[Cerchio] malinconici presagi

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Author: clochard
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Subject: [Cerchio] malinconici presagi
malinconici presagi, anke se siamo stati educati a considerare la guerra
anke 1 occasione di sovversione...


Corriere della sega


Usa e Gran Bretagna: «Il dossier conferma: l'Iraq è una minaccia»
Washington vince la corsa al dossier iracheno
Scontro all'Onu: contrariamente agli accordi, il documento
va agli americani prima dell'esame degli ispettori

Le valigie con i documenti arrivano all'Onu (Reuters / Chip East)
WASHINGTON - Il rapporto sul disarmo iracheno divide i membri permanenti del
Consiglio di sicurezza Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito,
Francia). Con un colpo di mano, gli Usa convincono il presidente di turno
del Consiglio, il colombiano Alfonso Valdiviezo, a consegnare il dossier,
senza aspettare il responso degli ispettori (come precedentemente pattuito),
e lo portano a Washington con la scusa di fotocopiarlo e di passarlo poi
agli altri membri.



LA COPIA ALLA FRANCIA - In serata una prima copia arriva ai francesi. Prima
ancora, però, che qualcuno visioni il documento, gli Usa e la loro «spalla»
britannica vedono nel dossier «una conferma che l'Iraq con le sue armi di
distruzione di massa è una grave minaccia» (il portavoce della Casa Bianca,
Ari Fleischer); mentre Mosca e Pechino lo definiscono «una buona base per
una soluzione politica della crisi» (il sottosegretario agli Esteri russo
Yuri Fedotov).
Sulla «rapina» americana del dossier - il termine è del Messico - è quasi
incidente diplomatico.

ANNAN - Russia, Cina, Regno Unito e Francia incassano: «Gli Usa - spiega il
diplomatico russo Gennady Gatilov - hanno le migliori attrezzature per
fotocopiare 12.000 pagine». Ma il segretario dell'Onu Kofi Annan non cela la
sua indignazione: «Il presidente di turno del Consiglio di sicurezza sembra
avere idee nuove sul suo ruolo» (in realtà Valdiviezo non poteva dire di no
ai nordamericani: la Colombia dipende dall'assistenza militare e finanziaria
di Washington). E quando i dieci membri a rotazione apprendono che non
riceveranno il rapporto integrale, ma solo uno censurato dagli ispettori,
Messico e Siria protestano: «Nel Consiglio di sicurezza non possono esserci
serie A e B!». Ci vuole una telefonata del segretario di Stato Usa Colin
Powell per calmare le acque.

IL CONTENUTO - L'incidente non è ancora superato che si scatena la rissa sul
contenuto del documento. Fleischer rimanda il giudizio finale «a dopo un
esame attento, completo ed esauriente», ma sottolinea che l'Iraq ha ammesso
di essere stato vicino all'atomica, «per questo siamo scettici sulle
intenzioni di Saddam». Fedotov diffida l'America dal «tentare di distruggere
la legittima leadership irachena». Annan esorta Bush a essere paziente: «Ci
vorrà un po' di tempo perché gli ispettori analizzino il rapporto e lo
illustrino all'Onu». Il capo ispettore Blix non sembra preoccuparsi: «Gli
Usa forniranno la loro interpretazione del documento, e noi la nostra». Ma è
furioso per il rifiuto americano di fornire le prove del riarmo iracheno.

BANCA DATI - A Washington, gli esperti di Casa Bianca e Pentagono sono già
al lavoro: confrontano il dossier con una colossale banca dati elettronica,
come stanno facendo gli ispettori con un'altra. Il sottosegretario di Stato
Richard Armitage rassicura Annan: Bush «ha pazienza», «preferisce che l'Iraq
si disarmi spontaneamente», e soltanto se non lo facesse userebbe la forza.
Promette che il presidente si consulterà con Onu e alleati prima di un
attacco. Ma è probabile che tra qualche giorno Washington denunci il
rapporto come «violazione materiale delle risoluzioni Onu» e pubblichi ciò
che sa sulle armi irachene.

SETTIMANA CRUCIALE - La settimana prossima potrebbe essere cruciale.
Concentrato sulla nomina del nuovo ministro del Tesoro John Snow ieri Bush
ha evitato di parlare di Saddam. Oggi riceverà alla Casa Bianca il leader
turco Erdogan. Il Pentagono vuole essere in grado di condurre un attacco
contro il raìs da Nord e Sud. Ma se a Sud può contare su Kuwait e flotta Usa
nel Golfo, a Nord non ha certezze. La Turchia dovrebbe concedere i suoi
aeroporti militari e aprirsi al passaggio di migliaia di uomini. Non è
escluso che il ministro della Difesa Donald Rumsfeld, partito ieri per una
visita di 5 giorni nella regione, visiti Ankara sulla via del ritorno per
discuterne ulteriormente.

Ennio Caretto

10 dicembre 2002    ANIMAZIONI




Iraq: il ritorno degli ispettori



DA CORRIERE.IT
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(5 dicembre)


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(3 dicembre)


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