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articolo di Giorgio Cremaschi
Le dimensioni e i costi della crisi industriale italiana e il =
dibattito sull'intervento pubblico. L'occasione di una alternativa =20
Un Piano del lavoro per il 2000 =20
=20
=20
Nell'ultimo supplemento economico del Corriere della Sera =E8 =
stato dato ampio spazio al ritorno del "pubblico". Le dimensioni e i =
costi della crisi industriale italiana stanno rapidamente consumando =
ci=F2 che resta del trionfo dell'ideologia liberista e espressioni e =
valutazioni che solo sei mesi fa sarebbero state poste all'indice della =
politica e della storia, oggi tornano di attualit=E0 e persino di senso =
comune.=20
Ilvo Diamanti sul Venerd=EC di Repubblica ha recentemente =
commentato, con qualche disagio, un sondaggio che afferma chiaramente =
che si torna a guardare allo Stato e all'intervento pubblico e si crede =
sempre meno alle promesse del mercato.=20
Bisogna risalire al crollo del sistema di potere Psi-Dc degli anni =
ottanta, a tangentopoli, per assistere ad un simile repentino mutamento =
di sentimenti collettivi. Pare un secolo, invece che poco pi=F9 di un =
anno, da quando sui mass media esperti e consulenti esaltavano la new =
economy e la via facile alla ricchezza attraverso il mercato azionario. =
I lavoratori della Fiat hanno ricevuto un sostegno e una solidariet=E0 =
di massa fino a poco tempo fa impensabile. La proposta di Rifondazione =
della nazionalizzazione e quella sindacale dell'intervento pubblico nel =
capitale del gruppo torinese, solo poco tempo fa sarebbero state prese =
nella migliore delle ipotesi come originali atti di testimonianza. =
Invece oggi appaiono realistiche anche a forze conservatrici.=20
Una crisi mondiale
La situazione sta cambiando, ma questo non basta per sostenere che =
il liberismo non abbia pi=F9 nulla da dire e da fare nel nostro paese. E =
questo non solo perch=E9 abbiamo uno dei governi occidentali pi=F9 =
vicini alla destra americana. Ma anche perch=E9 per buona parte =
dell'opposizione di centro sinistra, il tempo sembra essersi fermato a =
prima dell'attuale crisi, a quando si sfidava la destra a chi era pi=F9 =
autenticamente liberale e liberista. Il fatto =E8 che la crisi =
industriale italiana si colloca totalmente all'interno di un processo =
pi=F9 ampio che coinvolge tutta l'economia mondiale. E' giusto cogliere =
la specificit=E0 dei danni che provoca al nostro paese il governo =
Berlusconi, ma guai a cadere nell'idea provincialistica che all'estero =
tutto vada in modo diverso. Proprio ora, che si pu=F2 tornare a parlare =
di intervento pubblico e di politica industriale senza correre il =
rischio di essere portati in qualche clinica, comincia la parte pi=F9 =
difficile. Lo scontro si fa pi=F9 duro perch=E9:=20
La globalizzazione =E8 fallita nella sua promessa fondamentale, =
quella di garantire lo sviluppo anche a prezzo della rinuncia a diritti =
e autonomie sociali e culturali. Sempre pi=F9 paesi saltano gi=F9 dalla =
giostra dell'economia mondiale impazzita, mentre tutto l'occidente pi=F9 =
ricco =E8 entrato in una fase di stagnazione. Soprattutto =E8 saltato =
quel legame tra liberismo e innovazione tecnologica che era al centro =
dell'esaltazione della new economy. Ma alla sua crisi il liberismo non =
reagisce ritirandosi, bens=EC incattivendosi. Ecco allora la guerra =
permanente.=20
L'industria della guerra
Sono gli stati e il potere militare che tornano a fare la =
differenza. La strategia americana della guerra preventiva =E8 anche un =
modo per affermare un potere imperiale nella divisione internazionale =
del lavoro. Gli Usa investiranno 400 miliardi di dollari in spese =
militari e cos=EC accresceranno anche il proprio potere tecnologico. =
Tutta l'Europa arretra di fronte allo strapotere americano, ma =
all'interno di essa l'Italia arretra pi=F9 velocemente e perde contatto =
con quei paesi come la Francia e la Germania che hanno conservato un =
sistema di governo delle politiche industriali e non si sono lasciati =
andare a dissennate politiche di privatizzazione. In Italia gli =
investimenti su innovazione e ricerca affidati al buon cuore delle =
imprese private e al disinteresse dello stato, sono a livelli risibili.=20
Se si confronta il sistema produttivo ed economico italiano da =
com'era all'inizio del ventennio liberista a come da esso esce oggi, =
siamo di fronte ad una devastazione. Non c'=E8 pi=F9 una grande =
industria farmaceutica, informatica, delle telecomunicazioni, nei =
settori ad alta tecnologia. E' stato smantellato il sistema delle =
industrie pubbliche senza mettere nulla al suo posto e il Mezzogiorno in =
particolare ha pagato prezzi drammatici per questo. Abbiamo avuto la =
svendita alle multinazionali, ma ora c'=E8 di peggio perch=E9 tocca ai =
fondi di investimento di assorbire le imprese italiane. Il sistema =
industriale del nostro paese diventa sempre pi=F9 una gigantesca area di =
decentramento produttivo. Chiusa la Fiat non si faranno pi=F9 le =
automobili, ma si continuer=E0 a lavorare per l'industria dell'auto =
producendo per essa particolari o montando prodotti concepiti altrove.=20
S=E9 parlato di crisi della classe dirigente, ma questa =E8 anche =
il prodotto dello smantellamento del sistema delle grandi imprese, in =
particolare di quelle pubbliche. I manager di oggi non si formano pi=F9 =
sulle capacit=E0 del fare e del gestire sistemi di lavoro. Essi sono =
figli di una cultura coloniale che esalta la speculazione e il guadagno =
a breve per gli azioni, e naturalmente compensi di lungo periodo per il =
top management.=20
Il caso Fiat
Lo scontro che =E8 avvenuto sul governo della Fiat mostra =
l'esistenza di due contrapposti gruppi di potere che si contendono il =
ruolo dominante nel nostro paese. Non si capisce per quale ragione la =
vittoria dell'uno dovrebbe essere meglio di quella dell'altro, visto che =
entrambi i gruppi si contendono il comando dello stesso programma di =
adeguamento dell'economia italiana ai nuovi ritmi e poteri nel sistema =
mondiale. Non si capisce perch=E9 i licenziamenti targati De Benedetti o =
Bazoli (purtroppo sottoscritti anche dalla Cgil in BancaIntesa) =
dovrebbero essere pi=F9 di sinistra di quelli targati Maranghi o =
Berlusconi. Trasformare il conflitto politico italiano in uno scontro =
tra due diverse lobby =E8 un modo per ridare al liberismo quella forza =
che sta perdendo.=20
Un nuovo intreccio
Occorre dunque rimettere la politica davanti e sopra il mercato e =
il pubblico davanti e sopra il privato. Ma affermare questo significa =
misurarsi con la posizione che la globalizzazione governata dagli Usa =
vuole assegnare all'Italia e provare a metterla in discussione. Non =E8 =
facile, chi ci ha provato nel passato, pensiamo ad Enrico Mattei, ha =
fatto una brutta fine. Tuttavia, il nodo =E8 quello. Si pu=F2 concepire =
l'arresto del degrado del sistema industriale e sociale del paese solo =
se si mettono in discussione i ruoli che ci sono stati assegnati. Per =
fare questo occorre concepire un progetto alternativo al liberismo che =
coinvolga almeno l'Unione Europea e le politiche industriali ed =
economiche che in essa si amministrano. Da questo punto di vista la =
sinistra liberista europea =E8 un ente inutile. Se non vogliamo che sia =
la destra a inventarsi una nuova Iri per rafforzare il suo sistema di =
potere, occorre concepire un nuovo intreccio tra pubblico e privato =
nell'economia, finalizzato ad obiettivi sociali e di sviluppo diversi da =
quelli che ha la destra.=20
Il che vuol dire che per la sinistra non solo =E8 giusto affermare =
la necessit=E0 dell'intervento pubblico, ma che questo dev'essere =
finalizzato alla crescita di un nuovo modello di sviluppo: cosa =
produrre? A una nuova politica della distribuzione dei redditi: chi =
paga? Alla difesa e all'estensione dello stato sociale: quali diritti =
per tutti? A nuove forme di partecipazione democratica: chi decide? A =
una diversa formazione e cultura: quale scuola pubblica?=20
Un progetto politico
Le lotte operaie e i movimenti no-global reclamano un progetto =
politico che dia continuit=E0, obiettivi immediati e di medio periodo a =
tutta la loro mobilitazione. Nel nostro paese c'=E8 un precedente che si =
accosta a questa necessit=E0. Quello del Piano del Lavoro varato dalla =
Cgil di Di Vittorio all'inizio degli anni '50. Un progetto che conteneva =
molte contraddizioni, ma che rispondeva alla domanda di fondo del =
movimento di lotta di coniugare proposta di sviluppo e diritti sociali.=20
Pensare oggi un piano per il lavoro in Italia e in Europa =
significa costruire un'alternativa al progetto di ulteriore =
precarizzazione del lavoro e dei diritti con il quale il liberismo =
risponde alla sua crisi. Sarebbe importante allora che tutti coloro che =
in questi anni non si sono bevuti le panzane del liberismo, si =
mettessero al lavoro per elaborare un piano del lavoro per gli anni =
2000, che dia forza alle lotte e che ne rappresenti il consolidamento =
culturale e programmatico. Nel passato il Piano del Lavoro fu accusato =
di ingenuit=E0. Meglio ingenui che subalterni, comunque. In ogni caso =
saranno le lotte ad aggiungere la malizia che =E8 necessaria.=20
=20
-------------------------------------------------------------------------=
-
=20
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ritorno del "pubblico". Le dimensioni e i costi della crisi =
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tornano di attualit=E0 e persino di senso comune.=20
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qualche disagio, un sondaggio che afferma chiaramente che si torna =
a=20
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promesse del mercato.=20
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ottanta, a tangentopoli, per assistere ad un simile repentino =
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sentimenti collettivi. Pare un secolo, invece che poco pi=F9 di un =
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via facile alla ricchezza attraverso il mercato azionario. I =
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poco tempo fa impensabile. La proposta di Rifondazione della=20
nazionalizzazione e quella sindacale dell'intervento pubblico nel =
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del gruppo torinese, solo poco tempo fa sarebbero state prese =
nella=20
migliore delle ipotesi come originali atti di testimonianza. =
Invece oggi=20
appaiono realistiche anche a forze conservatrici.=20
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basta per sostenere che il liberismo non abbia pi=F9 nulla da dire =
e da fare=20
nel nostro paese. E questo non solo perch=E9 abbiamo uno dei =
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occidentali pi=F9 vicini alla destra americana. Ma anche perch=E9 =
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parte dell'opposizione di centro sinistra, il tempo sembra essersi =
fermato=20
a prima dell'attuale crisi, a quando si sfidava la destra a chi =
era pi=F9=20
autenticamente liberale e liberista. Il fatto =E8 che la crisi =
industriale=20
italiana si colloca totalmente all'interno di un processo pi=F9 =
ampio che=20
coinvolge tutta l'economia mondiale. E' giusto cogliere la =
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danni che provoca al nostro paese il governo Berlusconi, ma guai a =
cadere=20
nell'idea provincialistica che all'estero tutto vada in modo =
diverso.=20
Proprio ora, che si pu=F2 tornare a parlare di intervento pubblico =
e di=20
politica industriale senza correre il rischio di essere portati in =
qualche=20
clinica, comincia la parte pi=F9 difficile. Lo scontro si fa pi=F9 =
duro=20
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fondamentale,=20
quella di garantire lo sviluppo anche a prezzo della rinuncia a =
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autonomie sociali e culturali. Sempre pi=F9 paesi saltano gi=F9 =
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dell'economia mondiale impazzita, mentre tutto l'occidente pi=F9 =
ricco =E8=20
entrato in una fase di stagnazione. Soprattutto =E8 saltato quel =
legame tra=20
liberismo e innovazione tecnologica che era al centro =
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della new economy. Ma alla sua crisi il liberismo non reagisce=20
ritirandosi, bens=EC incattivendosi. Ecco allora la guerra =
permanente.=20
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militare che=20
tornano a fare la differenza. La strategia americana della guerra=20
preventiva =E8 anche un modo per affermare un potere imperiale =
nella=20
divisione internazionale del lavoro. Gli Usa investiranno 400 =
miliardi di=20
dollari in spese militari e cos=EC accresceranno anche il proprio =
potere=20
tecnologico. Tutta l'Europa arretra di fronte allo strapotere =
americano,=20
ma all'interno di essa l'Italia arretra pi=F9 velocemente e perde =
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con quei paesi come la Francia e la Germania che hanno conservato =
un=20
sistema di governo delle politiche industriali e non si sono =
lasciati=20
andare a dissennate politiche di privatizzazione. In Italia gli=20
investimenti su innovazione e ricerca affidati al buon cuore delle =
imprese=20
private e al disinteresse dello stato, sono a livelli risibili.=20
<P>Se si confronta il sistema produttivo ed economico italiano da =
com'era=20
all'inizio del ventennio liberista a come da esso esce oggi, siamo =
di=20
fronte ad una devastazione. Non c'=E8 pi=F9 una grande industria =
farmaceutica,=20
informatica, delle telecomunicazioni, nei settori ad alta =
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stato smantellato il sistema delle industrie pubbliche senza =
mettere nulla=20
al suo posto e il Mezzogiorno in particolare ha pagato prezzi =
drammatici=20
per questo. Abbiamo avuto la svendita alle multinazionali, ma ora =
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italiane. Il sistema industriale del nostro paese diventa sempre =
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gigantesca area di decentramento produttivo. Chiusa la Fiat non si =
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pi=F9 le automobili, ma si continuer=E0 a lavorare per l'industria =
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producendo per essa particolari o montando prodotti concepiti =
altrove.=20
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prodotto dello smantellamento del sistema delle grandi imprese, in =
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sono figli=20
di una cultura coloniale che esalta la speculazione e il guadagno =
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per gli azioni, e naturalmente compensi di lungo periodo per il =
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management.=20
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il ruolo dominante nel nostro paese. Non si capisce per quale =
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vittoria dell'uno dovrebbe essere meglio di quella dell'altro, =
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entrambi i gruppi si contendono il comando dello stesso programma =
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Benedetti o=20
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perdendo.=20
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questo significa misurarsi con la posizione che la globalizzazione =
governata dagli Usa vuole assegnare all'Italia e provare a =
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pensiamo ad=20
Enrico Mattei, ha fatto una brutta fine. Tuttavia, il nodo =E8 =
quello. Si=20
pu=F2 concepire l'arresto del degrado del sistema industriale e =
sociale del=20
paese solo se si mettono in discussione i ruoli che ci sono stati=20
assegnati. Per fare questo occorre concepire un progetto =
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liberismo che coinvolga almeno l'Unione Europea e le politiche =
industriali=20
ed economiche che in essa si amministrano. Da questo punto di =
vista la=20
sinistra liberista europea =E8 un ente inutile. Se non vogliamo =
che sia la=20
destra a inventarsi una nuova Iri per rafforzare il suo sistema di =
potere,=20
occorre concepire un nuovo intreccio tra pubblico e privato =
nell'economia,=20
finalizzato ad obiettivi sociali e di sviluppo diversi da quelli =
che ha la=20
destra.=20
<P>Il che vuol dire che per la sinistra non solo =E8 giusto =
affermare la=20
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alla crescita di un nuovo modello di sviluppo: cosa produrre? A =
una nuova=20
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formazione e=20
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immediati e=20
di medio periodo a tutta la loro mobilitazione. Nel nostro paese =
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del Lavoro=20
varato dalla Cgil di Di Vittorio all'inizio degli anni '50. Un =
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che conteneva molte contraddizioni, ma che rispondeva alla domanda =
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