[RSF] BUON ANNO

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Szerző: gero goran
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Tárgy: [RSF] BUON ANNO
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><donvitaliano@???>,"luca cattolico"
><luca_cat@???>,<fiom.internazionale@???>,
><alfonsi14@???>
>Subject: [RSF] BUON ANNO
>Date: Mon, 23 Dec 2002 15:08:59 +0100
>
>
>BUON ANNO
>
>(da "il cantastorie")
>
>menene
>
>
>
>L'uomo, incredulo nelle espressioni, esitante nei gesti e, per scelta,
>vagabondo, prossimo il nuovo anno e anche l'alba, l'albagia e il camminare
>solo, insisteva a ritoccare e a ravvivare, con tinte calde e forti, i suoi
>trascorsi: gli anni andati: di volta in volta, ogni trentuno di dicembre,
>definiti nuovi. Ci rivediamo l'anno nuovo: era semplicemente un modo come
>un altro per dirsi: ci sarò. Senza un uomo nuovo, senza una donna nuova,
>come può essere nuovo l'anno che verrà?
>
>"Che c'è di nuovo? Nulla! Eccoli di nuovo! Rieccoli di nuovo! I barbari: i
>nuovi barbari partoriti dal grembo sempre fecondo di fascismo, razzismo,
>autoritarismo, sfruttamento ed oppressione". Pensava, parlava
>sommessamente,
>si faceva spostare da un vento non proprio prepotente, come i fili di erba,
>di qua e di là senza scomporsi.
>
>"Un vaso si può ricolmare di terra, un corpo amato di baci e carezze, una
>botte di vino, una piazza di gente libera in lotta. ma non si può tornare
>ad
>essere bambini e poi adolescenti, ragazzi: non sempre si è penna timoniere,
>penna maestra e remigante, non sempre si è semplicemente piuma oppure ali
>desiderose di spiccare il volo e non per fuggire ma per affrontare i nemici
>dell'umanità, della natura".
>
>Apparivano alla sua mente stanca, comunque riflessiva e lucida, sommità di
>montagne-ricordi che non raramente lo avevano reso anche presuntuoso e che
>la sabbia-passato non riusciva a seppellire. Rimembranze: il sangue che
>percorreva stradine in discesa o in salita determinato da armi taglienti e
>sibilanti, oltre diritti e valori, che iene senza dignità utilizzavano
>contro la gente semplice senza ritegno: iene: assassini! Milioni di morti
>per fame, mancanza di cure, di lavoro, di acqua e di ogni risorsa che pure
>gli appartiene. Assassini: in Argentina, in Guatemala, in Cile, in Vietnam
>ieri e in Colombia oggi, in Indocina e in Perù, a Genova e incarcerando le
>idee. Una terra, la nostra, una madre appoggiata sulle acque, depredata da
>avvoltoi dagli artigli che trafiggono le sue parti intime e il suo corpo e
>la pelle e il cervello libero.
>
>"Febbri palustri ci prendono mentre velenosi ragni si esibiscono in orge
>per
>pochi: vile teppaglia che non ha coscienza e onore e mortifica l'
>intelligenza".
>
>L'uomo ricordava le storie gioiose di un popolo contadino e operaio,
>giovane
>e anziano, donne e uomini stretti in una fabbrica o in un luogo di studio,
>in un vecchio capannone da ristrutturare o nelle vie di una metropoli che
>in
>odore di un futuro radicalmente nuovo cantava, marciava, gridava e parlava,
>parlava, parlava di rivoluzione. Ricordava, anche, storie miserevoli,
>pietose e lacrimevoli: il lusso degli animi vani e l'altezzosa, superba,
>arrogante ricchezza di pidocchi e parassiti, ladri di lavoro altrui.
>Ricordava, inoltre, la noia e il silenzio degli apatici colpiti da un morbo
>mortale che si trasmette ad altri e ad altre per contagio o creduta
>furbizia. Gli eroi, gli ultimi, a volte esageratamente spavaldi,
>testimoniavano il grigiore d'una storia che loro non avrebbero mai potuto
>documentare e la loro stessa sconfitta: gli eroi esistevano perché i più
>erano emarginati, esclusi, soggiogati o eliminati. Camminava e un po'
>piangeva: pensava agli scrittori, ai cronisti del suo tempo diventati
>mercenari senza pensiero fino a rendere marginale l'esistenza di alcuni
>intellettuali capaci di realizzare sculture che esaltano ancora i rilievi
>(rilievo è anche allevare uccelli tolti dal nido) che appartengono, forse,
>più all'utopia che all'immaginazione cristallizzata. Appoggiandosi ad un
>albero reso brullo dall'inverno o forse dal tempo e confondendosi con le
>sue
>radici imprecava contro taglieggiatori e usurai senza dignità, i farabutti,
>i falsi innocenti: animali timorosi di morire e che hanno terrore di
>qualsiasi malattia mentre inviano killer-virus in ogni angolo del mondo
>conosciuto e installano ordigni di morte nel ventre del globo e nel suo
>cielo. Animali che sanno solo delegare o che vogliono spadroneggiare
>perpetuamente. Galli senza anima che ti svegliano prima che il sole sia
>presente rubandoti il riposo e i sogni, galli buoni per combattimenti
>infiniti e per far covare uova che non dovranno mai dare la vita. Galli
>furiosi che scorrazzano nel pollaio beccando ed eliminando chiunque
>incontrano nel loro recinto per poi invadere l'aia, la campagna fino alle
>più lontane città. Rimembranze. In una tana, l'uomo, si lasciò cadere
>chinando la testa, esausto e in parte vittima delle infamità dei
>fondamentalisti che dominano, nonostante loro, non poche tribù sparse tra
>monti e pianure, su isole e modeste colonie. Sapeva di non essere solo.
>Sapeva che milioni di senza nome e di anonimi rivoluzionari avrebbero
>viaggiato in ogni direzione per continuare a difendere la specie umana e l'
>ambiente, per proseguire nella dura fatica di umanizzare la bestia. Ma ora
>era lì: in una grotta che ricordava la natività anche se a lui non era mai
>riuscito di pronunciare un "buon natale" che in fondo gli ricordava un uomo
>martorizzato in fretta e massacrato in giovane età solo per aver pensato
>cose diverse dai padroni dei suoi giorni, del tempio e amici dell'impero
>sempre in armi. Il potere ha sempre temuto e bastonato chi pensa, gli
>anarchici, i socializzatori, i veri comunisti, i popoli liberi e ogni
>antagonista per quanto umile o istintivo.
>
>"I dominatori non sono mai stati capi ma unicamente sopraffattori":
>
>ripeteva e ripeteva e ripeteva e vedeva, strana allucinazione, gente che
>non
>era disponibile a riverire nessuno, a dire grazie, a piegare la testa e in
>lotta contro ogni torto. L'uomo, adesso, aveva gli occhi socchiusi e
>tuttavia dialogava con la sua ombra, sorridendo di tanto in tanto anche se
>questa non gli rispondeva. Confessava a quella figura simile alla sua
>pensieri profondi e progetti esaltanti poi decise di scrivere sul muro una
>frase da regalare ad ogni nuovo viaggiatore:
>
>"buon anno anche a te. Buon anno a chi nascerà domani, ai pazzi e ai
>vagabondi, agli indio e agli sfruttati, buon anno alle speranze e ai
>sentimenti, buon anno a chi vive tra le macerie che non ha prodotto e in
>terre rese incolte, buon anno a chi si ribella e a chi ha la fortuna di
>essere di razza mista, africano, orientale, migrante, buon anno a Carlos e
>a
>Marcos, a Letizia e a Dolores e a tutti quelli che non hanno un nome o lo
>hanno simile a milioni di altri e di altre, buon anno a chi ha capito che
>il
>dopoguerra non c'è mai stato e a chi resiste dentro i lager che gli
>embarghi
>inventano, buon anno a chi ha un periodo oscuro, a chi vive ai margini del
>pianeta e delle città e dei villaggi, buon anno a chi sa ancora ridere e
>piangere, ama la memoria e cerca il futuro, cerca un lavoro, cerca un
>amore,
>cerca un fiore con il quale scambiare idee e una mano da stringere per
>percorrere uniti strade inesplorate. buon anno a chi odia gli ipocriti e i
>potenti tutti".
>
>Questa è una leggenda banale come tante altre. Dove sia ora l'uomo non lo
>sappiamo e ha poca importanza. E' cibo per vermi oppure combattente senza
>pause? E' in marcia verso la primavera e ancora un maggio di rivolta?
>Riposa
>o dorme o qualcuno l'ha scaraventato in una prigione senza luce? A noi
>piace
>riconoscerlo in ogni compagno e in ogni compagna che con fierezza alza il
>pugno contro ogni padrone. A noi piace riconoscerlo, pur se in parte siamo
>tutti un po' soli e un po' contradditori e un po' orgogliosi e un po'
>incapaci di ascoltare e un po' retorici o a volte demagogici, in coloro che
>lottano non un giorno ma tutta una vita.



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