On Sun, Sep 08, 2002 at 12:35:16PM +0200, Raineri wrote:
>
> ----- Original Message -----
> From: "Bebe" <rossofuoco@???>
>
>
> > ciao limbo e ciao pessoa, posso intromettermi? premetto che io sono
> > vegetariano e che mi sono posto come prima cosa di non rompere i coglioni
> a
> > nessuno per questa mia scelta ....
>
>
> l'approccio di Bebe é molto simpatico e mi trova assai partecipe: occorre
> però, per comprendere atteggiamenti come quelli di Pessoa, immaginare ciò
> che prova lui. Per molti aspetti, l'anticarnivorismo (che non é semplice
> rinuncia a mangiare carne, ma critica attiva di chi lo fa) rammenta il fuoco
> interiore degli antiabortisti. Il mangiare carne agli uni sembra una
> questione di dettaglio, ad altri un'azione orribile che getta una luce
> sinistra sugli individui e sul mondo. L'idea di questi personaggi che
> rinchiudono miliardi di viventi in condizioni pazzesche per poi ucciderli
> nelle maniere più efferate, squartarli e mangiarli crudi o cotti, é in
> effetti sconcertante.
Difatti il problema non e' l'allevamento e il consumo di carne ma i
metodi utilizzati tanto quanto non e' un problema l'agricoltura ma i
metodi che oggi si utilizzano.
Allora mi chiedo: perche' questa crociata contro l'allevamento e non contro
le coltivazioni?
E' una immane stronzata il voler dismettere il chimico a favore
del biologico per come e' strutturata l'agricoltura oggi. Il problema e'
riportare l'agricoltura a misura del singolo. Non si puo' prendere un
campo di mais di 10 ettari e pretendere di coltivarlo in modo biologico!
Solo che questo discorso l'ho sentito in bocca di pochi e per me e'
inscindibile dal discorso dell'allevamento.
> Esattamente come l'impressione che produce in alcuni
> l'idea dell'aborto. In entrambi i casi abbiamo una ripugnanza per questo
> agire su ciò che é vivo quasi fosse una cosa, e di farlo nel proprio
> interesse. La questione non la si può liquidare facilmente, solo perché la
> nostra individuale sensibilità accetta ciò che questi altri non riescono
> proprio ad accettare.
> Per me, ponendosi dal punto di vista della libertà totale, la questione é
> semplice: ciascuno fa quel che gli aggrada, io per conto mio non sono per
> principio contrario a nulla, neppure al cannibalismo. E delle varie
> porcherie che si fanno oggi, lavorare, pagare e farsi pagare, ottemperare,
> etc. mi paiono cose anche peggiori che farsi di tempo in tempo un salamino
> Credo però, obiettivamente che l'abolizione mai troppo urgente di ogni
> specialista (l'allevatore, il macellatore, il chirurgo)sposterà fatalmente
> l'equilibrio, portando al centro dell'attenzione ciò che oggi appare come
> l'ipersensibilità di qualche anima bella. Se dietro ogni hamburger passerà
> l'esigenza di allevare e poi uccidere un manzo, dubito che il consumo di ca
> rne si manterrà agli attuali livelli. E che comunque i superstiti carnivori
> finirebbero per diventare diversi, facendosi diversamente carico della
> questione del rapporto con ciò che mangiano e della convivenza con altri
> viventi che, magari, ambirebbero andare liberi per i cazzi propri, e non
> convogliati verso la tavola di qualcuno
Non e' l'abolizione che cambiera' le cose ma la presa di coscenza della gente.
> per cancellarsi dalla lista, andare su https://www.inventati.org/mailman/listinfo/cerchio
Linbo
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Nelle mani dello Stato la forza si chiama
<<diritto>>, nelle mani dell'individuo si
chiama <<delitto>>.
M. Stirner
E' sempre la societa' che prepara i delitti,
e i malfattori non sono che gli strumenti
fatali che li adempiono.
M. A. Bakunin
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