'Occidente vantarsene finché non viene messo
alla prova. Quando la Francia, democratica, fiera del proprio illuminismo,
si è trovata ad affrontare la realtà dell'insurrezione algerina, ha
cominciato a gettare nella Senna i cadaveri degli immigrati torturati a
morte. In questo c'è un interessante corto circuito mentale: gli impiegati
dello Stato che compivano questi orrori credevano di avere il diritto di
torturare perché appartenevano a una civiltà talmente superiore da aver
abolito la tortura.


      Allo stesso modo, anche gli Stati Uniti, appena messi alla prova,
hanno dimostrato la facilità con cui si ricade nella barbarie.


      La barbarie europea ha però bisogno di mascherarsi: nessun francese ha
mai teorizzato pubblicamente l'abolizione della civiltà.


      Non dobbiamo generalizzare; ma si può dire che la cultura americana
tende a essere orgogliosa delle sue vendette, fiera della pena di morte come
dei propri bombardieri. Qualche soldato francese, estremamente coraggioso,
ha fotografato di nascosto gli orrori dell'occupazione militare in Algeria.
Invece le foto di Guantanamo le ha diffuso il Pentagono; casomai è la nostra
stampa che ha esitato a pubblicarle, in particolare le immagini ravvicinate.


      Le immagini di Guantanamo non solo sono impressionanti, ma devono
impressionare: esattamente come gli antichi trionfi in cui la pubblica
umiliazione degli sconfitti precedeva la loro esecuzione.


      Tre millenni prima di Guantanamo, l'equivalente assiro del Pentagono
faceva scolpire su pietra immagini dello stesso genere, in cui il
prigioniero, piccolo, fragile, in ginocchio, veniva privato della vista,
cioè del requisito fondamentale per essere autosufficiente.


      Il barbaro, nel nostro caso, non è un barbuto analfabeta di Ninive.
Anzi, l'intervistatrice Alessandra Farkas definisce Alan Dershowitz, come
"l'avvocato progressista più famoso d'America, paladino dei diritti civili,
nato a Brooklyn da famiglia ebraica". Aggiungiamo che insegna a Harvard, e
ha difeso in tribunale Al Gore, O.J. Simpson, il mafioso Frankie
Balistrieri, il telepredicatore Jim Bakker, il pornografo Bob Guccione, il
nazista Matthew Hale, il terrorista sionista Meir Kahane e Mike Tyson. Nel
1983 ha ricevuto dal B'nai B'rith un premio per la "la sua eloquente e
compassionevole leadership e insistente difesa della lotta per i diritti
civili e umani."


      È abbastanza chiaro però il tipo di "diritti umani" che Dershowitz
difende: i "casi impossibili", mediaticamente appetibili, di individui
eccentrici ma abbastanza ricchi da permettersi un avvocato in grado di
assicurare loro l'impunità.


      Dershowitz cambia totalmente idea quando si tratta di nemici dello
Stato e non di delinquenti capricciosi. E lo fa sostenendo pubblicamente la
necessità di legalizzare la tortura - i metodi che dichiara di preferire
sono "scosse elettriche e aghi sterili conficcati sotto le unghie." È
interessante il ragionamento con cui giustifica la sua proposta:



        Tengo a precisare che la mia proposta scaturisce dall'avversione
viscerale per la tortura: una realtà clandestina ed illegale che purtroppo
esiste e che, non potendo abrogare, desidero portare nell'ambito della legge
e della democrazia [...] Il mio obiettivo è istituzionalizzare la tortura
per controllarla e fermarla."
      La tortura viene così liberalizzata con la stessa motivazione con cui
si giustifica la liberalizzazione della droga. In realtà si tratta di
qualcosa di totalmente diverso: non si è mai visto un poliziotto in crisi di
astinenza per non poter ficcare aghi - sterili o no - sotto le unghie di
qualcuno. La tortura non è un bisogno o un vizio umano, ma semplicemente una
strategia di dominio.



        "La CIA fa circolare nel mondo un agghiacciante manuale coi metodi
più crudeli per 'estorcere notizie' e i commissariati di polizia dalla
California alla Florida la praticano quotidianamente, dietro porte chiuse.
Ritengo che sarebbe molto meglio portarla nell'ambito della legge,
rendendola visibile e trasparente, cioè democratica".
      Alla base del progetto, ci sarebbero dei torture warrants, mandati per
torturare i prigionieri. Ma non per far confessare i serial killer; i
"mandati di tortura" si eseguirebbero solo contro quelli che lo Stato
proclama di volta in volta come "terroristi".


      L'intervistatrice chiede a Dershowitz cosa ne pensa dei trattati
internazionali che vietano la pratica della tortura. Il compassionevole
difensore dei diritti umani risponde:



        ""Il Congresso dovrebbe abrogare la nostra adesione al trattato
internazionale anti-tortura ratificata nell'84 ed entrata in vigore nell'87.
Un trattato anacronistico e superato quanto la Convenzione di Ginevra che
non affronta il nuovo cancro del terrorismo sponsorizzato dagli Stati".
      Non hanno capito nulla coloro che dicono che quella in corso sia una
"guerra tra Occidente e Oriente". No. La Guerra del Bene contro il Male è
innanzitutto una guerra contro l'Occidente. Una guerra per annientare
proprio ciò di cui andiamo più fieri. Non parlo dei missili o degli effetti
speciali del cinema, ma del senso della dignità umana.



      Miguel Martínez




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